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III.
1. [27]Tu vedi il fiorellino che spuntando cresce intorno al giglio che gli ha posto in un seme la potenza di nascere e di svolgersi. Quel fiorellino nel suo linguaggio dice: "Io amo". Il rondinino colle sue strida, l'agnelletto co' suoi gemiti gridano: "Io amo chi m'ha generato". Il bambino che si trastulla nel seno materno ed il fanciulletto che sorride presso alle ginocchia del padre sclama<no> con il linguaggio umano: "Io amo chi mi ama. Vi amo padre amante, vi amo madre diletta". Alla loro volta, il giglio che si piega verso al fiorellino, la pecorina e la rondinella che bela e piange intorno al suo nato, la madre ed il padre del fanciullo che se lo accollano [28]con indescrivibile affetto, parlano con il cuore di amanti: "Ti amo, o figlio, ti amo". Le tenerezze paterne, gli affetti pietosi del figlio, tu non li dimentichi un momento. Se un figlio s'ammala guarda al genitore, se muore l'ultimo sospiro è verso al padre. Che se il genitore per il primo vada innanzi alla tomba, il figlio di niuna cosa sa dolersi tanto come di non aver ancor amato abbastanza il padre diletto. Grande Iddio! Siete voi che nello eccesso del vostro amore espandete la dilezione quaggiù. Tutto in questo mondo predica amore. Io mi confondo nello abisso della mia miseria, rivolgo lo sguardo a voi e sospiro: "Vi amo, o Signore e Padre mio".
2. Gli infedeli che hanno ricevuto da Dio la vita sentono in cuore la voce del Signore che inculca: "Amate Iddio, amate il Creator vostro", e questi se ne vanno a lui con quella forza di affetto che a loro è possibile. I figli degli ebrei, i patriarchi, i profeti che hanno le tante volte udite [29]le lezioni di Gesù, accorrono con affetto più cordiale e sclamano: "Vi amo, o Signore e maestro nostro". Ma la distanza che è dal cielo alla terra di Canaan è immensa, e la maestà dello Infinito al confronto della pochezza d'un uomo è ancora infinita. Perciò gli ebrei molte volte in particolare sclamano: "Vi amo, o Signore", ma in universale poche
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volte; chi chiama è un solo per tutti. Il sommo sacerdote, prosteso ancor egli a terra, nel giorno più solenne dell'anno supplica: "Jehova!...", che vuol dire: "Signore altissimo!". Al suon di quella voce tutto un gran popolo, come un uomo solo, mette il suo volto contro terra e replica col cuore: "Jehova!... Signore altissimo, aiutatemi". Gli ebrei in questo momento tripudiano di gioia perché in quell'ora parlano a Dio che li ha creati, al Signore che li ha istruiti nella via del cielo. Ma più fortunati di tutti sono i cristiani che si volgono a Dio con l'affetto di figliuoli.
L'uccello pellicano quando i figlioletti sono usciti dalle uova si [30]trapassa il cuore e ne fa uscire il vivo sangue. I piccoli nati s'affrettano là a succhiare e dal sangue del genitore ne ricevono vita. Il pellicano intanto si piega sovr'essi, stende le sue ali e morendo par che dica: "Così è che un padre ama i suoi". Gesù signore e padre tuo è quel pellicano pietoso. In un eccesso di amore ti fa sentire la sua voce per guidarti al cielo, in un eccesso di amore Gesù ti porge il suo sangue divino a bere e ti dice: "Così è che il Padre ama il figliuol suo". E tu come ami sì gran Padre? Tu sei obbligato <ad> amarlo più che tutti, e se lo ami daddovero tu devi fin dall'uso di ragione sclamare: "Padre, vi amo" e non cessare fino all'estremo istante della vita, quando partendo da qui volgi lo sguardo più affettuoso a Dio gridando: "Vi amo o Padre, ricevetemi fra' vostri amplessi".
3. Ma si danno figliuoli i quali sono ingrati come le vipere. Se in tempo di crudo verno trovi per via una serpe intorpidita e tu per compassione [31]la riscaldi al seno, ecco che l'ingrata ti punge colla sua lingua trisulca e ti insinua il suo veleno mortifero nelle vene. Figurati, come accade le spesse volte, un genitore che si strugge per quel figliuolo che avvia alla carriera degli studi e che con tanti stenti mantiene sui banchi di una università. Quand'ecco nel giorno solenne in cui tanti genitori esultano in vedere coronati i lor figli, figurati che quel padre là, di tutti più amante, veda il figliuol suo cacciato con obbrobrio dalla gran sala delle lauree, perché in tutto il corso scolastico non cessò di passar i giorni nei bagordi, i mesi e gli anni nei passatempi. Quella scena, ah che
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trafittura è al cuor del genitore! Ebbene, rappresentati ora Gesù tuo padre nell'Orto degli olivi, figura te stesso presente a Gesù che agonizza sulla croce. Domandagli il perché di tante pene e ti risponderà con gemiti pietosi: "Ebbi figli che ho nutriti ed esaltati, ed essi mi hanno spregiato"10. Che gli aggiungi [32]or tu?... Ah, se tu sei figliuolo sì sciagurato, nascondi il tuo volto nella confusione prima che la terra si apra in voragini ad ingoiarti. Gli antichi romani avevano per costume di castigar i figli ribelli con cucirli in un sacco insieme ad un fascio di vipere e poi gettarli nello abisso delle acque. Gli ebrei ancor adesso, dopo due mila anni, passando presso alla tomba di Assalonne, figlio ribelle, scagliano verso quella una pietra e rivolgendosi al figlio che conducono per mano avvisano che è maledetto il figlio il quale fa piangere i genitori suoi. Ma tu che più volte facesti desolare Gesù, il padre tuo, che hai tu meritato di castigo? E a te che a guisa di giudeo protervo continui <ad> insultare Gesù, qual castigo ti si conviene tuttodì?...
4. Ma se ti sfoghi verso a Dio con affetto di figliuol tenero e che ne imiti le virtù di lui, vedrai come il Signore si consolerà teco. Là sui prati di Gerusalemme Gesù innalzò già un trono di amore. Intorno [33]a quel seggio si raccolsero le turbe e allora il divin Salvatore parlò loro: "Io sono qui per salvare il mondo, è tra voi chi mi vuol aiutare a salvare gli uomini". Levaronsi allora, fra tutti, gli apostoli del Signore e questi non si staccarono poi mai da Gesù. Gli furono compagni nei sudori dei viaggi, compagni nelle fatiche di predicazione, compagni nei tormenti di morte, mentre tutti come Gesù salirono il loro Calvario e morirono di martirio. Gli apostoli furono figli diletti. Perciò in un eccesso di amore Gesù disse loro: "La terra è mia ed io la do a voi, andate e predicate il mio Evangelo a tutto il mondo... Io sarò con voi sino alla fine... Vi aiuterò a compiere miracoli ancor maggiori di quelli operati da me... e voi che siete stati fedeli nei travagli, io vi farò sedere sopra dodici troni a giudicare le dodici
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tribù d'Israello"11. Che dici or tu?... Deh, rassomiglia tu agli apostoli per ricopiare in te le virtù del tuo celeste Padre... Iddio ti [34]incontrerà con giubilo e gli apostoli ti additeranno agli angeli dicendo: "Ecco un vostro fedel compagno". Ti additeranno ai santi dicendo: "Ecco un vostro fedel fratello".
5. Gli apostoli ricopiarono sì bene in sé le virtù di Gesù perché per tempo rinunciarono alle terrene sostanze. Odi come a nome di tutti parla confidente Pietro: "Ecco che noi abbiamo lasciato tutto per seguir voi, che ci darete dunque di premio?..." 12. Proseguirono gli apostoli a sostenere per Iddio fame e sete, sudori e stenti, pericoli di terra e di mare, minaccie di uomini e assalti di fiere. In mezzo a tanti patimenti non cessarono di ripetere: "Gesù è l'onnipotente, il Signore è il Padre nostro". Finalmente si diedero a rallegrarsi altamente in quegli stessi patimenti nei quali altri cotanto si sarebbero sbigottiti. Sclamavano perciò: "Noi non ci gloriamo in altro che nella croce del Signor nostro Gesù Cristo13, nella quale è la vita, la salute e la risurrezione nostra". Procedendo con cuor [35]sì generoso, gli apostoli rallegrarono sì altamente il cuor di Gesù che ogni volta <che> essi quai figli diletti sclamavano a lui: "Padre! Padre!...", egli rispondeva nel loro cuore: "Voi mi siete figli14 e siete i diletti miei". Considera or tu che il Signore dal cielo continua verso di te questo discorso ammirabile. Su questa terra poi Gesù nel Santissimo Sacramento sclama con amor divino: "Io vi son padre e voi mi siete figli15... Io sono qui per salvar tutti... Accostatevi, o figli, perché io vi abbracci...". Che rispondesti tu fin qui a Gesù e che cosa intendi dirgli ancor di presente?... Se non sai di meglio, replica: "Padre! Padre! Padre!". Mormora questo nome amato con l'ingenuità di figlio amante e questo ti farà piacere altamente a Dio Padre.
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1. Il tuo maggior conforto quaggiù è guardare a Dio e chiamarlo: "Padre! Padre!".
2. [36]Perché Iddio è a te Padre per tre buone ragioni.
3. Sicché tu devi guardarti da fare a sì buon Padre torto veruno.
4. Ma amarlo sì bene come gli apostoli diletti.
5. Piaccia al cielo che tu, come loro, imiti le virtù del celeste Padre.