Luigi Guanella: Opere edite e inedite
Luigi Guanella
L'angelo del santuario
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L'ANGELO DEL SANTUARIO

VI. Arca del Nuovo Testamento

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VI.

Arca del Nuovo Testamento

  Nel Testamento Vecchio era l'arca santa. Questa era per gli ebrei l'altare dell'Altissimo, era per Mosè e per Aronne la casa di Dio nella quale il Signore chiaramente faceva intendere il voler [13]suo. L'arca era santa. Solo sacerdoti potevano guardarvi entro. Conteneva un tesoro santissimo di libri che il Signore, a mezzo di Mosè, aveva scritto a mo' di lettere che un padrone benevolo manda ai servi suoi.

  Più lieti che il popolo degli ebrei siamo noi gente del popolo cristiano. I libri del Nuovo Testamento il Signore non solo come padrone, ma come padre li consegna ancora alle mani del semplice fedele! In porgerli gli raccomanda: "Ricevi questo volume e delle massime in esso additate tu formane cibo alla mente, alimento al cuore, e come il pane che assapori, esso si converta in carne del tuo corpo, in sangue delle tue vene". Noi riceviamo con alto rispetto il volume dei santi Evangeli. Li

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baciamo come le lettere carissime che ci invia dal cielo Gesù salvator nostro. Si trova tra i fedeli de' fervorosi che piangono di tenerezza in legger la parola [14]divina. Si trova chi ne porta al collo come reliquia preziosa una pagina santa. Ed havvi di quelli che ponendo la destra al cuore esclamano: "Perisca la vita che palpita entro qui, ma non si sfregi da veruno la parola del Signore che si contiene nei Libri santi".

  Il fedele che serve al santo altare si abbraccia al messale che contiene le lodi, le ammonizioni, le minaccie stesse dell'Altissimo. Quel volume santo ci giudicherà un giorno. In portarlo, poniamolo ritto presso al petto come dinnanzi ad un santuario. Stringiamolo al cuore come un bene sommo. Non vi adagiamo sopra cosa veruna, ma portandolo in atto di uomini angelici che si offrono a compiere come spiriti celesti il divin volere, adagiamo il messale all'altare del Signore. Disponiamoci poi ad ascoltare dal labbro sacerdotale i discorsi in esso contenuti e udendo dirigiamo con più vivo affetto a Dio i sensi del cuor nostro.


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