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VII.
"Son cristiano di nome e son cattolico di cognome -- grida il buon montanaro ad ognuno che il vuol sapere -- Porto alta la fronte perché son figlio della Chiesa e mi onoro di essere seguace del Salvatore crocefisso. Ascoltare la Messa in ogni dì e confessare almen di tempo in tempo i miei peccati e comunicarmi al santo altare, questo mi eleva ad un grado di consolazione e di grandezza sovrana. Le ricchezze non fanno l'uomo contento, ed io stimo maggiormente questo nerbo di forza che Dio buono conserva al mio braccio. L'onor mio è la fatica, e il mio godimento è la pace nella famiglia, la pietà [18]nei figli. Fuori casa, poi, perdonare agli avversari se ve n'ha e render bene per ogni male a chicchesia, quest'è filosofia buona perché uno solo è grande, uno solo è santo. Quanto a noi meschinelli, viviamo alla mercé dell'Onnipotente e ci stiamo raumiliati, perché i superbi Dio li schianta di quaggiù e li disperde2. Amico mio -- continua il montanaro di fede -- amico mio è colui che più davvicino è amico a Dio. Gente del galantomismo, ma che non rispetta il Signore e che oltraggia la religione, non è gente alla quale io affidi il ben dell'anima o del corpo mio. Chi ha la pazzia stolta di muover guerra contro allo Altissimo, ha benanco il cuor spietato di pestar nel mortaio le ossa del poveretto per cavarne l'oro fiammante a cui agogna. Chi è nemico di Dio, lo è ancor più degli uomini. Signore, illuminate quelli che errano lungi da voi. Commoveteli affinché ritornino".
Salve, popolo di fede! I montanari della Vandea trovo che colla fede in petto riuscirono vittoriosi contro gli assalti di eserciti aggueriti. Salve, popolo di fede! Io mi rallegro [19]teco. Confortami con dire che in questo secolo noi saremo salvi mercé della fede di te, o popolo diletto!