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SAGGIO DI AMMONIMENTI FAMIGLIARI PER TUTTI MA PIÙ PARTICOLARMENTE PER IL POPOLO DI CAMPAGNA II. I carbonari con lor false dottrine corrompono soprat<t>utto il popolo. Guardiamoci dalle storte massime che corrono sulla bocca di tanta gente |
I carbonari con lor false dottrine corrompono soprat<t>utto il popolo. Guardiamoci dalle storte massime che corrono sulla bocca di tanta gente
Seneca, filosofo per altro pagano, confessava di se stesso che ogni qual volta fosse uscito di casa per parlare colla gente, sempre17 se ne ritornava più impudico, più avaro, più irascibile e più crudele, tant'era egli stesso convinto che dagli uomini è più facile apprendere il male che il bene. Il divotissimo nostro Kempis poi avvisa di più che si debba ognuno guardare di non parlare con molta gente [31]senza bisogno, perché se dopo ci volessimo esaminare troveremmo ancor sempre di essere caduti in qualche fallo, sia con dire che con ascoltare o pensare di poi cosa men che onesta. Or se questa è regola sì sicura che noi dobbiamo in ogni tempo osservare scrupolosamente, quanto più poi a questi nostri tristissimi tempi, nei quali persino i più ignoranti vogliono innalzar cattedra contro la religione e la vogliono far da dottore nelle cose sacre e più difficili, sebben non ricordino manco più per sogno i Comandamenti della legge di Dio. Udite se non sia ciò sì vero come ho detto. Un bravo contadino, essendo per caso capitato in un caffè, trovò che qui un gran parlatore giudicava issofatto con grande autorità delle più gravi questioni di religione. Ond'egli per un istante stette ascoltando ma poi, non potendo più soffrire quel petulante, s'alzò da sedere e disse: "Io so che un san Tommaso e un san Bonaventura come un sant'Agostino, prima di decidere quelle cause che costui qui decide con tanta lena, [32]si sarebbero prima raccomandati a Dio e avrebbero pensato assai. Né sol così, ma dopo di essersi peranco ben macerati la carne con digiuni e flagelli, essi pronunciavano ancora non senza timore di errare. Orsù, -- aggiunse il contadino al suo predicatore
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che già si faceva piccin piccino -- voi che dimostrate di saperne più che i dottori sacri di santa Chiesa, se ci volete persuadere dovrete almeno qui recitarci un per uno i dieci Comandamenti della legge di Dio ed io, se non errerete di un punto, vi darò per giunta un bel scudo d'argento". Ma quel Salomone non seppe come incominciare, e per togliersi d'impaccio saltò su a dire: "Che legge di Dio e che Comandamenti, ché a questo mondo nessuno è obbligato <a> credere od obbedire a chicchessia". "Sì eh! -- conchiuse l'altro -- Si capisce che ancor voi siete andato alla scuola di quelli che insegnano essere l'uomo e la scimmia fratelli di origine. Or mi basta così, ché altra volta invece di ascoltar voi mi fermerò con un vitello che io tengo in istalla, il quale [33]siccome è bel vispo appunto come voi, non dubito punto più che ei non sia fratel vostro caro".
Or se noi fossimo egualmente coraggiosi nel soffocar loro in gola le male parole dei libertini, questi imparerebbero con proprio agio a tacere, ma il popolo in generale è tutt'altro. Perocché egli è, come disse Cicerone, di checchessia più incostante e siffattamente tale che il sommo nostro poeta lamentava che la gente fosse appunto come le pecore matte, le quali fanno le une come vedono farsi dalle altre. Laonde lo stesso chiaro Focione, quando in pubblico consiglio venne dal popolo vivamente acclamato, ei si rivolse ai compagni suoi per dir loro: "Mi è forse uscita di bocca qualche bestialità?". E diceva così perché sapeva il popolo essere anche più corrivo a far plauso alle scempiaggini ridicole che alle più sode ed utili verità.
Ma i carbonari di questa debolezza e sventura della gente fecero loro pro e s'affrettarono a spargere tutto intorno un torrente impetuoso di gazzette[34] irreligiose, di libri scandalosi, di rappresentazioni sfacciate, e pagarono centomila di loro, maestri d'iniquità e predicanti di eresie, perché dalle quattro parti del mondo declamassero con gran forza contro i preti non che contro la religione ed i Sacramenti. Intanto, se i più zelanti cattolici stettero immobili come torre che non crolla ad ogni soffiar dei venti, i freddi cristiani ed ignoranti cominciarono a dubitare e per istruirsi corsero ai libri ed alle
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persone le quali confondono il vizio colla virtù, la verità coll'errore, e chiamano uomini grandi i bugiardi, i traditori, gli assassini e quei di peggio, mentre danno il titolo di briganti, di retrogradi, di bigotti tanto più disprezzabili ai cattolici, quanto più in verità sono pii e santi. Per tal guisa i fannulloni delle piazze, i fabbri, i facchini, gli spazzacamini e persin le femminelle, le quali non son tampoco capaci di adoperarsi il fuso e la rocca, si trovarono imbevuti di tutta la scienza del progresso liberalesco, epperò non [35]tardarono per comparire a strombazzar anch'esse fra gli altri. Che il papa non deve esser papa e re... che anche lui dovrebbe piegare... e disfarsi di tanti frati, specialmente gesuiti... e di tante monache come di tanti preti, perché... e qui un diluvio di calunnie e di menzogne che i più ingegnosi ripescarono nelle diatribe degli eretici, e son però sì rancide e spudorate come la bugia e il principe di essa che è Lucifero. Né questo è il più, ma perché i tre demoni della superbia, dell'avarizia e della lussuria entrino tutti intieri nel cuor d'ogni cristiano, proseguono coi soliti mezzi di pervertimento a sussurrare tra la gente e le persone ingannate a vicenda che l'uomo nasce libero e che ei non è obbligato ad obbedire a chicchesia su questa terra. Che bisogna aver cura del proprio buon nome e non perdonare le offese perché sarebbe viltà, e a questo mondo bisogna sempre cercare di avanzarsi e non contentarsi mai del proprio [36]stato, sibbene fugar lungi da sé gli scrupoli perché cogli scrupoli non si governa né si arricchisce. Aggiungono ancora i tristi che è stoltezza badare alle astinenze, ai digiuni, alle mortificazioni, al mangiar di magro, come a tanto confessarsi e comunicarsi ed a tante minute pratiche di pietà che rendono le persone vigliacche e son altrettante superstizioni inventate dai preti a danno degli ignoranti. Ma dove maggiormente infuriano certi liberali del giorno si è quando per avventura escano a parlare della santa purezza cristiana. Perocché allora gli animali terrestri si incoraggiano a sclamar alto che a questo mondo bisogna godere, e pazzo chi non soddisfa i propri appetiti. A che tante restrizioni, tante bigotterie, tante diligenze?... Puh!, non è forse santo anche il matrimonio?... Del resto gli uomini son di
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carne, non sono angeli e Dio che è buono non si vendica e compatisce le umane debolezze.
[37]Or non sono queste, mio caro popolo, le dottrine false ed animalesche le quali corrono sulla bocca di tanti oggidì? Non è vero che ormai non si può passar più un giorno solo senza che gli sfacciati vengano a stordirci dei loro erronei principii in ogni piazza, in ogni casa, in tutti i ridotti, come nei viaggi, nelle rappresentazioni e soprat<t>utto nei fogli liberaleschi? Ma, popolo mio, tu che tante volte porgi buon viso a codeste dottrine dei falsi profeti, che fai tu mai? Gli è dunque da cotestoro che tu devi apprendere la strada del paradiso? Ed è a questi che il Signore ha detto: "Andate e predicate il mio Evangelo al mondo universo"18, o non piuttosto non ne ha egli conferito l'autorità e l'assistenza ai suoi sacerdoti ed a questi soli? Se così non è, allora pontefice e ministri del Signore per te non conteran più per dignità veruna? Io ho sempre creduto che ognuno il qual abbia bisogno del medico debba ricorrere a lui e non altrimenti ad un ciabattino. Ma or [38]mi avveggo che ancor molti del popolo, come i sapienti del secolo, han trovato che bisogna travolgere ogni ordine sul mondo e che però anche i sacerdoti col lor pontefice infallibile non si devono ascoltar poi tanto, ma ciascuno deve saper regolarsi come meglio colla propria ragione. Se non che, quei del popolo che così la ragionate, direte ancor a me se così dunque rispettate Dio e amate la sua religione ed i suoi ministri. Che se per caso foste giunti a tal punto di sfrontatezza di replicarmi che con ciò non credete di far male alcuno, anch'io vi risponderò che neppur il cieco conosce il precipizio che gli sta dinanzi. Perocché quello di non vedere è terribile castigo del Signore adirato, il quale ha giurato nella sua collera divina di accecare coloro che ei vuol perdere eternamente. Però io son contento che seguiate pure ad approvare le massime dei liberali non che i fatti compiuti dei massonici, con sostenere che il papa se fu spogliato del suo poter temporale, lo sia [39]in buon punto. Che se tante chiese furono impoverite di lor
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rendite e spogliati tanti sacerdoti, bene sta perché è meglio provveder ai poveri. Eppure quei che così parlano e che non se ne fanno uno scrupolo di sorta dovrebbero anzi tremarne da capo a piedi. Perocché il danno che apportano altrui non è di legger peso, ma di enorme. Infatti se un empio a tutta prima mi si fa incontro con un torrente quanto vuoi impetuoso di bestemmie, io posso rispondergli: "Tratti lungi da me che tu sei indemoniato". Ma non è così se un cattolico, il qual si faccia credere persin di zelo, mi s'affacci con massime lusinghiere, perocché questi poco a poco, senza che me ne avveda, mi instillerà in cuore il veleno della corruzione e nella mente le tenebre degli errori.
Il qual fatto deplorevole, quantunque a tutti possa apparir chiaro, nondimeno piacemi confermarlo coll'autorità del santo padre nostro Pio ix, il quale scriveva a mons<ignor> Ségur appunto così: "Non sono soltanto le [40]sette empie che cospirano contro la Chiesa e contro la società, sono altresì tutti quegli uomini i quali, supponendo anche in essi la maggior buona fede e le più rette intenzioni, accarezzano le dottrine liberali disapprovate così spesso dalla Santa Sede". Ell'è questa pur troppo una verità dura ma altrettanto vera, e volesse il cielo che così intendessero l'orrendo male che fanno tutti quelli che in qualunque modo approvano le opere dei liberali e leggono i lor libri o giornali perversi, con tanta dispiacenza e proibizione del sommo pontefice altresì, il quale in ciò scorge una delle principali cause per cui la gente vada sì spaventosamente perdendo la fede. Perocché chi non è col Signore è contro di lui, per la ragione che tra Cristo e Belial non potrà mai essere accordo veruno19.
Per la qual cosa, la mia cara gente, se non volete che il Signore vi danni accecandovi, tornate solleciti al rispetto della parola di Dio e dei suoi sacerdoti e non lasciatevi d'avvantaggio[41] sedurre dagl'impostori che attendono a rendervi eternamente infelici. Imperocché è ben che sappiate ancor questo. Il popolo ebreo si lasciò accecare per tanti suoi eccessi,
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epperò giunse al punto persino di uccidere il loro Salvator divino. Così i nemici di Gesù Cristo cominciarono a sussurrare tra la gente che egli era un indemoniato, un mago, un ribelle, un profanator della festa, e che però bisognava mandarlo a morte. Or questo solo bastò perché gli ebrei gridassero in massa: "Muoia pur dunque Gesù! Muoia Gesù e si salvi Barabba!" 20, e sì dicendo condussero l'innocente a morire sul Calvario. "Morte ai cristiani! Morte ai cristiani perché malefici!", sclamaron forte altresì gl'imperatori ed i magistrati pagani. Né ci volle di più perché lo stolto di popolo, senza saperne tampoco il motivo, trascinasse al martirio ben undici milioni di eroi cristiani. "Morte ai cattolici perché superstiziosi! -- strombazzarono gli eretici omai di ogni tempo, ma più particolarmente[42] gli ultimi della riforma protestante -- Morte ai cattolici!", e ciò bastò perché tanti insensati dessero opera come cannibali a far discorrere a rivi, omai in tutte le contrade d'Europa e fuori altresì, il sangue dei veri seguaci del Redentore. "Morte ai cristiani! -- ulularono a noi più vicini i filosofanti volteriani -- Morte ai cristiani, che son nemici del progresso e dell'umanità!". E il popolaccio: "Sì, muoiano pur tutti" soggiunse, e nel dirlo pose a governare cinquecento belve furibonde vestite d'uomo, le quali massacrarono poi in pochi mesi dugentomila cattolici. "Morte ai preti, al papa, come ai re ed ai ricchi" vomitarono ancor come demoni i massonici comunisti, e la bordaglia delle nazioni si intesta tutt'ora di voler massacrare tutti quelli che non ha potuto nel decorso anno, per giugner poi anch'essi a vivere liberamente senza lavorare.
Per la qual cosa attendi ben a te stesso, il mio caro popolo, né ti immischiare altra volta coi falsi profeti, perché il Signore ha altresì giurato [43]che di tutti questi ne farà un fascio solo per gettarlo nel fuoco eterno. Dalla quale immensurabile disgrazia perché il Signore custodisca noi tutti, diamo ascolto intanto che siamo in tempo a Dio buono, il quale in
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Geremia21 ci ammonisce di vivere cioè su questa terra sempre in attenzione grande, come appunto le colombe le quali fanno il lor nido sull'apertura di una piccola buca22 per essere sempre attente a spiare ed a fuggire ad ogni ombra di pericolo. Ed altresì in tanta confusione di peccati e di peccatori noi teniamo fisso il nostro sguardo alla stella che guida sicuro, il nocchiero in gran tempesta, cioè al pontefice il quale sol ieri disse tai parole che più belle non uscirono giammai dalla bocca di creatura alcuna. Eccovele: "Se i gabinetti -- diss'egli -- hanno la loro politica, anch'io ho la mia". Ed a chi gli domandava di volerla esporre, "Volentieri" soggiunse. E sollevando al cielo il suo grande e bello sguardo sclamò: "Padre nostro che sei nei cieli, sia [44]santificato il nome tuo, venga il regno tuo, si faccia la volontà tua come in cielo così in terra"23, ed aggiunse: "Ora voi conoscete la mia politica, state certi che trionferà".
Fratelli miei, se ancor noi vogliamo trionfare dei tanti nemici che ne circondano, stiamo pur solidamente attaccati al pontefice ed agli insegnamenti santissimi di lui e stiamo parimenti con tutti i cristiani che al Vicario di G<esù> C<risto> sono soprat<t>utto devoti. Stiamo pertanto con quelli che venerano altamente così i sacerdoti come tutta la santa Chiesa. Stiamo con quelli che si confessano di frequente, che si comunicano anche più di frequente e che sono divoti della santa Messa come delle sacre funzioni. Stiamo insomma con quelli che non si vergognano di comparire veri cristiani fervorosi, caritatevoli, mortificati, modesti e ritirati. Avverrà benissimo che facendo così noi siamo scherniti dai cattivi, ma che importa? Fu schernito crocifisso anche Gesù Cristo ed i martiri tollerarono[45] anch'essi di essere smembrati a pezzi. Or quali cristiani saremmo noi, se a maggior gloria di Dio ed a salute dell'anima nostra non sappiamo tampoco sopportare una parola d'insulto che uno ci faccia? Anzi si lascino pur
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gridar e a lor posta i miserabili, che questo è il segno evidente che noi non siamo del loro numero. È il consolante indizio che quel Signore il quale ha dichiarato: "Beati quelli che soffrono persecuzioni per amor della giustizia"24 tiene anche per noi preparato l'eterno godimento del regno dei cieli. È il carissimo pegno della promessa contenuta in quelle evangeliche parole con cui Gesù Cristo attestò di voler cioè per tutta l'eternità esaltare al cospetto degli angeli e dei santi suoi tutti coloro i quali avranno glorificato lui dinanzi agli uomini della terra25. Amen.