25.
Quanto al potere civile, Leone XIII, superando arditamente i limiti segnati dal
liberalismo, insegna coraggiosamente che esso non è puramente un guardiano
dell’ordine e del diritto, ma deve adoperarsi in modo che "con tutto il
complesso delle leggi e delle politiche istituzioni ordinando e amministrando
lo Stato, ne risulti naturalmente la pubblica e privata prosperità" (RN n.
26). È bensì vero che si deve lasciare la loro giusta libertà di azione alle
famiglie e agli individui, ma questo senza danno del pubblico bene e senza
offesa di persona. Spetta poi ai reggitori dello Stato difendere la comunità e
le parti di essa, ma nella protezione dei diritti stessi dei privati si deve
tener conto principalmente dei deboli e dei poveri. Perché, come dice il Nostro
Antecessore, "il ceto dei ricchi, forte per se stesso, abbisogna meno
della pubblica difesa: le misere plebi invece, che mancano di sostegno proprio,
hanno somma necessità di trovarlo nel patrocinio dello Stato. E però agli
operai, che sono nel numero dei deboli e bisognosi, deve lo Stato a preferenza
rivolgere le cure e la provvidenza sua" (RN n. 29).
26.
Non neghiamo che alcuni reggitori di popoli, anche prima dell’enciclica di
Leone XIII, provvidero ad alcune necessità più urgenti degli operai e
repressero le ingiustizie più atroci a loro fatte. Ma è certo che allora
finalmente, quando risonò dalla Cattedra di Pietro la parola pontificia per
tutto il mondo, i reggitori dei popoli, fatti più consci del proprio dovere,
rivolsero i pensieri e l’attenzione loro a promuovere una più intensa politica
sociale.
27.
In verità l’enciclica Rerum novarum, mentre vacillavano le massime del
liberalismo, che da lungo tempo intralciavano l’opera efficace dei governanti,
mosse i popoli stessi a promuovere con più sincerità e più impegno la politica
sociale, e indusse i migliori tra i cattolici a prestare in questo il loro
utile concorso ai reggitori dello Stato: sicché spesso si dimostrarono nelle
Camere legislative sostenitori illustri di questa nuova politica; anzi le
stesse leggi sociali moderne furono non di rado proposte ai voti dei
rappresentanti della nazione e la loro esecuzione fu richiesta e caldeggiata da
ministri della Chiesa, imbevuti degli insegnamenti Leoniani.
28.
Da tale continua ed indefessa fatica sorse un nuovo ramo della disciplina
giuridica del tutto ignorato nei tempi passati, il quale difende con forza i
sacri diritti dei lavoratori che loro provengono dalla dignità di uomini e di
cristiani; giacché queste leggi si propongono la protezione degli interessi dei
lavoratori, massime delle donne e dei fanciulli: l’anima, la sanità, le forze,
la famiglia, la casa, le officine, la paga, gli infortuni del lavoro; in una
parola tutto ciò che tocca la vita e la famiglia dei lavoratori. Che se tali
statuti non si accordano dappertutto e in ogni cosa con le norme di Leone XIII,
non si può tuttavia negare che in molti punti vi si sente una eco
dell’enciclica Rerum novarum, alla quale pertanto è da attribuirsi in parte
assai notevole la migliorata condizione dei lavoratori.
|