Luigi Guanella: Opere edite e inedite
Luigi Guanella
Il montanaro...
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IL MONTANARO STRENNA VALTELLINESE NELL'ANNO 1886

II. Il mio paesello mi è più caro

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II.

Il mio paesello mi è più caro

  Eccolo il sospiro del montanaro: "Il mio paesello mi è più caro". Gli costa sudori di fatica il paesello suo, epperciò gli è caro sovrat<t>utto. Il montanaro pensa alla costruzione - 989 -di sua casetta come allo affare più importante della vita sua. Aduna materiale di pietre e di legname che gli stanno intorno e poi s'affretta lungi per sentieri spesso dirupati, e reca su un pesantissimo fardello, la calce o il ferro che deve cementare i muri e assicurare le porte dell'abitazione. Ma quando paziente e forte si è allogata una casa, ecco avversario una voluta di [8]neve che gli trasporta l'abitazione sfasciata a<i> piè di monte, ovvero un impeto di torrente che gliela travolge sparsa nella china della valle. Il montanaro allora se n'è ito a riparare sul dorso od al fianco del monte, e fra le nevi o tra il coruscar dei lampi e in mezzo al fragor dei tuoni e al diluviare delle acque, sentesi d'aver salva a stento la vita propria e de' suoi cari. Ma se, tolgalo il cielo!, una vittima fu colta, il montanaro prende una croce e la pianta ivi al luogo del sacrificio e prega: "Si faccia il voler di Dio! Pietà, o Signore, per i vostri figli quaggiù, pietà pei fedeli defunti!". E intanto girando lo sguardo trova che il monte è segnato di croci, che di croci è frequentato il pian della valle. "Ecco la croce -- sospira il montanaro -- edifichiamoci d'accanto l'altare". E tosto ad una sommità di monte erige la chiesuola per il santo Sacrifizio, ad ogni sbuco di valle eleva una cappelluccia divota, ad ogni incontro di strada un piccolo monumento di pietà, e dentro l'imagine venerata della Vergine e di più santi. [9]Un amico fedele precede ai passi del montanaro, il Salvatore, che con in giro nella fronte una corona di spine e con la croce sulle spalle s'incammina bramoso. Teniamogli dietro tutti, ché seguirlo è da forte, ed egli dal Calvario santo ci benedirà. Il montanaro si affretta in abito semplice e pastoreccio. Un pugno di lana delle pecore che pasce intorno gli basta per ricoprirsene.

La donna valtellinese serba per lo più il costume di tingere in rosso il lembo della sua veste, forse per dire: "Son vittima del Signore nell'aspro della fatica, e vo' esser tuttodì vittima casta". Intanto attende che non perda di vista il campanile della propria chiesa e il gruppo di casipole che circondano, e replica con lieto ritornello: "Il mio paese mi è il più caro". Gli è caro al montanaro perché il paesello

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suo è terra consacrata da molti suoi buoni patimenti. Il ciel ti prosperi, fratello amato. Su, cantalo pure con tue spontanee note, fanne echeggiare il suono nel tortuoso delle tue valli e mandane la voce fino ai più lontani, e sveglia queglino stessi che al [10]piano dei godimenti stannosi sbadigliando nel soffice delle piume. Cantalo pur su: "Il mio paesello mi è più caro", e fa che molti l'intendano.


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