Luigi Guanella: Opere edite e inedite
Luigi Guanella
L'angelo del santuario
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L'ANGELO DEL SANTUARIO

VII. Lezione di rito sacro

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VII.

Lezione di rito sacro

  [15]Nella santa Messa il cristiano in ispirito si avvia su per il monte Calvario e assiste alle agonie, alla morte di Gesù Cristo e poi alla gloriosa sua risurrezione.

  San Francesco di Sales vi porge queste utili meditazioni. Raffiguratevi Gesù agonizzante nell'orto al Confiteor, al trasporto del messale Gesù trascinato da tribunale a tribunale, all'offertorio Gesù flagellato e coronato di spine, al prefazio ed al Sanctus Gesù che gridato a morte dal popolo sale il monte, annunziato dal cupo suon di tromba. All'elevazione del Corpo e del Sangue di Gesù, è lo stesso divin Salvatore elevato in croce. Alle orazioni che seguono è Gesù che prega pe' suoi crocifissori, che ci assegna Maria per nostra madre, [16]che

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muore in croce pei nostri peccati. Alla Comunione è Gesù sepolto. Alle orazioni che seguono Gesù risorse da morte, alla benedizione sale al cielo e di prega per noi e ci aspetta nel regno suo. Ecco il cammino della vita nostra. Ecco considerazioni altissime per tutto il corso del viver nostro.

  Ma da Dio abbiamo non solo mente e cuore. Da lui abbiamo anche il corpo. Con il corpo stesso noi dobbiamo dar lode a Dio. Con le movenze del corpo noi esterniamo ai superiori od amici nostri gli affetti del nostro cuore. Con le stesse movenze noi porgiamo ossequio di adorazione all'Altissimo.

  Facciamo un passo addietro nella sagrestia e riassumiamo per intiero il cammino sacro.

  1. Nella sagrestia l'inserviente si pone a sinistra del celebrante, prende con le due mani l'amitto e lo porge avanzando la destra, in modo che il sacerdote facilmente ne baci la croce [17]nel mezzo. Gli indossa poi il camice e tiene sollevata prima la destra e poi la sinistra manica. Gli porge il cingolo e bada che il camice si elevi alquanto da terra ed egualmente in giro. Gli presenta a baciare il manipolo e lo lega al braccio sinistro, poi la stola che gli rasenta al collo. Infine ripone la pianeta distesa in atto di poterla comodamente vestire.

  2. Prende il messale con ambo le mani, lo adagia al braccio destro con l'apertura verso il sinistro e lo porta adagiato al petto. Inchina profondamente alla croce, porge l'acqua benedetta con la destra e si incammina passo a passo. Se gli convien passare avanti l'altare in cui è il Santissimo Sacramento, genuflette fino a terra. Se vi è esposto il Santissimo Sacramento piega ambedue le ginocchia.

  3. Pervenuto all'altare, si ponga addietro del sacerdote; genuflette semplicemente, se è l'augusto Sacramento. Se non, fa inchino profondo alla croce. Riceve [18]la berretta dal celebrante con la destra e la passa poi al dito mignolo della sinistra, ed intanto sale l'altare e ripone il messale chiuso col labbro verso al calice. Discende, genuflette, si inginocchia al piano e incrocia le mani giungendole verso al petto.

  4. Incomincia la santa Messa. L'inserviente fa il segno di croce con il sacerdote adoperando la destra, ed intanto che in segnarsi o in far checchessia muove la destra, appoggia la sinistra - 236 -sempre distesa presso al petto. Risponde con voce chiara e modulata al grado di voce del sacerdote. Al Gloria fa inchino semplice, all'Adiutorium segnasi. Al Confiteor fa inchino profondo e dicendo: "Mea culpa" tre volte, tre volte si batte leggermente il petto e sta chino fino al versetto Indulgentiam; al Deus tu conversus piegasi alquanto verso il sacerdote e intanto disponesi <a> sollevar il camice affinché salendo non intoppi.

  5. [19]Fa inchino semplice nel Gloria alle voci "Adoramus" ed alle altre e sentendo invocarsi dal celebrante i nomi di Gesù e di Maria, ovvero del santo di cui si fa festa o dei santi di cui si fa commemorazione.

  6. In certe ricorrenze il celebrante, durante le lezioni dell'Epistola e dopo di esse, genuflette. Genufletta in piano anche il serviente volgendo il capo verso alla croce. Quando il sacerdote dica: "Flectamus genua" l'inserviente risponde: "Levate".

  7. Fa poi genuflessione nel mezzo e ripassando per il posto suo sale, leva con due mani il messale, discende in piano, genuflette col lettorino e poi lo riporta al lato dell'Evangelo. A suo tempo risponde: "Gloria tibi Domine", e subito segnasi in fronte, sulle labbra, sul cuore per dir <che> vuol seguire la fede di Gesù senza rossore, che ne vuol parlare con forza, che la vuol credere con vivo affetto. Intanto chinasi alla voce, e discendendo genuflette nel [20]mezzo e sta al fianco dell'Epistola e risponde in fine: "Laus tibi Christe".

  8. Al Credo, chinasi profondamente all'Incarnatus. Dopo il Simbolo e cominciatosi dal sacerdote <a> dire: "Oremus", egli genuflette nel mezzo, si reca alla credenza, tiene la sottocoppa e affranca con le dite le ampolline alla base, le porta alquanto discoste dal petto, genuflette dal fianco dell'Epistola e sale a riporle all'altare6, dispone il tovagliolo, e si ritira poi d'un palmo e attende colle mani giunte al petto.

  9. Accostatosi il sacerdote, il chierico bacia l'ampolla del vino e la porge. Riceve questa e intanto colla sinistra bacia l'ampolla dell'acqua e la porge egualmente.

 

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  10. Intanto pone a suo luogo l'ampolla del vino e leva il sottocoppa e lo adagia alla sinistra. Con il dito mignolo della destra tiene il tovagliolo e con l'altre dita l'ampolla dell'acqua che poi versa al lavabo e raccoglie nel sottocoppa [21]e riversa a suo luogo, per riporre la sottocoppa alla credenza e le due ampolle unite.

  11. Dopo ciò ritorna al mezzo, genuflette e si inginocchia al primo gradino sul fianco dell'Epistola. Risponde a suo tempo: "Suscipiat etc." e poi le risposte del prefazio chinando leggermente al Gratias agamus. Suona il Sanctus con tre tratti di campanello e con legger scuotimento nel fine del terzo tratto. Si omette di suonare nella Messa privata quando in chiesa si fa altra funzione pubblica.

  12. Poco prima della consacrazione genuflette in piano, e sale e solleva leggermente la pianeta, ed elevandosi l'ostia santa suona con tre tocchi di campanello e poi piegasi profondamente. Fa altrettanto all'elevazione del calice. In fine scuote leggermente il campanello. Ritorna al piano nel mezzo, genuflette e si mette a luogo suo. Al Nobis quoque peccatoribus si batte [22]leggermente una volta colla destra il petto. Così all'Agnus Dei ed alla Comunione.

  13. Se è da farsi la santa Comunione ai fedeli, il chierico recita il Confiteor quando il sacerdote ha assunto il preziosissimo Sangue.

  14. In quella che il sacerdote raccoglie i frammenti dal corporale, il chierico solleva il campanello senza farlo suonare, genuflette nel mezzo e lo riporta a suo luogo. Riprende le ampolline, quella del vino nella destra e l'altra nella sinistra, genuflette e sale l'altare. Fa inchino alla croce e poi al sacerdote e versa da una il vino della purificazione e poi dall'una e dall'altra il vino e l'acqua della abluzione. Ripone le ampolle e viene al piano nel mezzo, passando dal fianco dell'Epistola. Si pone poi genuflesso al gradino ultimo nel lato del Vangelo e risponde di costume.

  15. Dette le ultime orazioni, se il sacerdote lascia aperto il messale, il chierico [23]lo trasporta all'altro lato e poi si dispone a ricevere in piano la benedizione profondamente chinato.

 

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  16. Al Vangelo ultimo risponde: "Deo gratias", e poi sale a riprendere il messale, riprende la berretta alla credenza e la porge vicino e ritorna alla sagrestia volgendosi al sacerdote e precedendolo di poi.

  17. Pervenuto alla sagrestia si trae addietro due passi, lascia passar il sacerdote, si inchina con lui alla croce. Ripassa alla sinistra e l'aiuta a svestirsi, e per ultimo gli fa semplice inchino.

  La lezione è compiuta. La ritenga bene e la pratichi il cristiano che serve all'altare. Accompagnino tutti i fedeli con viva fede. Il piccolo ministro che in bianca cotta ha accompagnato il sacerdote ne goda in cuor suo, perché egli quasi angelo terrestre ha servito ai santi altari dinnanzi a Gesù, come gli angeli servono all'Altissimo nel trono del paradiso.

  Tutti ne godano. Quando alla maestà [24]del Padre celeste si è posto l'onor dovutogli, può viver lieto il figlio del popolo cristiano. Un cristiano che divotamente assiste alla santa Messa non perderà il bene dell'anima propria. Un cristiano che frequentemente ancor nei giorni feriali ascolta la santa Messa è moralmente impossibile che commetta un peccato mortale, o incorrendovi subito si dorrà.

  Carissima è la lezione che vi ho posta. Ci accompagni7 tutti divotamente sino al termine della vita.





p. 236
6       Originale: risposte; cfr. ed. 1933, p. 32. Nell'ed. 1883, p. 24: «riposte».



p. 238
7       Originale: accompagnino.



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