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Lezione I
I. [7]Un terreno qualunque, sia pure d'ottima indole, quando non vi si adoperi punto intorno l'industria del coltivatore, potrà dare poco altro che triboli e spine. Così è del cuore dell'uomo.
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II. Nel vostro conversare studiatevi di parlar sempre con istima delle cose spirituali e delle persone consacrate a Dio, come sono i religiosi, i sacerdoti e gli eremiti.
III. Dove è numerosa brigata, parlate sempre poco.
IV. In tutto ciò che farete o direte, la modestia non si parta mai dal vostro fianco.
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1. [8]Leone xiii nella enciclica Sulla costituzione cristiana degli Stati ci dice che abbiamo noi a fare oggidì. "Le massime e lo spirito della società pagana -- osserva il sapientissimo pontefice -- erano in opposizione diretta collo spirito e colle massime del Vangelo: nondimeno si vedevano i cristiani in mezzo alla superstizione incontaminati e sempre uguali a se stessi introdursi coraggiosamente dovunque potessero. Esempio di fedeltà1 verso i principi, obbedienti allo impero delle leggi, quanto lo permettesse la coscienza, diffondevano dappertutto una meravigliosa luce di santità; si studiavano di venire in aiuto ai fratelli, di far proseliti, pronti d'altra parte a ritirarsi e morire da eroi, quante volte non avessero potuto, senza compromettere la coscienza, ritenere gli onori, le magistrature, i comandi militari. Per tal guisa fecero in pochissimo tempo penetrare il Cristianesimo non solo nelle famiglie, ma nella milizia, nel Senato e perfino nel palazzo imperiale."Siamo da ieri -- sclamava Tertulliano -- ed ecco che riempiamo tutti i luoghi che vi appartengono, le città, le isole, i castelli, i municipii, i circoli, le caserme stesse, le decurie2, il [9]palazzo, il Senato, il foro" talmente che quando le leggi consentirono la pubblica professione del Vangelo, non comparve la fede cristiana come bambina in culla, ma sì come adulta e ben robusta- 1029 -, in gran numero di città. Or, questi esempi dei nostri antichi, le presenti condizioni esigono che si rinnovellino". Così con breve discorso Leone xiii ci schiera dinanzi ad un campo di combattimento e ci dirige nella battaglia e accenna ai trionfi nostri. Benedetto il capitano che ne guida! Noi comincieremo da tener fisso in lui lo sguardo e per lui pregare e lui soccorrere nel giorno del bisogno.
2. "La Chiesa cattolica -- dice il cardinale Alimonda -- non conosce le colonne di Ercole, ella si gira intorno al sole ed ha per meta i confini del mondo".
Simone, chiamato poi Pietro da Gesù Cristo, è la pietra che sostiene l'edificio della Chiesa. Or Pietro, insegna il Concilio Efesino, vive eterno ne' suoi successori. Da san Pietro a papa Leone xiii si sono succeduti senza interruzione 262 [10]pontefici3, sommi per santità, sommi per dottrina. Ottanta4 di essi sono là gloriosi con la palma di martirio nella destra. Molti altri li circonda in fronte l'aureola del santo. Ammirabile il trono del pontefice sommo! Il divin Salvatore ha pregato per il suo Vicario in terra, ed or è di fede che ei non falla giammai nello indirizzare al cielo i pastori e le greggi devote.
"L'infallibilità pontificia -- grida con tutta possa sant'Alfonso -- bisogna difenderla anche col sangue, perché tolta questa è perduta l'autorità della Chiesa, è perduta la fede". E il vescovo Gaume sclamava testé: "Sia benedetto Dio che dal 18 luglio 1870 in poi il gallicanismo ed i gallicani sono spariti". I gallicani, condotti da Lamennais e da Lacordaire, erano in quella di alzare al di su l'autorità del re in tutto e di deprimere quanto più potevano l'autorità del pontefice, e pretendevano di conciliare5 la fede colla libertà civile, la religione colla
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libertà dei culti, talmente che siffatti insegnamenti ebbe a dire il celebre <Avogadro> Della Motta che "sono in senso religioso la più terribile delle eresie, in senso filosofico [11]la più solenne e la più trista delle assurdità sciorinata dal razionalismo moderno, nel senso politico una materiale impossibilità; è come dire che la legge è atea". E nel fatto, Dio si attende per iscacciarlo dal mondo e richiamarvi, a vece del regno di Gesù Cristo, il regno del paganesimo e di Satana.
Leone xiii nella enciclica Sulla cristiana costituzione degli Stati fu obligato a mostrare con gravissimo discorso che senza Dio non può stare la società, e conchiude: "Ora, in forza di cotesti insegnamenti dei pontefici, si ha da ritenere che l'autorità pubblica non è dal popolo ma da Dio, che il diritto che chiamano di ribellione è un assurdo, che né agli individui né allo Stato è lecito passarsi dei doveri religiosi ovvero essere indifferenti circa le varie forme di culto, che la sfrenata libertà di pensiero e di stampa non può mai essere un diritto né meritare favore e protezione. Parimenti è da ritenere che la Chiesa, nell'ordine suo e nella sua giuridica costituzione, è società perfetta al pari della civile, e che lo Stato non deve trascorrere fino a farla schiava, o volerla a sé soggetta[12], o impedirne l'azione, o menomare comeches<s>ia gli altri diritti che ella tiene da Gesù Cristo".
"O Francia, o nazioni moderne! -- sclama il cardinale Alimonda -- I vostri adorati principii nacquero di notte6 e furono l'opera della tenebre, frutto di una nera congiura ordita contro Dio, contro il popolo, contro la gloria francese e il sentire universale". Il Cantù, alludendo alla causa di quella nera congiura, dice che il fomento delle rivoluzioni "sono il mutamento nelle cose di religione e delle leggi, le tasse e l'oppressione universale, i soldati non retribuiti e le fazioni non represse. Operai di scarsa abilità, industriali che cambiano ad ogni tratto maestranze, debitori insolvibili, dilapidatori che non avanzano più nulla, sono spesso gli autori e gli
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strumenti delle rivoluzioni". I mezzi di rivoluzione sono in maggior copia quei carrozzoni delle ferrate carichi in ogni dì dei giornali, che dalle capitali recano il fomite del mal contento nelle campagne. Sono le osterie ed i caffè, i teatri, le società segrete, la mala educazione e l'odio a Roma.
[13]"Il fine della rivoluzione -- conchiude Alimonda -- è di divorare il re ed il sacerdote, e togliere Dio dal mondo... Si è voluto lisciare il serpente per non irritarlo di più; a lui è cresciuto veleno ad audacia, a noi l'avvilimento e la paura". Ma è scritto che le porte d'inferno non potranno contro la Chiesa. 7 "Giuseppe De Maistre -- scrive il card<inale> Alimonda -- ha mirato a queste fughe, a queste cacciate del papa; ha ponderato le sue sconfitte ed insieme le sue finali vittorie, e mise la sentenza divenuta memorabile: il sommo pontefice è quel vecchio che torna sempre".
Napoleone i, sbuffando contro il santo vecchio Pio vii che l'aveva scomunicato, gridava: "Ignora forse il papa che i tempi sono mutati? O mi tiene per un Luigi il Buono? O crede che le sue scomuniche faranno cadere le armi dalle mani de' miei soldati". Intanto il prepotente incarcerava il pontefice e facevalo esulare. Ma non andò guari e Napoleone pativa a Sant'Elena tanti anni in carcere quanti ne aveva fatti soffrire al pontefice, e l'unico suo figlio moriva di fresca età a Vienna, in quel palazzo [14]medesimo nel quale il padre aveva sottoscritto il decreto che spogliava Pio vii. Onde lo stesso Massimo D'Azeglio conclude che così Napoleone "pagava lo scotto" delle afflizioni cagionate al papa. "Non è vero -- diceva a Thiers la regina dei Paesi Bassi -- non è vero che il Papato è una cattiva cosa?...". E Thiers: "Così cattiva, maestà, che quanti ne mangiarono, tutti si ebbero a morire". Ben ricordava il rinomato diplomatico che delle scomuniche lanciate dal 398 al 1809 in numero di 85 dai pontefici agli imperatori, nessuna cadde invano.
E come può a lungo Iddio lasciare impunite le scelleratezze che si commettono contro il suo Vicario in terra? "Il
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pontefice è -- dice san Bernardo -- il padre dei padri e il pastore di tutti". Egli è lui del quale in ispirito profetava Isaia: "Venient ad te curvi filii eorum qui humiliaverunt te, et adorabunt vestigia pedum tuorum"8. Oh, perché non tutti vengono riverenti dinanzi al Vicario del divin Salvatore? Scriveva lo stesso Voltaire: "Per non lasciar morire le nazioni sarebbe necessario [15]un moderatore supremo nel mondo. Il papa sarebbe da ciò".
3. I cattolici, figli devoti della Chiesa, supplicano uno ad uno e molti pregano congiunti in devote associazioni a ciò che il Signore abbrevii le afflizioni del suo Vicario e doni la pace alla sua Chiesa. Or fa un anno, cioè ai 28 febbraio 1885 Leone xiii accordava in copia indulgenze e benedizioni alla Piccola Società dell'Amor filiale, di cui le norme fondamentali e gli obblighi degli ascritti sono come segue.
I. La Piccola Società dell'Amor filiale dei cattolici pel sommo pontefice è posta sotto la protezione della Vergine immacolata, Madre di Dio, e dei santi apostoli Pietro e Paolo, e sotto il patronato dell'episcopato cattolico.
1. d'implorare e di affrettare da Dio colla preghiera concorde di tutti gli ascritti il trionfo della santa Chiesa e del papa;
2. di unire in lega fraterna i cattolici [16]di ogni condizione, sesso ed età, all'intento di accrescere e rendere sempre più generale l'obbedienza e l'amore pel Santo Padre;
3. di promuovere e di coadiuvare le dimostrazioni di affetto e di divozione verso la sacra persona del Santo Padre, e le opere ispirate a renderne ognor più accettata la sua augusta parola ed i suoi paterni consigli.
4. Possono essere ascritti alla Piccola Società dell'Amor filiale cattolici d'ogni età, sesso e condizione. I genitori possono pure inserire i nomi dei loro fanciulli.
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III. Gli ascritti poi s'impegnano:
1. alla recita quotidiana di un'Ave, Maria colla giaculatoria: Vergine immacolata, Madre di Dio, pregate per noi, pel sommo pontefice, per la Chiesa, coll'espressa intenzione enunciata all'articolo 2. Pei fanciulli ascritti dai loro genitori, basterà che questi ultimi nel recitarle aggiungano l'intenzione di dirle anche per loro;
2. ad un'offerta di cinque centesimi al mese;
3. [17]a professare costantemente inalterabile e piena divozione ed affetto al sommo pontefice, alla sua autorità ed alla sua sacra persona, ed a procurare di crescere le proprie famiglie ed i propri dipendenti ad eguali principii e sentimenti.
4. Né contenti al semplice supplicare, noi aggiungiamo l'obolo di soccorso. L'offerta, che si chiamò Obolo di san Pietro, ebbe principio nel 740 sotto Ina re d'Inghilterra9 e proseguì poscia in Polonia, nella Dania, nelle Spagne, nell'Italia, e continua oggidì malgrado gli scherni e le minaccie dei potenti del mondo. Offerire in dono delle proprie sostanze al pontefice è un privilegio per i fedeli. Ed è onore al papa che sarà libero senza tributar nulla ai grandi. Il pontefice è grande nella sua indipendenza. I fedeli poi, mentre danno il loro obolo, moltiplicano i legami della cattolica unità. Così tutto contribuisce alla gloria della Chiesa, al trionfo del pontefice sommo, alla salvezza dei fedeli.
Sospiri dell'anima a Dio di santa Teresa
[18]O mio Signore, ed è pur vero che dopo avervi sì mal servito e sciupato sì ingratamente i doni onde voi siete stato sì largo con me, io pure ardisca di chiedervi grazie? E qual fiducia potete voi avere in chi vi ha tante volte tradito? Che fare adunque, o dolce consolatore di tutte le anime afflitte, e medico celeste di quanti sperano da voi il rimedio ai loro
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mali? Dovrò io tacere sulle piaghe dell'anima mia e aspettare, finché voi pietoso vi degniate <di> versare su di esse il vostro balsamo celeste? Ah!, no certamente, poiché voi, voi Salvator dolcissimo, sapendo troppo bene quante e quanto profonde sono le nostre miserie, e qual soave conforto sarebbe per noi il palesarvele tutte una per una, ci avete detto: "Chiedete e vi sarà dato"10.
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Or noi vi supplichiamo, o Signore, per quanto testé abbiamo considerato intorno alla Chiesa vostra ed al vostro pontefice.
Qui torna tanto opportuno conchiudere la visita con quell'incomparabile preghiera [19]composta e usata con tanta pietà da Pio ix. È un coroncino pietoso in cui a vece del Pater si recita l'orazione: "O Signore che tutto potete, abbiate pietà di me e dei poveri peccatori", ed a vece dell'Ave si dice: "Gesù mio, misericordia", replicando poi questa giaculatoria tante volte quante l'Ave nella terza parte del rosario. In fine si può recitare il Pater, l'Ave, il Credo, i Comandamenti di Dio e della Chiesa, e gli Atti di fede, intendendo sempre di pregare con affetto secondo la mente di santa Chiesa.
Avvisi spirituali di santa Teresa
V. Non vi ostinate mai a sostenere pertinacemente la vostra opinione, massime trattandosi di bagattelle da nulla.
VI. Il vostro modo di conversare sia con tutti schietto ed allegro, ma di un'allegrezza non soverchia né dissipata.
VII. Siate sempre lontanissime dal dir parole satiriche o di canzonatura contro chicchessia.
VIII. Se avete a riprendere qualcuno, [20]fatelo con discrezione - 1035 -ed umiltà, e non senza un profondo sentimento di confusione per i vostri difetti.
IX. Acconciatevi il meglio che potete all'umore di quelli con cui avete a trattare, facendovi mesta coi mesti, allegra con gli allegri e tutta a tutti, a fine di guadagnare tutti a Dio.
X. Non prendete mai a parlare senza aver prima ben pensato e raccomandato a Dio ciò che dovete dire, affinché non vi sfugga mai dal labbro parola che sia di offesa al Signore.