10.
Voi conoscete, venerabili Fratelli e diletti Figli, anzi avete familiare la
mirabile dottrina onde l’enciclica Rerum novarum resterà gloriosa nei ricordi
dei secoli. In essa l’ottimo Pastore, lamentando che una sì grande parte degli
uomini, "si trovano ingiustamente in uno stato misero e calamitoso",
con animo invitto prende a tutelare egli stesso in persona la causa degli
operai che "le circostanze hanno consegnati soli e indifesi alla inumanità
dei padroni e alla sfrenata cupidigia della concorrenza", (RN n. 2) senza
chiedere aiuto alcuno né al liberalismo né al socialismo, dei quali l’uno si
era mostrato affatto incapace di dare soluzione legittima alla questione
sociale, l’altro proponeva un rimedio che, di gran lunga peggiore del male,
avrebbe gettato in maggiori pericoli la società umana.
11.
Il Pontefice dunque, nel pieno esercizio del suo diritto e quale buon custode
della Religione e dispensatore di quanto con essa in stretto vincolo si
connette, trattandosi di un problema "del quale nessuna soluzione
plausibile si potrebbe dare, senza richiamarsi alla Religione e alla
Chiesa", (RN n. 13). partendo unicamente dagli immutabili principi attinti
dal tesoro della retta ragione e della divina Rivelazione, con tutta sicurezza
e "come avente autorità", (Mt 7,29). indicò e proclamò "i
diritti e i doveri dai quali conviene che vicendevolmente si sentano vincolati
e ricchi e proletari, e capitalisti e prestatori d’opera", (RN n. 1). come
pure le parti rispettive della Chiesa, dei poteri pubblici e anche di coloro
che più vi si trovano interessati.
12.
Né quella voce apostolica risonò invano; che anzi l’udirono con stupore e
l’accolsero con il più grande fervore non solo i figli obbedienti della Chiesa,
ma anche un buon numero di uomini lontani dalla verità e dall’unità della fede
e quasi tutti coloro che d’allora in poi s’occuparono della questione sociale
ed economica, sia come studiosi privati, sia come pubblici legislatori.
13.
Ma più di tutti accolsero con giubilo quell’enciclica gli operai cristiani, i
quali si sentirono patrocinati e difesi dalla più alta Autorità della terra, e
tutti quei generosi, i quali già da lungo tempo sollecitati di recare sollievo
alla condizione degli operai, sino allora non avevano trovato quasi altro che
la noncuranza degli uni e persino gli odiosi sospetti, per non dire l’aperta
ostilità di molti altri. Meritatamente dunque tutti costoro d’allora in poi
tennero sempre in tanto onore quell’enciclica che è venuto in uso di
commemorarla ogni anno nei vari paesi con varie manifestazioni di gratitudine.
14.
Tuttavia la dottrina di Leone XIII, così nobile, così profonda e così inaudita
al mondo, non poteva non produrre anche in alcuni cattolici una certa
impressione di sgomento, anzi di molestia e per taluni anche di scandalo. Essa
infatti affrontava coraggiosamente gli idoli del liberalismo e li rovesciava,
non teneva in nessun conto pregiudizi inveterati, preveniva i tempi oltre ogni
aspettazione; ond’è che i troppo tenaci dell’antico disdegnavano questa nuova
filosofia sociale, i pusillanimi paventavano di ascendere a tanta altezza;
taluno anche vi fu, che pure ammirando questa luce, la riputava come un ideale
chimerico di perfezione più desiderabile che attuabile.
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