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VI.
1. [20]Il fanciullo che incomincia le sue lezioni di scuola è come una testolina vuota. Bisogna riempierla mano a mano con delle cognizioni. Gli si fanno vedere gli oggetti della scuola e gli si indicano con il nome proprio. Gli si fanno poi porgere gli utensili di una casa, gli strumenti del campo, gli arredi di una chiesa. Dopo ciò si invita a salire in alto per vedere la volta celeste e distinguere in essa gli astri che la decorano. Grado a grado gli si dà nozione di Dio, essere supremo, creatore dell'anima e del corpo nostro, spirito immortale, e poi gli si danno a conoscere i doveri che abbiamo tutti verso a Dio, verso al prossimo, verso a noi medesimi in individuo. [21]Esercizio di insegnamento tale si dice di nomenclatura- 600 -, che significa comprensione o sia conoscenza dei nomi delle cose o delle persone.
2. Anche in questo esercizio si procede per grado, dal noto all'ignoto e da una cognizione generale ad altra particolare dello stesso soggetto. Per esempio, dopo4 aver detto che cosa è il corpo in genere, si fa<nno> intendere in ispecie le parti del corpo umano. Dopo aver detto dell'anima in genere, si parla delle sue facoltà in ispecie, e dopo aver discorso di Dio, essere supremo, si parla de' suoi attributi, e così andate dicendo.
3. Il vantaggio di questo esercizio è assai. Il maestro par che ne sia sollevato da quella noia che è nello indirizzo più materiale del giovinetto. Lo scolaro gusta in apprendere cognizioni sempre nuove. Prende pratica del discorrere il linguaggio italiano e così si dispone ai rudimenti gramaticali di leggere, di scrivere, di parlare con le regole di buona sintassi.