Luigi Guanella: Opere edite e inedite
Luigi Guanella
Il montanaro...
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IL MONTANARO STRENNA VALTELLINESE NELL'ANNO 1886

V. Il desco poveretto

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V.

Il desco poveretto

  Il montanaro in accostarsi a quel globo di polenta fumante scherza con dire: "È povero il nostro cibo, ma non è poco. Eccolo l'intingolo sempre gustoso, il buon appetito. Castagne e patate sono il nostro pane, il miglio e l'orzo il nostro riso. Mangiamo due volte nel e per ogni fiata a bastanza. [14]I nostri volti rifioriscono e le gote si tingono in color di rosa, usando del latte per unica nostra bevanda. Quest'aria che assorbiamo val cento manicaretti e questi petti ruvidi digeriscono in una dieci desinari accomodati". In dire si fa uno scoppio giocondo di applauso. Ma qui la massaia leva la destra e dice: "Benedite, o Signore, il cibo che siam per prendere". E dopo il pasto replica: "Vi ringraziamo, o Signore, del cibo che ci avete dato, dateci grazia di servircene in bene". Nei giorni più solenni si ammanisce la carne del montone, che meschinello in venire sgozzato faceva piangere i figliuoletti della famiglia campagnuola. Se è giorno di nozze o se in quel è venuto il patrono della parocchia a salutare un popolo, allora il santuario della famiglia vien popolato dai parenti e dagli amici che giunsero fin da lontano. Allora sedendo in circolo a più lieta mensa, si ricorda<no> la parentela e gli affetti d'amicizia. Oh, l'innocenza e la semplicità del desco poveretto come è degna d'essere pubblicata in ogni discorso di prosa, di essere cantata in ogni metro di poesia!


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