61.
Tale è l’intento che il Nostro Predecessore proclamò doversi raggiungere: la
elevazione del proletario. E ciò si deve asserire tanto più forte e ripetere
tanto più instantemente, in quanto non di rado le prescrizioni così salutari
del Pontefice furono messe in dimenticanza, o perché di proposito passate sotto
silenzio, o perché l’eseguirle si reputò non possibile, mentre pure e si
possono e si debbono eseguire. Né sono esse diventate ai nostri giorni meno
sagge ed efficaci perché meno imperversa oggi quell’orrendo
"pauperismo" da Leone XIII considerato. Certo, la condizione degli
operai s’è fatta migliore e più equa, massime negli Stati più colti e nelle
Nazioni più grandi, dove non si può dire che tutti gli operai siano afflitti
dalla miseria o travagliati dal bisogno. Ma dopo che le arti meccaniche e le
industrie dell’uomo sono penetrate e si sono diffuse con tanta rapidità in
regioni senza numero, tanto nelle terre che si dicono nuove, quanto nei regni
del lontano Oriente, già famosi per antichissima civiltà, è cresciuta
smisuratamente la moltitudine dei proletari bisognosi, e i loro gemiti gridano
a Dio dalla terra. S’aggiunga il grandissimo esercito di braccianti della
campagna, ridotti ad una infima condizione di vita e privi di speranza
d’ottenere mai alcuna porzione di suolo (cf. RN n. 35). e quindi sottoposti in
perpetuo alla condizione proletaria, se non si adoperino rimedi convenevoli ed
efficaci.
62.
Ma benché sia verissimo che la condizione proletaria debba ben distinguersi dal
pauperismo, pure la stessa foltissima moltitudine dei proletari è un argomento
ineluttabile, che le ricchezze tanto copiosamente cresciute in questo nostro
secolo detto dell’industrialismo, non sono rettamente distribuite e applicate
alle diverse classi di uomini.
63.
E necessario dunque con tutte le forze procurare che in avvenire i capitali
guadagnati non si accumulino se non con equa proporzione presso i ricchi, e si
distribuiscano con una certa ampiezza fra i prestatori di opera, non perché
questi rallentino nel lavoro, essendo l’uomo nato al lavoro come l’uccello al
volo, ma perché con la economia aiutino il loro avere, e amministrando con
saggezza l’aumentata proprietà possano più facilmente e tranquillamente
sostenere i pesi della famiglia, e usciti da quell’incerta sorte di vita, in
cui si dibatte il proletariato, non solo siano in grado di sopportare le
vicende della vita, ma possano ripromettersi che alla loro morte saranno
convenientemente provveduti quelli che lasciano dopo di sé.
64.
Tutti questi suggerimenti furono dal Nostro Predecessore non soltanto
insinuati, ma apertamente proclamati e Noi con questa Nostra Enciclica torniamo
a vivamente inculcarli. Che se ora non si prende finalmente a metterli in
esecuzione senza indugio e con ogni vigore, niuno potrebbe ripromettersi
possibile un’efficace difesa dell’ordine pubblico e della tranquillità sociale
contro i seminatori di novità sovversive.
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