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CINQUANTA RICORDINI DELLE SANTE MISSIONI IN OSSEQUIO AI CINQUANT'ANNI DI SACERDOZIO DEL SANTO NOSTRO PADRE LEONE XIII XXXII. I nostri morti |
I nostri morti
I nostri morti sono nostri perché noi siamo venuti da loro e dopo di loro, ed ora abitiamo le case un dì da loro già abitate e godiamo le sostanze un giorno da loro possedute, e pensiamo come loro e amiamo come loro, come loro aspiriamo alla virtù ed al paradiso. Ed il paradiso e Dio noi il sappiamo che presto sarà il centro nel quale saremo congiunti noi viventi con i nostri morti diletti. Però con i morti nostri noi dividiamo insieme gli affetti del cuor nostro e le [52]sostanze che amministriamo. Una volta nel mese una voce pietosa viene alle nostre porte per domandare: "E l'obolo ai poveri morti". E noi versiamo il soldo nostro, e allora una stilla di conforto scende nei nostri cuori. In certe epoche dell'anno noi versiamo per costume pio le nostre decime allo altare de' defunti, e là prostesi più fiate dell'anno, e più spesso in ogni dì della settimana, noi gemiamo e preghiamo per i nostri morti che o sono sotto a noi nel tempio ovvero che dormono nel vicino cimitero. I morti con i vivi, oh che colloquio soave! Noi impariamo a vivere più di affetti celesti che di terreni, noi esilariamo l'animo nostro di conforti e di speranze carissime. Lasciateci in pace con i nostri morti! I nostri morti sono nostri e ci sono diletti sopramodo. Noi preghiamo per essi ed eglino supplicano per noi, e tutti otteniamo.