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Pio XII
Menti nostrae

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8. Rinunce del celibato.

Il Sacerdote ha come campo della propria attività tutto ciò che si riferisce alla vita soprannaturale, ed è organo di comunicazione e di incremento della stessa vita nel Corpo Mistico di Cristo. Perciò è necessario che egli rinunci a "tutto ciò che è del mondo", per curare solamente ciò "che è del Signore" (1Cor 7,32.33). Ed è appunto perché egli deve essere libero dalle preoccupazioni del mondo per dedicarsi tutto al divino servizio, che la Chiesa ha stabilito la legge del celibato, affinché fosse sempre più manifesto a tutti che il Sacerdote è Ministro di Dio e padre delle anime. Con la legge del celibato, il Sacerdote, piuttosto che perdere il dono e l’ufficio della paternità, lo accresce all’infinito, giacché se non genera una figliolanza a questa vita terrena e caduca, la genera a quella celeste ed eterna.Quanto più rifulge la castità sacerdotale, tanto più il Sacerdote diventa insieme con Cristo "ostia pura, ostia santa, ostia immacolata" .Per custodire integerrima, quale tesoro inestimabile, la purezza sacerdotale, è necessario attenersi fedelmente a quella esortazione del Principe degli Apostoli, che ogni giorno ripetiamo nel divino officio: "Siate sobrii, e vigilate" (1Pt 5,8).




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