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VIII.
Beati i pacifici, perché saranno chiamati figli di Dio.
1. [60]Se io ti domando: "Stai bene?", tu mi rispondi: "Sì, perché godo tranquillità d'animo". Se domando: "Come sta la famiglia tua?", tu ancor mi soggiungi che bene, perché fra i membri della stessa è pace e concordia. Così piaccia a Dio che, interrogandoti intorno al tuo paese, tu mi possa ripetere che le cose vanno bene, perché i superiori comandano con rettitudine, perché i sudditi obbediscono con docilità, sicché il ben comune procede con ordine. Quest'è l'immagine della pace. In te come si trova questa benedizione celeste? Godi tranquillità nell'animo tuo? Hai dominate le passioni? E la ragione, che come regina deve comandare ai sensi ed agli appetiti inferiori, è poi dominatrice reale? [61]Se in te bollono28 le passioni quasi fiamme di un Mongibello, non è possibile ch'abbia pace, perché non est pax impiis29. La pace è per chi ama la legge del Signore. Se tu ami assai il voler di Dio, non è dubbio che non goda parimenti alta pace.
2. E se hai la pace con Dio, tu sei beato. Il mondo fu rallegrato quando, dopo quattromila anni di aspettazione, udì
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dalla capanna di Betlemme il coro degli angeli che additando Gesù salvatore cantavano: "Gloria a Dio nel più alto de' cieli e pace in terra agli uomini di buona volontà"30. Gesù Cristo, quando volle comparire dominatore supremo, si presentò agli uomini dicendo: "Ecco il Re pacifico"31. Quando in un eccesso di amore volle dare agli apostoli ed ai discepoli un saluto di immenso affetto, li incontrava dicendo: "La pace sia con voi"32. Quest'è il più caro augurio che un padre rivolge ai figli suoi. Figurati che in cielo Gesù volga a te uno sguardo d'amor divino e che mostrandoti ai santi ed agli angeli dica: "Ecco un figliuol diletto". Ti pare che tu [62]in udire ti rallegreresti intimamente? Ma non tel promise già qui il divin Salvatore e Padre tuo che i pacifici saranno segnati a dito per essere chiamati figli di Dio?
3. Intanto quale consolazione per te! In qualunque avversità pubblica o privata, tu volgi l'occhio in alto e replichi fidente: "So che il Signore e Padre mio è l'onnipotente ed egli saprà difendermi". A questi tuoi tempi, chi più tribolato che la persona dell'angelico Pio? Egli caricato del peso di tutta la Cristianità eppure ingiuriato tanto, e tante volte a somiglianza del divin Salvatore cercato a morte. Pure in mezzo a questo mare ruggente di contraddizione, il cuore di Pio dimorava nella regione della tranquillità. La sua memoria ripassava i prodigi operati da Dio ancora a suo pro e la mente del gran pontefice volgeva lo sguardo verso l'orizzonte sereno del cielo, dal quale prendeva lume per dirigere con sicurezza la nave di Pietro. A chi lo compativa nelle sue pene rispondeva: "È possibile che perisca la nave di Pietro?". [63]Altra volta volgeva l'occhio all'immagine del crocefisso Signore e diceva: "Ecco la mia fortezza". Dopo ciò continuava: "Se i governanti hanno la loro politica, anch'io ho la mia", ed elevando in alto la sua maestosa fronte soggiungeva: "Padre nostro, che sei ne' cieli"33 e conchiudeva: "State certi che con questa politica io
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trionferò". "Io fui giovine -- diceva già Davide -- ed ora sono vecchio; più cose vidi nel mondo, ma non mai osservai che sia stato confuso uno che confidò nel Signore"34. Se tu vuoi misurare il grado di questa pace e quindi della beatitudine che ne consegue, domandalo ai confessori intrepidi che con petto di bronzo affrontano i pericoli, domandalo agli stessi martiri di Gesù Cristo che nel giorno del loro martirio si vestono a festa come in solennità di nozze e che intanto cantano: "I tormenti per noi sono un guadagno, la morte è un trionfo!" 35. Poi piaccia al cielo che interrogando il tuo medesimo cuore, egli ti risponda che si gode alta felicità perché ha soggiogate le passioni nemiche e che omai si è congiunto vittorioso a Dio.
4. [64]Per tale guisa il cristiano non solo acquista felicità per sé, ma ne procaccia altresì abbondante agli altri. Chi ha in sé una fonte di beatitudine non la può contenere, ma la espande e in ciò fare raddoppia il contento suo. Valgati in ciò l'esempio di una vedovella romana, Maria Taigi. Correvano nella prima metà di questo secolo giorni torbidi, nei quali le inimicizie si rendevano sanguinose tra fratelli, i delitti moltiplicavano e il braccio dell'Onnipotente già stava armato per scagliar suoi fulmini di castigo sopra alla intiera nazione italiana. Quando la vedova Taigi, che per conservare la pace con sé, l'ordine nella sua famiglia, era diventata come una viva immagine di dolore, si presentò a Dio e disse con Abramo: "Deh, volgete l'occhio pietoso ai giusti che ancor vi pregano". Supplicò poi come Mosè dicendo: "Perdonate, o Signore, o cancellate me pure dal numero dei viventi"36. Non poté Iddio non esaudire il fervore di quella preghiera, epperò volgendo il discorso alla divota supplicante soggiunse: "Per te [65]perdono, o figlia. Perdono gravi castighi a Roma, più gravi punizioni a tutto il paese italiano". Che osservi tu qui? Pensa che come Giuseppe, quand'ebbe
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salvato tutto l'Egitto dalla carestia di sette anni, tutto il popolo dei salvati e la turba stessa de' suoi fratelli vennero a festeggiarlo e dirgli: "Voi ci avete liberati dal tormento della fame", così un giorno il popolo di quelli che per tuo mezzo saranno salvi, ed in particolare la eletta dei fratelli nella tua casa, passando innanzi a te si rallegreranno con dire: "Per te siamo liberati dal tormento dello inferno, sia tu per sempre benedetto". Allora la gioia di quelli si farà godimento tuo e tu, con essere non sol pacifico per te ma pacificatore a pro di altri, intenderai quanto torni giovevole aver esercitata sì buon'opera.
5. Tu sei pervenuto ad essere con Gesù pacifico per te, pacificatore per altri, e così sei entrato tu medesimo a partecipare alla grande impresa della salute degli uomini. Ricorda anche qui i gradi per cui sei asceso sì alto. Hai [66]detto: "Voglio per amor di Dio sbrigarmi delle terrene ricchezze, voglio regolare lo stesso cuor mio con esser mite, e con piangere voglio lavar l'anima. Con amar il bene vo' acquistar lena per salire e con nettar il cuore desidero poter giungere fino a Dio". Ed ora che sei al cospetto dello Altissimo tu godi quella pace intima che gode il figlio quando è nelle braccia paterne. Che ti rimane adunque? Resta solo che tu ascenda ad un grado di santità che è il più perfetto, epperò è l'ultima misura sì di perfezione che di felicità. Il grado che ti rimane a compiere è quello di soffrire ancor molte persecuzioni, affine di rassomigliare a Gesù Cristo, Padre e Signor tuo.
1. La pace è il miglior bene della casa dell'anima tua.
2. Il Figliuol di Dio scese dal cielo in terra a portarti sì gran bene.
3. Con il bene della pace il tuo cuore [67]acquista piena contentezza e riparo sicuro.
4. Che se tu oltre essere pacifico con te sei pacificatore a favore di altri, la tua perfezione e con essa il tuo contento si fa maggiore.
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5. Sicché, scorgendoti pervenuto per grado a questa misura copiosa di beatitudine, or non ti rimane che di guardare a Gesù ed a te per rassomigliargli nella sofferenza di molte tribolazioni.