Luigi Guanella: Opere edite e inedite
Luigi Guanella
Pensieri intorno all'anno santo 1886
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PENSIERI INTORNO ALL'ANNO SANTO 1886

Lezione IV Ove andiamo?

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Lezione IV

Ove andiamo?

Preparazione

Avvisi di santa Teresa

  XXXV. [49]Da tutte le cose create levate il pensier vostro a contemplare la provvidenza e la sapienza infinita di Dio, e traetene sempre argomento di lodarlo e benedirlo.

  XXXVI. Spogliatevi d'ogni affetto alle creature: datevi a cercare unicamente Dio e lo troverete.

  XXXVII. Non conviene punto che mostriate divozione al di fuori, quando non ne avete nel cuore; la vostra freddezza però nelle cose di Dio potete pure nasconderla.

  XXXVIII. Se vi sentite l'anima accesa di santo fervore, non lo date a conoscere senza gravi ragioni. "Il mio segreto è per me"28, dicevano san Francesco e san Bernardo.

  XXXIX. [50]Non fiatate mai sul conto de<i> cibi che vengono posti in tavola, bene o male che sieno acconci, ricordandovi - 1051 -sempre del fiele e dell'aceto onde fu abbeverato nostro Signore.

  XL. A tavola guardatevi dal dir parola a chicchesia e dal gittare gli occhi sulle altre sorelle.

  XLI. Alzate i vostri pensieri a quel sovrano banchetto in cui si deliziano i comprensori, a quel pane d'infinita dolcezza che è Dio medesimo, ai convitati che sono gli angeli, e accendetevi di un gran desiderio di potervi assidere presto a quella mensa beata29.

* * *

  1. I saggi in iscorgere l'allagar continuo di tanto mal morale gridano spaventati: "Ove andiamo?...". Il sommo pontefice nella sua enciclica di quest'anno santo enumera questi mali dove scrive che "le grandi virtù dei padri nostri in non piccola parte dileguarono, e le cupidigie, che di per sé hanno grandissima forza, per la licenza maggiore ne acquistarono; l'insania delle opinioni30, da niuno o da poco freno contenuta, quotidianamente [51]si diffonde assai; fra quelli stessi che sentono rettamente, molti, trattenuti da un certo malinteso pudore, non osano liberamente professare quanto sentono31; l'influenza di pessimi esempi a poco a poco si fa sentire nei popolari costumi: società non oneste di uomini, le quali già altra fiata da Noi stessi furono designate, peritissime in colpevoli artifizi, studiansi d'imporsi al popolo e, in quanto possono, da Dio, dalla santità dei doveri, dalla cristiana fede distoglierlo e strapparlo". Altrove espone lo stesso pontefice

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nostro: "Non si ingannerebbe gran fatto chi volesse attribuire principalmente alla stampa malvagia la piena de' mali e la deplorevole condizione di cose alla quale ora siamo giunti".

  2. "Vi sono fattorini che, con ottanta franchi al mese di stipendio, sono incaricati di diffondere e procurare la lettura di stampati liberali che sono bellissimi per carattere, per forma; e come il diavolo è ben servito, detti fattorini percorrono con zelo non solo le città, ma eziandio i piccoli villaggi d'Italia. Si introducono persino nelle case dei privati, offrono tai libri a buon mercato ed anche gratuitamente [52]sotto il nome di limosina spirituale. Alcuni di questi libri portano in fronte un titolo specioso che spira pietà e zelo di religione, sicché lungi dall'acquistare o ricevere gratis questi libercoli, mandateli al diavolo, che sono opera sua". Così nell'opuscolo Allocuzioni d'un par<r>oco etc32.

  3. I vescovi piemontesi adunati in conferenza nel 1849 parlavano ai loro paroci così: "Bruciate33 come i primi fedeli tutti gli scritti ed i libri cattivi, e quei fogli periodici nei quali il santo tremendo nome di Dio è profanato, il sacerdozio vilipeso, la pietà derisa, l'onestà lacerata, la fama del prossimo calunniata".

  "I giornali -- insinua il Ségur -- sono la pubblica pestilenza che ammorba il mondo intiero, essi sono quasi tutti i campioni dichiarati o segreti della rivoluzione. Nulla è più tanto pericoloso come un giornale non cattolico; questa lettura, ripetuta ogni giorno, s'insinua profondamente nelle menti più sode e finisce con falsarne il giudizio". Le caricature poi dei giornali umoristici, non che leggere nemmeno si possono guardare. "La lettura dei giornali cattivi -- avvisa La Civiltà Cattolica -- deve intendersi [53]per legge universalmente proibita".

 

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  4. Se è vero il proverbio, come è verissimo, Dimmi con chi pratichi e ti dirò chi sei, come si dovrà giudicare chi vive con alla mano tutti i giorni un foglio liberale ed empio? "Eppure -- nota qui La Civiltà Cattolica -- vi sono che non vorrebbero si desse ad alcuno il nome di eretico, se prima non precede il giudizio ecclesiastico. A questo vanissimo scrupolo rispondo che la Chiesa con giudizio infallibile ha dichiarato eretica la dottrina di Giansenio. Subito dunque che mi consta che Tizio adotta con pertinacia questa dottrina quantunque condannata, posso, anzi debbo chiamarlo eretico, e se facessi altrimenti mostrerei di dubitare delle decisioni della Chiesa. Io domando a questi scrupolosi se avrebbero difficoltà a trattare da ladro e cacciarsi da casa un loro domestico che colto avessero col furto in mano, benché non fosse preceduta sentenza del giudice che lo avesse condannato qual ladro. E in materia di fede discorreremo poi così stortamente? Guai alle città cattoliche, se per fuggire gli eretici e trattarli come [54]tali fosse necessario che ognuno in particolare fosse dichiarato tale per sentenza della Chiesa! Quale scempio farebbe mai l'eresia!". Perocché "nulla di più atroce e di più abbominevole -- scrive un chiaro autore -- ha fuori dell'apostata. Se i maomettani hanno bisogno di un uomo senza rossore, si indirizzano ad un rinnegato. Presso tutti i popoli nulla è più spregevole che un rinnegato. Non si fanno eretici per farsi migliori. L'apostasia e il protestantesimo in ispecie è la cloaca massima che riceve le feccie più lorde del Cattolicismo".

  5. Or si può dare apostata peggiore di quegli che, lasciato il culto di Dio, si attiene al culto di Satana? Scrive in questo luogo il Delaporte: "Il secolo d'oro della stregoneria non è stato nel Medio evo ma nel secolo letterato del Rinascimento e della Riforma. L'Inghilterra fattasi protestante ebbe ad ardere a migliaia le streghe e gli stregoni. Se ne possono citare le prove ne' suoi storici più accreditati... Ma nel secolo nostro il demonio, smesso le forme barbare dei tempi di ferro, si è vestito delle gentilezze del progressista attuale, e desso, lo spirito infernale, domina [55]quasi sovrano e quasi dio per mezzo del magnetismo e dello spiritismo".

  "Fin dai tempi antichi -- osserva il Gaume -- le tavole

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furono sempre lo strumento privilegiato di cui si valse il demonio pel suo oracolare. Ed è noto il famoso testo di Tertulliano: per quos daemones mensae divinare consueverunt. Perché questa preferenza? Si vorrà dire che Satana abbia voluto stabilire il suo regno per mezzo del legno con cui egli aveva vinto, ed alla sua volta doveva essere vinto?". L'America, patria di tutte le sette e di tutte le follie religiose, fu ed è, come è noto, la patria della necromanzia moderna, la quale rivela falsità e produce disordini troppo gravi nell'ordine fisico, nell'intellettuale, nel morale.

  6. Il Descuret li enumera e ne scopre i perniciosi effetti dicendo: "Gli spettacoli ed i teatri esaltano il sistema nervoso, massime nelle donne e nei fanciulli, indeboliscono più che non si crede la complessione, favoriscono lo sviluppo delle passioni erotiche. I romanzi producono gli stessi effetti, oltre l'ingenerare le passioni della [56]pigrizia, della paura, del libertinaggio, del suicidio".

  "D'onde -- interroga il chiarissimo Miotti -- oggigiorno tanti e sì frequenti suicidi, eziandio nei giovinetti del sesso timido, inetti a far propositi? Nel gabinetto del giovine, della vergine, della sposa che attentarono ai propri giorni, più di una volta, si rinvenne pure il sicario, il romanzo". Ugo Foscolo trattenevasi un giorno con certo suo amico, celebre letterato, a Milano, ed ecco ad un tratto entrare un fanciullone lungo lungo, il quale con occhi stralunati, con pallido viso, con diffusa capellatura, precipita nella stanza e: "O Foscolo -- sclama -- lascia che prima di uccidermi io baci la mano di quel sommo che ha vergate le Lettere di Jacopo Ortis, le quali indussero l'animo mio a finire con una pistola le orrende sue sventure; oh, Foscolo! Oh, santo petto!". "Oh, pazzo! Oh, bestia! -- gridò Foscolo sghignazzando -- Oh, bestia da catena!...". E continuando con simili discorsi a beffarsi di lui, per tal modo gli levò al tutto il ruzzo dal capo di volersi ammazzare, e così finì quella commedia.

  "Pigliate un romanzo moderno -- avverte Alessandro David -- analizzatelo, che ne uscirà [57]egli? Ciò che vi ho detto, il dispregio dei santi costumi, la consacrazion dell'adulterio, la virtù posta in ridicolo. Ecco le idee con cui si alimentano fra

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di noi il giovine, la sposa, la madre, il fanciullo medesimo. La logica, quest'inflessibile divinità, non indietreggia: la corruzione passerà dal libro al cuore. Un'ulcere schifosa si formerà, si dilaterà in seno alla società, il male giganteggierà ogni più, e la prima volta che una mano coraggiosa leverà questo velo voi andrete spaventati alla vista di questa incancrenita piaga". E la piaga fetida è a vista di tutti, quella che si disse fin qui, e che esprimono più altri fatti orrendi.

  "La bestemmia -- scrive un diario fiorentino -- è dovunque, nelle case e nelle vie, nelle piazze al pari che nei teatri. La bestemmia ed il turpiloquio sono anzi il pane quotidiano dei nostri, che lo alternano col sigaretto e col bicchierino, tre cose che rovinano l'intelletto, corrompono il cuore e guastano la salute del corpo. Un forastiere sedeva in un caffè, a sentir giovani bestemmiare e far pompa di motti osceni sclamò: La gioventù d'Italia i suoi nemici la vogliono così... Insultano poi alla [58]persona del prossimo con i titoli di gesuita, come per sinonimo d'ogni ribalderia e per marchio d'infamia. E questi sono i rigeneratori di un popolo, i civilizzatori d'una nazione?".

  7. Ed a Dio e al prossimo aggiungono di iniquità e di ingiustizia col sacrilegio e colla rapina. Non sono cristiani in qualche numero i quali vivono od arricchiscono collo spoglio dei santi altari, eppur che se ne rallegrano e sembrano impinguare? Traiano, interrogato, riferisce Plinio, intorno alla qualità di certo edificio, rispose: "Cercasse assai sottilmente e trovato che veramente quello era stato luogo sacro, non lo toccasse, perché la religione ha preso il possesso di quel terreno e non può senza sacrilegio ritornar profano". Il pontefice sommo porge testé norme perché, profittando del santo giubileo, valgansi i cristiani in colpa, se vogliono evitare di essere poi al giudizio universale accusati e giudicati dagli stessi pagani.

  8. Altro male pessimo è il soqquadro che ne minaccia come della fama così della robba altrui. Napoleone in un consiglio di Stato del 1805 diceva: "La proprietà è inviolabile; [59]con tutte le mie armate non potrei impadronirmi di un campo, perché violando la proprietà di uno si viola la proprietà - 1056 -di tutti". Ma il furto oggidì si copre con sì vani pretesti e si fa così generale, che omai la rapina pare in via di essere legalizzata e di essere elevata al grado di virtù. Tristissimi i tempi in cui, mutato il nome e il colore delle cose, sono costretti gli uomini di vagare quasi viaggiatori miseri fra le tenebre fitte di notte buia!

Sospiri di santa Teresa

  Dio dell'anima mia, quanto siamo noi pronti ad offendervi! Ma quanto più pronto siete ancor voi a perdonare! E donde in noi, o Signore, un ardirestolto, sì empio? Viene egli forse da che noi, conoscendo quanto grande è la vostra misericordia, non pensiamo punto al quanto sia tremenda la vostra giustizia? Sento che voi dite: "I dolori di morte mi hanno circondato" (Ps<almus> 17) 34.

  Ahi! Ahi! Ahi! Quanto orrenda cosa è il peccato, poiché ha potuto dar morte a un Dio, e morte così spietata! Dio dell'anima [60]mia, ahi, quanto ancora al presente vi assediano d'ogni parte questi dolori! E dove potete voi andare che non vi facciano la guerra la più crudele? Per tutto, mio dolce Signore, voi non ricevete che trafitture mortali. O cristiani, scuotetevi una volta, correte alla difesa del vostro Re, stringetevi intorno a lui, ora che tutti gli hanno volte le spalle. Non gli resta oggimai che un piccol drappello di fedeli, e immensa è la folla che va dietro allo stendardo di Lucifero. E ciò che più strazia il cuore si è che quei perfidi in publico si vantano d'essere suoi amici e sotto sotto lo vendono e lo tradiscono, sicché non ha più quasi nessuno di cui si possa fidare. O vero amico, quanto male vi ripagano del vostro amore cotesti traditori! O anime schiettamente cattoliche, venite a piangere col vostro Dio, giacché le lagrime che egli sparse sulla tomba di Lazzaro non erano per Lazzaro solamente, ma per tutti altresì i peccatori che nel lungo volger dei secoli, chiamati da lui con le voci le più amorose, si sarebbero ostinati a non voler punto

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risorgere... O voi che andateciecamente perduti dietro ai piaceri, ai passatempi, alle delizie [61]del mondo, sempre pronti a contentare le vostre voglie, abbiate pietà di voi medesimi. Pensate che verrà un giorno in cui andrete a fremere per sempre, sì per sempre, in balia delle furie infernali. Pensate che ora vi prega con amore di padre quel giudice che dovrà forse un giorno fulminare contro di voi la sentenza di maledizione, e che voi non potete promettervi un solo momento di vita. Perché non scegliete piuttosto di vivere eternamente? O durezza dei cuori umani! Spezzate, o Gesù mio, per la vostra immensa bontà quei duri macigni.

* * *

  Seguono le orazioni come a pag<ina> 1835.

Ringraziamento

Avvisi di santa Teresa

  XLII. Alla presenza del superiore, in cui convien sempre mirare la persona stessa di Cristo, non dite se non ciò che è necessario e ditelo con grande modestia e riverenza.

  XLIII. Non fate mai nulla che non si possa fare convenientemente alla presenza di tutti.

  XLIV. [62]Astenetevi dal fare confronti tra le varie persone. I confronti sono sempre odiosi.

  XLV. Quando vi avverrà di esser ripresa di qualche difetto, accettate la correzione con umiltà interna ed esterna, e pregate Dio per chi vi porge una sì bella occasione.

  XLVI. Quando uno dei superiori vi comanda, non vi scusate col dire che l'altro vi ha dato un ordine affatto contrario; pensate che sì l'uno che l'altro debbono esser mossi da gravi ragioni e ubbidite.

  XLVII. In cose che punto non vi appartengono, non siate curiosa di domandare o di saper nulla.

 

 





p. 1050
28     Is 24, 16 (Vulgata) .



p. 1051
29     Nell’originale questo Avviso è unito al precedente; la separazione ristabilisce la suddivisione e il numero totale (69) degli Avvisi tradizionalmente attribuiti a santa Teresa (cfr. Avvisi della madre Teresa di Gesù alle sue monache, in S. Teresa di Gesù, Opere, iv, Opere minori, Milano 1933, p. 293, p. 296). Pertanto i successivi ordinali xlii-xlix sono maggiori di un’unità rispetto alla numerazione assegnata dall’A.



30                Originale: ne acquistarono; stabilità delle opinioni; cfr. La Civiltà Cattolica, 1886, i, p. 131. Nell’ed. 1924, p. 216: «ne acquistarono; l’instabilità delle opinioni».



31                Ne La Civiltà Cattolica, 1886, i, p. 131: «professare e molto meno compiere coll’opera ciò che sentono».



p. 1052
32                Riferimento all’opuscolo Allocuzione d’un parroco vicino a morte per preservare i suoi parrocchiani dall’eresia e dall’incredulismo dopo il suo decesso, Torino, Tip. Luigi Ferrando, 1862, 100 p.; la citazione (non letterale) è tratta da p. 96.



33                Originale: Brucciate.



p. 1056
34                Sal 18(17), 5.



p. 1057
35                Cfr. p. 1034.



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