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UN FIORE DI RIVIERA SPARSO SUI CAMPI DELLE ATTUALI CALAMITÀ IL TERREMOTO AD ISCHIA ADDÌ 28 LUGLIO 1883 III. Voce di madre pietosa |
III.
1. La voce di madre è pietosa quando si duole sui mali del figlio, è pietosissima quando ammonisce perché non ricada. Il pontefice Leone xiii cogli occhi innondati di lagrime guardava ad Ischia e sclamava con accento di ineffabile tenerezza: "Siam miseri! Perdonate, o Signore, a chi ha peccato!". Il discorso del pontefice sommo, come [34]voce flebile di un'eco mesta, ripeté all'orecchio dei vescovi di tutto il mondo cristiano.
2. Il vescovo d'Ivrea stando pure in pianto scrive: "Come Dio è terribile, o figliuoli e fratelli miei! Gli uomini oggidì si
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ribellano a lui e non vogliono più riconoscere il suo impero. Ed egli pazienta, pazienta, ma poi quando le colpe dei mortali oltrepassano ogni misura ed egli vede che la sua longanimità anziché commoverci a gratitudine e ad amore ci indura nel male, allora fa udire potente la sua voce, e poiché la misericordia ci lasciava insensibili trovasi costretto ad usare la eloquenza dei castighi e dei flagelli, onde tirarci alla conversione ed al ravvedimento; allora Dio ci parla colla voce terribile dei fulmini, delle grandini delle pestilenze, delle innondazioni, dei terremoti. La catastrofe di Casamicciola è una grande lezione che Dio ha voluto dare a tutti noi italiani, affinché ci umiliamo dinanzi a lui e cessiamo una buona volta dal credere di poter divenir grandi e felici facendo senza o contro di lui, del quale basta un cenno per scuotere la terra da' suoi cardini ed [35]a mandarla in frantumi... Facciamo la carità a quelli... facciamola anche a noi, facciamoci la grande carità di ricordarci bene che il nostro padrone è Dio, che dobbiamo dipendere da lui, che il nostro orgoglio non gli mette punto paura; che sarebbe tempo omai di finirla colle offese, massime publiche, verso la sua divina maestà, le quali attirano sopra di noi i suoi fulmini, e che ci giova tenerci pronti sempre a comparire dinanzi al suo tribunale per rendergli conto della nostra vita, potendo la morte colpirci da un istante all'altro, e allora tanto più che meno il pensiamo".
L'arcivescovo di Oristano deplora così: "Quando vediamo che il Signore in diverse e chiare guise parla alla terra prevaricatrice il linguaggio della sua ira, domandiamo e facciamo ricerca dei nostri andamenti, e torniamo al Signore (Thren<i>, III) 6. Fra il cielo irato e la terra minacciosa, mettiamo mediatrici le nostre buone opere, sì che il pietoso Iddio faccia splendere la luce della sua faccia sopra di noi ed abbia pietà di noi (P<salmus> 66) 7. Ché buono è il Signore a quei che sperano in [36]lui, all'anima che lo cerca8, e sta scritto: Tu, o
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Signore, ti appressasti nel giorno in cui ti invocai e dicesti: Non temere"9.
Monsignor Capecelatro, arcivescovo di Capua, in mezzo a molte lagrime dona eccellenti avvisi e conforti... "Il mistero delle terribili catastrofi, una delle quali ci sta sotto occhio, come pare a me, è questo. La morte di ciascuno è crudele, con questo pietoso intendimento di Dio, che la salvezza di ciascuno riesca più probabile e più sicura. Quanto più quei miseri soffrono nel corpo, tanto è più facile il volo delle loro anime a Dio. Il Signore le aiuta, le fortifica, le inspira, le accompagna col suo amore in quelle terribili distrette della morte impreparata ed improvvisa. Senza di ciò, il mistero di quelle morti tanto inaspettate e crudeli sarebbe al tutto inesplicabile, perciocché non sono sempre i più rei quelli che ne sono colpiti, ma spesso i più innocenti. Qual colpa particolare avevano quegli angeli in forma di donne che si chiamano Suore di carità o quegli innocentissimi bambini che, nati infermi, erano raccolti nell'isola dalla pietà [37]e dall'amore dei nostri padri? Eppure morirono. Perché morì quel medesimo vescovo che fece prodigi di carità nell'isola nella catastrofe di due anni addietro? Adunque questo mistero della morte subitanea di migliaia di cattolici non ha spiegazione alcuna, o se ne ha una essa è quella che io ho data. E poi, che volete?, lo sperare che tutti o quasi tutti i morti di Casamicciola si sieno salvati ci fa bene a tutti, ci fortifica, ci dà coraggio, ci innalza a Dio, ce lo fa sentir buono, misericordioso, sapiente, e specialmente ce lo fa sentire Padre, che flagella per salvare. Lo sperare che tutti o quasi tutti sieno salvati ci fa pregare perché si affretti per loro l'ora della vision di Dio e degli eterni gaudi".
Blandini, vescovo di Noto, aggiunge: "Chi dà al prossimo, pingue titolo fruttifero si acquista nel gazofilacio del cielo, e la limosina che noi daremo generosamente a lenimento della sventura altrui ci preserverà dai divini flagelli, che forse sul nostro capo roteano tanto più formidabili quanto noi ne siamo
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per i nostri [38]delitti non meno meritevoli di questi isolani". L'arcivescovo di Parigi ad<d>itando il terremoto dell'isola d'Ischia a' suoi diocesani diceva: "Deploriamo tutti con duolo incessante, perché fra i luttuosi avvenimenti di cui fu testimonio la nostra età, è uno certamente fra i più spaventosi e commoventi". Il cardinale arcivescovo di Tunisi, l'illustre Lavigerie, pregava tutti, ed in ispecie gli italiani che là soggiornano, a guardare pietosi agl'isolani d'Ischia ed a soccorrerli.
3. E come i vescovi che sono le guide in Israello, così i sacerdoti che loro tengono dietro provaronsi ognora pieni di cuore e di intrepidezza, Odasi una testimonianza non sospetta, quella del Piccolo di Napoli. Scrive: "No, non è vero che tra questa società religiosa, che tende <ad> isolarsi ogni giorno più dalla società laica, non esista il germe della possibile concordia ed unione. La politica ha le sue esigenze, ma il sentimento dell'umanità, superiore alle differenze delle opinioni e degli individui, non può, nell'ora del bisogno [39]e della sventura, non affratellare il clero alla nazione. A Casamicciola ne abbiamo avuto una prova. Il clero ha evangelicamente prestato l'opera sua. È sceso a militare col suo pastore in prima fila, e fra le macerie è diventato quello che Cristo disse a' suoi discepoli che devono essere: pescatori d'uomini..." 10. Carissima madre nostra, santa Chiesa di Gesù Cristo, ti applaudano pur tutti, perché tu sei figlia del cielo e madre universale. La voce tua è discorso di madre che ama, è parola di maestra che educa a salute eterna.
1. La voce della Chiesa è discorso di madre pia che premunisce i figli suoi.
2. Discorso dell'episcopato cattolico intorno al disastro d'Ischia.
3. Il Piccolo di Napoli e il clero d'Italia.