Luigi Guanella: Opere edite e inedite
Luigi Guanella
O Padre! O Madre! (II corso)
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O PADRE! O MADRE! SECONDO CORSO DI FERVORINI NELLE FESTE DEL SIGNORE E DELLA BEATA VERGINE (1884)

<FESTE DEL SIGNORE>

Nella festa dell'Epifania Un augurio felice

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Nella festa dell'Epifania

Un augurio felice

  1. [52]Sogliono gli uomini <in> questi giorni mandarsi auguri reciproci, scambiarsi visite di buon augurio e dirsi non so bene quanti discorsi di felicitazioni. Io vi porgo gli auguri miei parimenti, ma io lo faccio con semplicità. Ho una parola solo a dirvi; avanti esporvela, volgiamo almeno uno sguardo alla festività di questo giorno.

  Il Signore in un eccesso di amore disse: "Sia fatta la luce" e la luce fu. In un eccesso di amore creò l'uomo. In un eccesso di amore lo redense. Eccolo Gesù infante anc ed il terzo recava il tipo del nero africano. Rappresentavano le tre razze del genere umano.

  [53]Continua <a> raccontare la tradizione pia che i personaggi nostri erano non solo ricchi, ma sapienti. Consideravano dunque lo splendore e la verità delle stelle, quando in mezzo al cielo scorsero una celeste visione. Era una vergine madre, uno sposo casto ed un fanciulletto nel mezzo. Non è dubbio. Un angelo appare loro e dice: "Incamminatevi che il Messia salvatore è per apparire". Allora dice il Vangelo che una stella

- 88 -con meraviglioso strascico di luce apparve e si offerse <di> accompagnarli. Allestirono dunque cammelli e dromedari; si munirono di doni a presentare in oro, in incenso, in mirra. Si fecero accompagnare da un codazzo di servi e via per sei mesi di viaggio attraverso ai deserti dell'Arabia finché giunsero in Gerusalemme. Ma qui la stella scomparve. Allora fecero capo al re Erode. Questi interrogò i sacerdoti i quali risposero: "È scritto che il Messia deve nascere in Betlemme". Il re rodevasi intanto di dispetto e pensava: "Questo bambino salvatore, se è nato, io lo farò uccidere, prima che crescendo abbia egli a diventare il monarca di Palestina". E dissimulando il suo turbamento accommiatò i principi arrivati dicendo: "Vi prego, [54]ritrovatolo il Messia salvatore, ritornate a darmene notizia perché possa venire io stesso per adorarlo".

  Quelli partirono e la stella ricomparve fuor Gerusalemme e li seguì fino alla capanna di Betlemme. Allora entrarono, videro Giuseppe e Maria che si mossero <ad> incontrarli e l'infante Gesù che giaceva nel presepio. Piegarono le loro ginocchia e dissero al Salvatore quei discorsi che la fede e l'amore movevano dal loro cuore. Offersero poi con gran cuore i loro doni. Ma all'improvviso viene un angelo per dir loro: "Non ve ne avvedeste? Il re Erode ha in animo di uccidere il fanciullo. Meglio è che riordinate le cose vostre e che presto facciate ritorno ai vostri paesi, ma seguendo altri sentieri fuori della via tenuta in arrivare fin qui". Quei sapienti adorarono i misteri di Dio e si partirono prontamente. Recarono le novelle del Salvatore alle proprie regioni e si fecero predicatori del Messia. Anni di poi, il Signore li chiamò a sé. I loro corpi onorarono per molti secoli la città di Milano. Or si trovano in Colonia, popolosa città di Germania.

  Veniamo ora più di proposito all'intento nostro. Vi ho promesso un augurio di bene. Eccovelo: [55]amate Dio. Sentite il discorso che il Signore volge a ciascun di noi: "Io ti amai fino dall'eternità, epperò avendone pietà ti trassi a me"15. Eccovi l'augurio mio: amate il Signore; se amate Dio,

- 89 -il cielo vi concederà quell'altre fortune di sapienza e di santità che gli amici del mondo vengono <ad> augurarvi con ampollosità di parole e con minor forza di affetti.

  2. Il celebre scultore Michelangelo venne presso ad un monte di marmo e si compiacque in rimirare. Fece poi staccare un masso enorme e toltolo ad esaminare ne prese vivo affetto. "Da questo -- disse egli -- caverò una statua di Mosè e vo' che sia bella". Diè dunque mano al suo scalpello e cominciò l'opera e la terminò. Si vide dunque innanzi la statua di Mosè. Sembrogli il personaggio storico maestoso in tuono di autorità. Gli parve che un raggio celeste ne illuminasse i lineamenti del volto. Era il taumaturgo redivivo. Il Michelangelo, senza scostar l'occhio dal labbro di Mosè, levò il martello e battendo sul ginocchio al personaggio disse: "Parla!". Che vivo affetto dimostrò il celebre artista per l'opera delle sue mani!

  Il Signore non guardò fuori sé come il [56]Michelangelo. Guardò entro sé con occhio scrutatore, come è il pensiero eterno di Dio, e disse fin dai secoli eterni: "Verrà momento ed io nella pienezza dei tempi voglio dar l'essere ad una creatura atta per amarmi". Intanto considerò la mente e il cuore, lo spirito e il corpo dell'uomo che avrebbe creato, e già da quella eternità lontanissima prese ad amare con affetto divino la persona mia e la persona di ciascun di voi e di tutti. È dunque un pezzo che Dio ci ama. Ma se egli ci distingue con amore da tanti secoli, non è giusto che noi l'amiamo con vivo affetto in ogni periodo di tempo in questa misera vita? Amiamo il Signore, eccovi un augurio felice.

  3. Accade talvolta che uno sposo lasci la consorte la quale è per diventar madre e che, costretto dalla necessità, per vivere si rechi in lontan paese. Mesi di poi gli giunge la notizia che egli è diventato padre di un vezzoso bambino. Oh come si esulta il cuor del genitore! Intanto moltiplica i sudori, studia con più diligenza la economia e allarga le sue attenzioni per adunare un peculio valevole a difenderlo contro a quella figura spaventevole che è [57]la miseria. Il fanciulletto poi cresce adulto e raggiunge l'uso di ragione e con diletto sente discorrere del padre. Quando un bel gli entra in casa un personaggio diletto: "Eccolo il padre, eccolo il padre!",

- 90 -questi s'abbraccia al figlio e il figlio al genitore. Presto il padre cava fuori i suoi tesoretti e li mostra e dice: "Sapessi, o figlio, quanto mi costano, ma maggiormente mi rallegra la vista tua, o figlio, e l'averti potuto provvedere". Sclama allora quel figlio: "Chi l'avrebbe creduto che a tanto avesse potuto giungere l'amore di un padre?". E ritorna in amplesso tenerissimo al collo del genitore.

  Fratelli miei, lasciate voi il Signore che è il padre vostro per amare ancora altri fuori di lui? Iddio non solo da sette anni addietro o da sette secoli tolse ad amarvi. Vi amò fin dall'eternità. Andate voi a cercare amici che vi abbiano amato ancor senza conoscervi, o padri che vi abbiano amati tanto senza vedervi! Ve lo ripeto, è un augurio felice: amiamo tutti il Signore.

  4. Ponete ancora mente alle attenzioni con cui un padre dispone perché abbia poi a trovarsi bene il figliuol suo. Il caro [58]genitore non solo provvede ai mezzi di sussistenza, molto più pensa per dargli un maestro saggio. Con egual cura attende perché cresca robusto e sano nello stesso corpo.

  È nell'alfabeto una lettera iniziale la quale ripetuta tre volte dona quanto di meglio si può desiderare quaggiù. Questa lettera è la linguale S, che è la iniziale della parola santità, della parola scienza, della parola sanità. La santità vale a perfezionare l'essere cristiano dell'uomo religioso. La scienza vale a perfezionare le facoltà intellettuali dell'uomo. La sanità perfeziona lo sviluppo del corpo fisico. Che cosa può di meglio augurare un padre ai figli suoi? Un figlio piace quando è sano, soddisfa quando è sapiente, consola quando è santo. Fortunato quel genitore che, ponendo tutte le cure sue, ottiene che il figliuolo cresca ricco di queste doti!

  Il Signore, che è sapienza ed amore infinito, fino ab eterno ha pensato per donare a ciascun di noi tutti quei mezzi di santificazione di cui ci ha provvisti con tanta copia <con> il mistero della umana redenzione. Che dite, che dite? In questo giorno Gesù infante chiama intorno a sé per benedirli [59]tutti i popoli della terra. Ah, ci benedica sempre il Signore, ci benedica tutti! Amiamolo Iddio nostro perché egli da sì lungo tempo ci ama!

- 91 -  5. Che pietà ha Dio per noi! Consideriamo l'affetto che un padre conserva per un figlio infermo di corpo, ammalato di mente, cattivo di cuore. Che pietà un figlio cosiffatto! E quanta misericordia in trattare quelle piaghe, quanta pazienza in tollerare quelle pazzie, quanta bontà in sopportare quegli strapazzi! Ma che non sopporta un cuore di padre?... E che non tollera Iddio per il prò nostro? Quanta cecità nella nostra mente! E nel nostro cuore quante piaghe, e nel nostro corpo stesso quante infermità colpevoli! Pure Iddio ci sa compatirci e beneficarci.

  Fu già un sovrano magnifico il quale, incontratosi nella pubblica piazza con un lebbroso misero, curollo, e come fu guarito lo invitò a seguirlo nel suo reale palazzo. Che dite di questa generosità d'animo? Ma assai più generoso è il Signore, il quale proprio in questo giorno chiama gli uomini dalla piazza del peccato più tetro, l'idolatria, e li riconduce presso a sé ai [60]posti di onore nel regno della Chiesa di Gesù Cristo.

  Abbiamo per inclinazione l'affetto di amare chi ci ama, di corrispondere a chi ci benefica. Amiamo più che tutti il Signore ed a lui corrispondiamo, perché nessuno più che Dio e ci ama e ci benefica. Ecco l'augurio che io porgo con tutto l'animo a ciascun di voi: amate il Signore! Pregatemi voi stessi dal cielo questa benedizione a me; essa è la più copiosa al sacerdote, la più eletta ai fedeli.

Riflessi

  1. Un augurio felice: amare il Signore.

  2. Amarlo perché egli ci amò fino dall'eternità.

  3. E fino dall'eternità distinse, per amarci, ciascun di noi.

  4. Dispose tanti mezzi di salute per darne prove del suo amore.

  5. Il Signore commisera a tante nostre fragilità per salvarci.





p. 88
15 Ger 31, 3.



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