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ANDIAMO AL PADRE INVITI FAMIGLIARI A BEN RECITARE L'ORAZIONE DEL PATER NOSTER (1880) V. Che siete nei cieli |
Che siete nei cieli
1. [45]Tu che vuoi rallegrarti con il Padre tuo guarda a lui nell'altezza del suo trono. Si trovò quaggiù più di un figlio affettuoso di principe che, scorgendo il reale genitore seduto sovra un trono di gran magnificenza, poco mancò non morisse di contento. Tu che da Dio Padre vuoi impetrare molteplici grazie per te, supplica presso alla sede massima della sua abitazione. Il prodigo, quando pensò di ritornare al padre, ricordò la sontuosità e l'abbondanza della casa paterna, ricordò la generosità del genitore e questo lo indusse ad affrettarsi. Tu medesimo scorgi che quaggiù il trono massimo è quello del pontefice, epperò tu quando abbisogni di speciali favori, ti rechi [46]fin là, ti prostri a<i> piè del Vicario di Gesù Cristo e lo ossequii dicendo: "Un solo Dio ed un solo pontefice... Voi siete Pietro, il successor del principe degli apostoli". Con questi accenti di rispetto tu cominci dal guadagnare a tuo prò il cuor del pontefice. Figurati che lo stesso avvenga con Dio. Tu guardi lassù alla sede del Padre e scorgi che è altissima. Questa terra che tu abiti non è che lo sgabello dei piedi del Signore17. Ciò che sostiene intorno a sé la terra è il sole. Quest'astro è grandissimo, perché è quaranta milioni di volte più voluminoso dell'orbe terracqueo. È astro che è lontan lontano da qui, perché un uomo per ascendere fin là dovrebbe correre dieci miglia di strada in ogni ora e per dodici ore del dì e intanto impiegarvi almeno cencinquant'anni di tempo. Più, intorno al sole stanno migliaia di stelle. Figurati che ad occhio nudo quattordicimila ne numera l'astronomo perito, e quando questi arma lo sguardo con [47]la forza de' suoi strumenti ottici, ne novera altrettante. Pensa ora che ogni stella è lontanissima dalla terra. Tu scorgi che velocissimo è il fulgore del lampo. Lo splendor delle stelle corre con eguale prestezza,
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eppure per giungere sino a questa terra la luce delle stelle più lontane, dette nebulose, confessa il perito Herschel che impiega i cento, i dugento e perfino mille anni di tempo. Gli astri e gli spazii descritti sono nel cielo che si scorge da quaggiù. Ma oltre gli spazi del cielo sono gli spazii dei cieli de' cieli, e più là negli spazii infiniti è il trono del tuo celeste Padre. Gli astronomi quando con occhio umano guardano alla vastità de' cieli se ne stanno attoniti. Tu che con lo sguardo della fede miri più alto nello spazio del paradiso, ti pare che debba restare a mo' di sbalordito? Volgendo lo sguardo al cielo impara a rallegrarti altamente con il tuo celeste Padre ed a domandargli per tuo pro grazie insigni.
2. [48]Molto più che Iddio Padre non è a guisa di un genitore terreno. Un padre quaggiù sebben ricco deve tuttavia limitarsi in regalare i suoi. Un padre poi che è circondato da molti figli è obbligato <a> dividere in più parti le sue sostanze per dare a ciascun figlio quel che può. Iddio Padre invece è ricco come un mare, che quante acque riceve tante ne sparge alla terra e non diminuisce mai. Iddio Padre premia te dei servigi che gli presti e ti guarda con amorevolezza, come se non avesse che a pensare a te solo. In ciò rassomiglia al sole, il quale sta nel mezzo del cielo e intanto manda la sua luce e il suo calore tanto al monte che al piano, allo scoglio come al mare e guarda a tutti e nello stesso tempo rivolge i suoi raggi a te come se non avesse che provvedere a te solo. Perciò come in ogni angolo di terra il sole illumina, così devi ricordare che in ogni parte di mondo il Signore dall'alto ti scorge per soccorrerti. Il soccorso poi che Dio ti darà è proporzionato [49]alla fede con cui tu lo preghi, sicché se tu porgi suppliche umili e fervide subito inchini il cielo perché ti si mostri nel suo splendore, subito ottieni che Dio Padre si affretti in tuo aiuto.
3. Non scorgi come l'Altissimo già ti circonda con la virtù della sua grazia?... Un padre sebben lontano sostiene il figlio, perché pensa a lui e gli spedisce i mezzi per vivere. Così il padre comune dei fedeli, il sommo pontefice, risiede in Roma, ma benché sia là pure egli è presente a tutti i figli sparsi sulla faccia della terra, perché tutti li assiste e li dirige con cuore
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paterno, con la parola di maestro infallibile. Nel tuo capo si dice che risiede l'anima, eppure essa è presente a tutte le membra del corpo, perché in ogni parte di esso estende la virtù sua che è la forza della vita. La città santa del Signore è il paradiso, il trono di gloria in cielo è l'abitazione del Padre tuo. Pure egli è presente a te perché ti circonda, ti vede da alto, scopre ancora [50]i pensieri più segreti che sono entro te, e così prova in tutto che il tuo Padre amante è infinito, il quale con il linguaggio di amore infinito grida: "La mia gioia è di stare coi figli degli uomini"18. Ah, quale adorazione devi tu prestar in ogni luogo a Dio! Impara a dir sempre: "Il Signore mi vede" ed a regolarti in ogni atto e parola tua come se ancor tu con gli occhi tuoi scorgessi l'Altissimo.
4. Luigi Gonzaga sempre ebbe il buon affetto di guardare a Dio Padre. Quando i medici consigliavano a stare alquanto in riposo, Luigi non si poteva contenere. Figurati a<i> piè di un soglio maestoso il figlio del principe. Il re già volge sorrisi di amorevolezza ed il bambinello intanto volge a lui le sue braccioline, s'aderge sulla sua personcina, chiama col gesto, sospira colla voce e poi esce in un pianto di desiderio finché il real genitore discende in persona e si stringe al seno il fanciulletto e lo fa sedere accanto a sé, con gran [51]tripudio suo e del figlio e con ammirazione di tutti gli astanti. Luigi imitò dunque quel caro fanciulletto, finché il Signore discese e lo condusse presso a sé. Maddalena che si trovava in Firenze vide in ispirito, nella città di Roma, l'anima di Luigi che sciolta dal corpo volava in alto. Sclamò allora: "Oh, che gloria gode Luigi figliuol d'Ignazio! Io non credeva che tanta gloria fosse in cielo quanta ne vedo godere da Luigi figliuol di Ignazio". Rifletti ora fra te stesso: la gloria che toccò a Luigi è quella stessa che deve toccare un giorno a te. Se vuoi che presto ti sia concessa, affrettala coi sospiri. Sclama con cuor di figlio amante: "Padre nostro che sei nei cieli" ed il Signore dal suo trono di beatitudine ti chiamerà a sé più presto che tu creda.
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1. Per amare Iddio Padre e confidare in lui, il mezzo è guardare al cielo, trono dello Altissimo.
2. [52]E intanto ricordare che il Signore guarda quaggiù, e a te, come se non avesse che te e la casa tua alla quale provvedere.
3. Il Signore è nel cielo ed insieme è presente a te come il sole che stando nel firmamento pure ti circonda in ogni parte.
4. Sicché tu per giungere al paradiso non hai che a guardare là e intanto sospirare con affetto tenerissimo: "Padre nostro che siete nei cieli".