Luigi Guanella: Opere edite e inedite
Luigi Guanella
Il montanaro...
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IL MONTANARO STRENNA VALTELLINESE NELL'ANNO 1886

XVIII. Due pericolanti in quel di Talamona nella notte 27-28 settembre 1885

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XVIII.

Due pericolanti in quel di Talamona

nella notte 27-28 settembre 1885

  [45]Avrete in petto un cuore e sentirselo da ogni parte allagato dall'acque di amarezze, è tormento vivissimo. Due giovani erano all'imboccatura del Tartano, non molto lungi dalla chiesa di san Bernardo, e si occupavano in dar regola al proprio bestiame, quando volto l'occhio al fiume parve loro come <se> le acque del Tartano fossero di repente diminuite d'assai. Ma improviso s'udì un rombo continuato: erano i massi dell'alluvione che percotendo negli scogli si dibattevano. Venne poi una fiumana di acque e un monte di enormi macerie, che progredendo minacciavano esterminio. I due pastori tremarono, ma scorsero fortunatamente che l'alluvione dividevasi in due gran torrenti, l'uno a destra e l'altro a sinistra. L'acqua nondimeno allagò tutto intorno, ed essi ripararono al fienile e stavano osservando e raccomandandosi a Dio come [46]due vittime disposte ormai al sacrificio. Intanto la corrente penetrava a grandi rivi entro la stalla sottoposta, e ai due giovani premendo anche del proprio bestiame, scesero e nuotando fino a ginocchio staccarono le bovine e le fecero uscire e le abbandonarono - 1009 -alla guardia di Dio in qualche tratto di prato che ancora era rimasto. Ed eglino, i due sciagurati, correvano raminghi per salvarsi, ma era scuro e da ogni parte sentivano il sibilar dell'acqua, il rotolar de' macigni. Pensarono di discendere fino alle due vie, la nazionale a cavalli, la provinciale ferrata, ma le trovarono rovesciate. I ponti erano stati trasportati di botto verso Ardenno, e un tratto più giù, verso Talamona, le due strade s'erano convertite in letto dei fiumi. A questo mal punto si diedero per perduti ormai, e con più vivo accento di dolore e di fiducia gridavano pietà a Dio dei propri falli e il paradiso che si aprisse sul loro capo. Quando il corruscar del lampo lasciò scorgere che un torrente del Tartano, travolgendo la via ferrata aveva nondimeno lasciato sospese le travature e le ferramenta dei binari, onde rifulse in loro un raggio di speranza. Furono tosto e si dissero poi a [47]vicenda: "Rinnoviamo il nostro atto di contrizione e poi affidiamoci a passar carponi su quest'aste, e se esse ci sostengono diremo che i nostri poveri morti ci hanno ancor salvati". Si provarono dunque con destrezza al tragitto, e furono salvi. I parenti e i fratelli in Talamona stavano in viva apprensione per la loro salute, ma quando li videro a mo' di Lazzari redivivi giunsero le mani a ringraziar Dio e la Madonna di gran cuore.

  La notte dal 27 al 28 settembre pose in angustia più altre genti. Da Valmadre un diluvio di acque irrompendo a rovescio aprirono frane e rovine sui prati e sui pascoli in copia, e precipitando il fiume, sparse di ciottoli e di ghiaie i territori delle Fusine. Qualche casolare fu pur ivi rovesciato. Quei della Sirta si videro ingoiar dalla fiumana dell'Adda il proprio ponte e quei di Rodolo il loro stesso al pian della Selvetta, e nell'alta Valtellina quei di Mazzo vidersi strappare il bel ponte in ferro steso di recente sullo stesso fiume. Cedrasco fu pur colpito nei poderi e nelle persone. Il fiume Bitto, che negli anni testé trascorsi [48]disertò le campagne di Morbegno e per poco non invase la borgata stessa, in questa notte operò dei guasti, e congiungendo al fiume Adda cooperò alle innondazioni nelle messi, al rovescio in parte del ponte a Mantello ed a guasti nei ripari dell'Adda in più luoghi. Altra volta a guardia dei fiumi e dei torrenti lasciavasi la immagine scolpita

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di san Giovanni Nepomuceno, e noi stavamcene più sicuri e meglio rassegnati. Nella valle di Chiavenna si aprirono delle frane in più luoghi, scoscesero macigni, e il fiume Liro irrompendo con furore cagionò ulteriori danni ai campicelli già stremati e strappò il ponte a Portarezza. Il torrente, rumoreggiando con gran piena d'acqua e di macerie, fece passare la notte insonne alle famiglie che vegliavano presso il suo corso assordante in Campodolcino.

  Una notte procellosa, ecco un'immagine benché smorta della notte più procellosa del reato e del castigo della colpa. Per causa del peccato vengono tutti i rovesci, dice il Signore. Ah, noi dobbiamo maggiormente paventare l'incontro della colpa che non il terrore di una notte burrascosa!


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