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IL MONTANARO STRENNA VALTELLINESE NELL'ANNO 1886 XVI. In Tartano nella notte del 27 al 28 settembre 1885 |
XVI.
Pioveva dirottamente da più dì, né ancora erano indizii di una sosta rassicurante. Il popolo di Tartano ritornavasi dagli uffici vespertini della sera domenicale del 27 settembre decorso testé. Guardavano non senza timore l'accavallarsi delle nubi e udivano soffiare il vento caldo di scirocco. Si ritrassero nelle proprie casupole non senza presentimento di sciagure probabili a succedere durante la notte. Giunsero le mani a pregar di cuore Dio, la Vergine, i santi, i fedeli defunti. [39]Gli abitanti di Valleve bergamasco, in guardare l'orror di procella imminente, eglino stessi lasciate le abitazioni nel villaggio ripararono ai monti, ben ricordando come nel decorso 1855 l'abitato corse rischio d'essere per intiero rovesciato.
Ma la prova in questo momento toccò intiera al di qua dei monti e Tartano di repente udì il rumoreggiar dei tuoni, il fulgor dei lampi, vide e ascoltò il sibilar delle saette, e giù la pioggia a catinelle e le acque a scendere in torrente. Improvviso s'udì un rombo che rintronò in tutta la valle. Un tratto di terra con piante e massi e macerie immense si staccò dalla rapida sponda a sinistra del Tartano e giù precipitando inseguiva l'aere che con orrendo fischio ritraevasi. La voragine chiuse la valle, elevò le acque del Tartano in un lago di onde furiose commiste ad alberi ed a ghiaie rotanti. Finché l'impeto della fiumana scavò nella sponda opposta e toltene le basi fece scoscendere altra frana di terreno, di piante, di ammassi ad ingrossare l'alluvione, la quale finalmente irruppe, e giù percorrendo con fragore, levava a più riprese e [40]per lunghi tratti le radici ai mobil terreni di qua e di là, e giù facevane precipitare gli interi territori di boschi, di prati, di pascoli. Il letto del fiume era divenuto uno scoscendimento che occupava dall'una all'altra sponda e che giù trascinava in parte il frutto di cent'anni di fatica, e con seco la speranza di mai più ricuperare tutto il perduto. Le sponde tremarono, a certi tratti si aprirono in spaccature - 1006 -nella lunghezza di mille metri e sono là sospese quasi in atto di far intendere: la prova non è tutta nella notte passata, ne verrà altra e sarà più assordante e dannosa ancora. La piena torrenziale in precipitare abbassava qui il letto del fiume formando un gorgo profondo, e là innalzava a mo' di piccolo monte. Si dibatteva poi fra i mila gorghi dei seni delle valli, delle cascate e dei profondi nello intiero percorso lungo la valle, finché invase su quel di Talamona presso la chiesa di san Bernardo. Questo tempietto prima mostravasi sull'erta del monte, or è giù umile in piano sottoposto al fiume. Le acque e le macerie elevarono ivi, e giù spargendosi copersero [41]prati e vigne, e apersero due valli e stesero ghiaie fino alle vie provinciali, che rovesciarono in più tratti. Laggiù, ai confini del fiume Adda, si congiungevano le acque del Tartano con le acque dei torrenti Roncaiola e di Malasca9 in Talamona. E i tartanesi intanto? Fuggitivi ed erranti sul dosso dei monti, volgevano pietosi le grida al cielo e supplicavanlo di pietà.