29.
Insegnava per ultimo il sapientissimo Pontefice come i padroni e gli operai
medesimi possono recarvi un gran contributo, "con istituzioni cioè
ordinate a porgere opportuni soccorsi ai bisognosi e ad avvicinare e unire le
due classi tra loro" (RN n. 36). Ma il primo posto tra tali istituzioni
egli voleva attribuito alle corporazioni che abbracciano o i soli operai o gli
operai e i padroni insieme. E nell’illustrarle e raccomandarle insiste a lungo,
dichiarandone con mirabile sapienza, la natura, la causa, l’opportunità, i
diritti, i doveri, le leggi.
30.
Quegli insegnamenti furono pubblicati in un tempo veramente opportuno; quando
in parecchie nazioni i pubblici poteri, totalmente asserviti al liberalismo,
poco favorivano, anzi avversavano apertamente le menzionate associazioni di
operai: e mentre riconoscevano consimili associazioni di altre classi e le
proteggevano, con ingiustizia esosa negavano il diritto naturale di associarsi
proprio a quelli che più ne avevano bisogno per difendersi dallo sfruttamento
dei potenti. Né mancava tra gli stessi cattolici chi mettesse in sospetto i
tentativi di formare siffatte organizzazioni, quasi sapessero di un certo
spirito socialistico o sovversivo.
a) Associazioni
dei lavoratori
31.
Sono dunque sommamente raccomandabili le norme date autorevolmente da Leone
XIII, perché valsero a infrangere le opposizioni e dissipare i sospetti. E
d’importanza anche maggiore riuscirono per aver esse esortato i lavoratori
cristiani a stringere fra di loro simili organizzazioni, secondo la varietà dei
mestieri insegnandone loro il modo, e molti di essi validamente rassodarono
nella via del dovere, mentre erano fortemente adescati dalle associazioni dei
socialisti, le quali, con incredibile impudenza, si spacciavano per uniche
tutrici e vindici degli umili e degli oppressi.
32.
Ma assai opportunamente l’enciclica Rerum no varum dichiarava che, nel fondare
tali associazioni, "queste si dovevano ordinare e governare in modo da
somministrare i mezzi più adatti e spediti al conseguimento del fine, il quale
consiste in questo, che ciascuno degli associati ne tragga il maggior aumento
possibile di benessere fisico, economico, morale; ed è evidente che bisogna
avere di mira, come scopo principale il perfezionamento religioso e morale, e
che a questo perfezionamento vuolsi indirizzare tutta la disciplina
sociale" (RN n. 42). Poiché, "posto il fondamento nella religione, è
aperta la strada a regolare le mutue attinenze dei soci per la tranquillità
della loro convivenza e per il loro benessere economico" (RN n. 43).
33.
Ad istituire simili sodalizi si consacrarono dappertutto con lodevole ardore
sacerdoti e laici in gran numero, bramosi di attuare davvero integralmente il
disegno di Leone XIII. E così queste associazioni formarono dei lavoratori
schiettamente cristiani, i quali sapevano ben congiungere insieme la diligente
pratica del loro mestiere coi salutari precetti della religione, e difendere
con efficacia e fermezza i propri interessi e diritti temporali mantenendo il
debito ossequio alla giustizia e il sincero intento di cooperare con le altre
classi della società al rinnovamento cristiano di tutta la vita sociale.
34.
Questi consigli poi e questi moniti di Leone XIII furono messi in atto dove in
un modo dove in un altro, secondo le varie circostanze nei vari luoghi. Così in
alcuni paesi una stessa associazione si propose di raggiungere tutti quanti gli
scopi assegnati dal Pontefice; in altre, così richiedendo e consigliando le
condizioni locali, si venne a una certa divisione di lavoro e furono istituite
distinte associazioni, di cui le une si assumessero la difesa dei diritti e dei
legittimi vantaggi dei soci nei contratti di lavoro, altre si occupassero del
vicendevole aiuto da prestarsi nelle cose economiche, altre finalmente si
dedicassero tutte alla cura dei doveri morali e religiosi e di altri obblighi
simili.
35.
Questo secondo metodo fu adoperato principalmente là dove i cattolici non
potevano formare sindacati cattolici, perché impediti o dalle leggi del paese o
da altre tali istituzioni economiche, o da quel lacrimevole dissidio delle
intelligenze e dei cuori, tanto largamente disseminato nella società moderna, e
dalla stringente necessità di resistere con fronte unico alle schiere
irrompenti dei partiti sovversivi. In tali circostanze pare che i cattolici
siano quasi costretti ad iscriversi a sindacati neutri, i quali tuttavia
professino sempre la giustizia e l’equità e lascino ai loro soci cattolici la
piena libertà di provvedere alla propria coscienza e di obbedire alle leggi
della Chiesa. Spetta però ai Vescovi, dove secondo le circostanze credano
necessarie tali associazioni e le vedano non pericolose per la religione,
acconsentire che gli operai cattolici vi aderiscano, avendo sempre l’occhio ai
principi e alle garanzie, che il Nostro Predecessore Pio X, di s. m.,
raccomandava: (Pio X, Enc. Singulari quadam, 24 sett. 1912) delle quali
garanzie la prima e principale sia questa, che insieme con quei sindacati,
sempre vi siano altri sodalizi i quali si adoperino con diligenza a educare
profondamente i loro soci nella parte religiosa e morale, affinché questi
possano di poi compenetrare le associazioni sindacali di quel buono spirito,
con cui si devono reggere in tutta la loro condotta; e così avverrà che tali
sodalizi rechino ottimi frutti, anche oltre la cerchia dei loro soci.
36.
All’enciclica Leoniana dunque si deve attribuire se queste associazioni di
lavoratori fiorirono dappertutto in tal modo, che ormai, sebbene purtroppo
ancora inferiori di numero alle corporazioni dei socialisti e dei comunisti,
raccolgono una grandissima moltitudine di operai e possono vigorosamente
rivendicare i diritti e le aspirazioni legittime dei lavoratori cristiani,
tanto nell’interno della propria nazione, quanto in convegni più estesi, e con
ciò promuovere i salutari principi cristiani intorno alla società.
b) Associazioni
fra altre classi
37.
Oltre ciò, le verità tanto saggiamente discusse e validamente propugnate da
Leone XIII, circa il diritto naturale di associazioni, si cominciarono ad
applicare con facilità anche ad altre associazioni e non solo a quelle degli
operai; onde alla stessa enciclica Leoniana si deve in non poca parte il tanto
rifiorire di simili utilissime associazioni; anche tra agricoltori e altre
classi felicemente si unisce al vantaggio economico la cultura delle anime.
c) Associazioni
padronali
38.
Non si può dire lo stesso delle Associazioni vivamente desiderate dal Nostro
Antecessore, tra gli imprenditori di lavoro e gli industriali. Che se di queste
dobbiamo lamentare la scarsezza, ciò non si deve attribuire unicamente alla
volontà delle persone, ma alle difficoltà molto più gravi che si oppongono a
consimili associazioni e che Noi conosciamo benissimo e teniamo nel giusto
conto. Ci arride tuttavia la ferma speranza che anche questi impedimenti si
possano tra breve rimuovere, e fin d’ora con intima consolazione del cuore
Nostro salutiamo alcuni non inutili tentativi fatti in questa parte, i cui
frutti copiosi ripromettono una più ricca messe in avvenire (cf. Lettera della
Sacra Congregazione del Concilio al Vescovo di Lilla, 5 giugno 1929).
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