Luigi Guanella: Opere edite e inedite
Luigi Guanella
Andiamo al Padre…
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ANDIAMO AL PADRE INVITI FAMIGLIARI A BEN RECITARE L'ORAZIONE DEL PATER NOSTER (1880)

XIII. Ma liberateci dal male. Così sia

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XIII.

Ma liberateci dal male. Così sia

  1. [122]Rappresentati dinnanzi agli occhi il monte Tabor scosceso a salirsi, pericoloso per le molte insidie di ladroni e di belve che dentro le macchie si nascondono, pericoloso per gli stessi sentieri che, passando sopra ciglioni, guardano nei burroni sottoposti. L'ascendere su per il monte è viaggio scabroso, ma al vertice di esso è la corona della santità, sul colmo del vertice è la gloria di Gesù che trasfigurato emette raggi di luce celeste. Lo splendore della trasfigurazione è la beatitudine degli apostoli, i quali in estasi di contento sclamano: "Che bella cosa per noi ad esser qui42!... Non vorremmo partircene mai più". Intanto molti salgono il [123]monte, ma chi giunge sicuro a toccar il vertice beato sono soli i discepoli Pietro, Giacomo e Giovanni, ossia quelli che in ascendere seguono le pedate del divin Salvatore e che si raccomandano alla forza del suo braccio divino. Tutti gli altri s'affaticano indarno e con danno gravissimo di sé, perché a mezzo il cammino cadono vittima di una

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tigre sanguinaria ovvero di un selvaggio barbaro. Che devi perciò fare tu? Tu nello incominciare questo viaggio raccomandati a Gesù Cristo, tienti unito a lui in ascendere e intanto supplicalo di cuore: "Liberateci dal male, guardate me in particolare e con me tutti i fratelli miei, che nessuno rimanga vittima in un agguato fatale".

  2. Fa così e ti assicuro che giungerai salvo. Intanto non risparmia<re> fatica per ascendere con prestezza. Non domandare a Dio che ti liberi da tutti quegli stenti che sono comuni a tutti nel viaggio di questa vita. Gli incomodi di fame e di sete, [124]i rigori di freddo, la noia del caldo, certe indisposizioni di animo come sono le malinconie e le noie, certe indisposizioni stesse di corpo come sono le molteplici malattie che affliggono, sono disgusti che provano tutti i pellegrini nel cammino. Non ricordi come Gesù Cristo medesimo per darti esempio di pazienza tollerò in sé sì gran copia di tormenti che il profeta, mille anni prima vedendo in ispirito, lo scorse uomo dei tormenti, pieno di infermità43?... Or, quanto a te, puoi benissimo pregare che il Padre celeste te ne sollevi. Se i tormenti poi sono più gravi e universali, di contagio, di guerra, di tremuoti, di innondazioni o di siccità, allora in supplicare potrai altresì unirti alla Chiesa sposa di Gesù, ché dessa, accompagnandoti con affetto di madre, ti otterrà più facilmente quello che tu solo più a stento potresti avere. Però alla volta medesima che tu preghi, devi dire a Dio: "Esauditemi, se prevedete che con ottenere n'abbia il meglio l'anima [125]mia. In caso contrario accrescete quanto vi aggrada le afflizioni e in queste datemi poi forza e pazienza, ché il vostro aiuto fa per tutto". Come tu scorgi adunque, il male da cui devi supplicar in modo assoluto d'esser liberato è un solo e questo è il peccato. Giovanni Crisostomo, vescovo santissimo a Costantinopoli, era odiato fieramente dall'imperatrice Eudossia, la quale44 per sfogar la sua rabbia condannollo dapprima alla

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carcere, poi allo esiglio e da ultimo lo minacciò di morte. Ma Giovanni rispondeva: "Non temo la carcere, non temo l'esiglio, nemmeno temo la morte, ma sopramodo mi spaventa quello che voi voleste io faccia; ah!, io temo il peccato che mi fa nemico di Dio, temo il peccato che mi fa reo di morte e meritevole dello inferno". Eccoti dunque il gran male quaggiù. La sciagura pessima è il peccato e per esser salvo da ciò non è troppo che tu ad ogni ora gema dicendo: "Liberateci dal male".

  3. Statti dunque tranquillo che Dio [126]ti salverà. Tu sei venuto fin qui dicendo al Padre celeste: "Godo che siate nell'alto dei cieli, godo che tutti vi applaudano; ah!, sì tutti vi obbediscano in terra come vi adorano gli angeli nel cielo. Intanto a noi meschini date un pane per vivere e guardateci dai pericoli". Mentre tu discorri così, ecco che un leone di superbia ti assale di fronte, e da fianco una fiera di avarizia e intorno intorno una serpe di concupiscenza che già si attortiglia intorno a te. Tu gridi subito: "Padre liberateci, liberateci subito". Fia possibile che il Signore non ti raccolga nel suo amplesso?... Un padre terreno, che è sempre cattivo al confronto del celeste, non è possibile che non accorra alle grida del figliuoletto che esclama: "Padre! Un cane rabbioso mi morde!". Il Padre celeste, che è infinitamente più pietoso, stenderà la sua destra e con un cenno farà inabissare gli avversari tuoi.

  4. Dirai che tu in recitare il Pater ben intendi di dar gloria a Dio e di [127]pregarlo per ogni tuo bisogno, ma che ancor diffidi perché ben non sei atto a intendere ed a ritenere quello che in sé significa ogni parola ed ogni senso di ciascuna domanda. Dirai che molto meno intendi quando reciti la tua orazione nel linguaggio latino, che non è la lingua parlata nel tuo paese. Or io so dirti che stia pur tranquillo. Figurati che stasera, giungendo alla tua città il pontefice sommo, tutti gli escano incontro per riceverlo in trionfo. Intanto i personaggi più illustri per dignità gli rivolgono saluti con parole di senso e di lingua che tu non giungi ad intendere. Se non che, terminate le espressioni di gioia e di ossequio di quelli, tu medesimo godi di alzare la destra e di dare più prove di esultanza. Allora il pontefice solleva ambo le mani e con il suo cuore

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paterno benedice a tutti e a te pure in particolare. Tu sai che recitando l'Orazione domenicale porgi allo Eterno la supplica dettata dallo stesso suo Unigenito incarnato, Gesù Cristo. Lo sai che [128]umiliando tale domanda allo Altissimo, a te si uniscono in ispirito tutti i fedeli del mondo, ossia la Chiesa del divin Salvatore. Che dubiti tu ancora?... Prega pure con santo affetto: "Padre nostro" ed anche: "Pater noster", che il Padre celeste ti benedirà. Anzi se supplichi con dire: "Pater noster" a vece di "Padre nostro", renderai gloria maggiore allo Altissimo mentre gli porgi domanda nel linguaggio che è sacro nella Chiesa sposa di Gesù Cristo.

  5. Perciò, presentata la supplica tua allo Altissimo, rimane che con effusion maggiore di affetto conchiuda: "Amen! Amen!". Questa voce è parola sacra che si usa in tutti i linguaggi del mondo. È voce che fu tolta dal discorso della Gerusalemme terrestre ed è voce che risuona perpetuamente altresì nella Gerusalemme celeste. La voce Amen ha più sensi e vale come dire: Così sia, Come Dio vuole, Lode al Signore. Il divin Salvatore quando con gli apostoli recitava l'orazion del Pater conchiudeva col dire: [129]"Amen!". In conchiudere così quella sua orazione divina, Gesù offeriva se stesso al Padre come poco di poi sé immolò sulla mensa della santissima Eucaristia e sull'altare della croce. Dietro l'esempio del divin Salvatore, i cristiani in ogni avversità e sovrat<t>utto nelle agonie di morte impararono a dire: "Amen!" ed a rassegnarsi in tutto al divin volere. San Cipriano quando fu condannato alla carcere rispose: "Amen!", quando fu sentenziato alla morte aggiunse: "Amen!". E quando denudava il collo per offerir il capo al taglio di spada del carnefice, disse per l'ultima volta: "Amen! Amen!". Dopo breve istante lo spirito del vescovo martire saliva in alto e si univa al coro dei santi e degli angeli per cantare: "Amen! Amen!" nella gloria del paradiso. Or da lassù il divin Salvatore prega per te, per te supplicano i santi ed i martiri. Beato te se a loro imitazione saprai tu medesimo ripetere in vita ed in morte: "Amen! Amen!". Questa voce benedetta basterà essa sola a trasportar [130]l'anima tua da questo luogo di tribulazione alla requie della beatitudine celeste.

 

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Riflessi

  1. Per ascendere il monte della trasfigurazione, che è quello della santità in terra e della gloria in cielo, tu devi appoggiarti alla destra di Gesù.

  2. Intanto devi pregarlo a scamparti dal peccato, che è la sciagura pessima quaggiù.

  3. Se vieni supplicando con fiducia sarai certamente esaudito.

  4. Sarai ascoltato benché tu parte a parte non intenda i sensi delle molteplici domande fatte.

  5. Appo Dio sol che tu dica: "Amen!" di cuore e che in dirlo ti offerisca allo Altissimo, ciò basta a farti salvo.





p. 159
42     Mt 17, 4.



p. 160
43     Is 53, 3.



44     Originale: fieramente dallo imperatore Valente, il quale; cfr. ed. 1927, p. 115.



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