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CINQUANTA RICORDINI DELLE SANTE MISSIONI IN OSSEQUIO AI CINQUANT'ANNI DI SACERDOZIO DEL SANTO NOSTRO PADRE LEONE XIII XXVII. Il giglio |
Il giglio
Il giglio è fiore candidissimo, al pari dei cristiani puri e come questi vive [43]alla solitudine sul monte e nelle valli, e manda più fragrante olezzo quando spunta da terreno più magro, proprio come la innocenza battesimale che si conserva fra le austerezze, e come la purezza cristiana che cresce vigorosa al terreno
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sbattuto delle mortificazioni. Udite come ne parla in modo ammirabile il xxi tra i Ricordi di Leone xiii. Riguarda il proprio corpo come tempio dello Spirito Santo, perché accoglie un'anima rigenerata dalla grazia di Dio e chiamata a celeste eredità. Conosce che abbruttirlo con sensuali piaceri è un degradare la dignità di uomo e vituperare il suo carattere di cristiano, è un offendere l'occhio immacolato di Dio a cui nulla rimane occulto, è prepararsi sciagure in questa vita e la dannazione nell'altra. Per non cadere in questo lezzo egli custodisce la mente da inonesti pensieri e il cuore da impudichi affetti, fugge le pericolose occasioni, non si abbandona al lusso e alle vanità del [44]secolo, evita compagni e discorsi inverecondi, si astiene da spettacoli o so<l>lazzi che mettono al cimento la purità dell'anima, e soprat<t>utto si arma dello scudo efficacissimo della preghiera e cammina di continuo alla presenza di Dio. Eccolo il bel giglio del cristiano e il modo a ben custodirlo. Felice colui che nell'orto del proprio cuore alleva sì bella pianta.