127.
Ma se consideriamo la cosa con più diligenza e più a fondo, chiaramente vediamo
che a questa tanto desiderata restaurazione sociale deve precedere l’interno
rinnovamento dello spirito cristiano, dal quale purtroppo si sono allontanati
tanti di coloro che si occupano di cose economiche; se no, tutti gli sforzi
cadranno a vuoto, non costruendosi l’edificio sulla roccia, ma su la mobile
arena (RN n. 22).
128.
E infatti, venerabili Fratelli e diletti figli, abbiamo dato uno sguardo
all’odierno ordinamento economico, e l’abbiamo trovato guasto profondamente. Di
poi, richiamato a nuovo esame il comunismo e il socialismo, e tutte le loro
forme, anche più mitigate, abbiamo trovato che sono molto lontani dagli
insegnamenti del Vangelo.
129.
Quindi, per usare le parole del Nostro Predecessore, "se un rimedio si
vuole dare alla società umana, questo non sarà altro che il ritorno alla vita e
alle istituzioni cristiane" (cf. Mt 15,26). Giacché questo solo può
distogliere gli occhi degli uomini affascinati e al tutto immersi nelle cose
transitorie di questo mondo, e innalzarli al cielo: questo solo può portare
efficace rimedio alla troppa sollecitudine per i beni caduchi, che è l’origine
di tutti i vizi. Del quale rimedio chi può negare che la società umana non
abbia al presente un sommo bisogno?
a) Il
principale disordine dell’odierno sistema: il danno delle anime
130.
Tutti restano quasi unicamente atterriti dagli sconvolgimenti, dalle stragi,
dalle rovine temporali. Ma se consideriamo i fatti con occhio cristiano, com’è
dovere, che cosa sono tutti questi mali in paragone della rovina delle anime?
Eppure si può dire senza temerità essere tale oggi l’andamento della vita
sociale ed economica che un numero grandissimo di persone trova le difficoltà
più gravi nell’attendere a quell’uno necessario, all’opera capitale fra tutte,
quella della propria salute eterna.
131.
Di queste innumerevoli pecorelle costituiti Pastore e Tutore dal Principe dei
Pastori, che le redense col suo sangue, non possiamo contemplare con
indifferenza tale sommo pericolo; che anzi, memori dell’ufficio pastorale, con
paterna sollecitudine andiamo di continuo ripensando come recare ad esse aiuto,
ricorrendo altresì allo studio indefesso di altri, che vi sono impegnati per
debito di giustizia e di carità. Che cosa gioverebbe infatti che gli uomini con
più saggio uso delle ricchezze si rendessero più capaci di fare acquisto anche
di tutto il mondo, se poi ne ricevessero danno per l’anima? (cf. Gdc 2,17). Che
cosa gioverebbe insegnar loro sicuri principi intorno alla economia, se poi si
lasciano trascinare dalla sfrenata cupidigia e dal gretto amore proprio a tal
segno che pur avendo udito gli ordini del Signore, abbiano poi a fare tutto
all’opposto! (cf. Mt 7,13).
b) Cause del
danno spirituale
132.
Questa defezione della vita sociale ed economica dalla legge cristiana e
l’apostasia che ne consegue di molti operai dalla fede cattolica hanno la loro
radice e la loro fonte negli affetti disordinati dell’anima, triste conseguenza
del peccato originale che ha distrutto l’equilibrio meraviglioso delle facoltà
umane; sicché l’uomo facilmente trascinato da perverse cupidigie viene
fortemente spinto ad anteporre i beni caduchi di questo mondo a quelli
imperituri del cielo. Di qui una sete insaziabile di ricchezze e di beni
temporali che, se in ogni tempo fu solita a spingere gli uomini a trasgredire
le leggi di Dio e calpestare i diritti del prossimo, oggi col moderno
ordinamento economico, offre alla fragilità umana incentivi assai più numerosi.
E poiché l’instabilità della vita economica e specialmente del suo organismo,
richiede uno sforzo sommo e continuo di quanti vi si applicano, alcuni vi hanno
indurito la coscienza a tal segno che si danno a credere lecito l’aumentare i
guadagni in qualsiasi modo e difendere poi con ogni mezzo dalle repentine
vicende della fortuna le ricchezze accumulate con tanti sforzi.
I facili
guadagni, che l’anarchia del mercato apre a tutti, allettano moltissimi allo
scambio e alla vendita, e costoro unicamente agognando di fare guadagni pronti
e con minima, fatica, con la sfrenata speculazione fanno salire e abbassare i
prezzi secondo il capriccio e l’avidità loro, con tanta frequenza, che mandano
fallite tutte le sagge previsioni dei produttori. Le disposizioni giuridiche
poi, ordinate a favorire la cooperazione dei capitali, mentre dividono la
responsabilità e restringono il rischio di negoziare, hanno dato ansa alla più
biasimevole licenza; giacché vediamo che, scemato l’obbligo di dare i conti,
viene attenuato il senso di responsabilità nelle anime, e sotto la coperta
difesa di una società che chiamano anonima, si commettono le peggiori
ingiustizie e frodi, e i dirigenti di queste associazioni economiche,
dimentichi dei loro impegni, tradiscono non rare volte i diritti di quelli di
cui avevano preso ad amministrare i risparmi. Né per ultimo si può omettere di
condannare quegli ingannatori che, non curandosi di soddisfare alle oneste
esigenze di chi si vale dell’opera loro, non si peritano invece di aizzare le
cupidigie umane, per venirle poi sfruttando a proprio guadagno.
133.
Questi così gravi inconvenienti non potevano essere emendati, o piuttosto
prevenuti, se non da una severa disciplina morale, rigidamente mantenuta
dall’autorità sociale. Ma questa purtroppo mancò. In fatti, avendo il nuovo
ordinamento economico cominciato appunto quando le massime del razionalismo
erano penetrate in molti e vi avevano messo radici, ne nacque in breve una
scienza economica separata dalla legge morale; e per conseguenza alle passioni
umane si lasciò libero il freno.
Quindi avvenne
che in molto maggior numero di prima furono quelli che non si diedero più
pensiero di altro che di accrescere ad ogni costo la loro fortuna, e cercando
sopra tutte le cose e in tutto i loro propri interessi, non si fecero coscienza
neppure dei più gravi delitti contro gli altri. I primi poi che si misero per
questa via larga che conduce alla perdizione, (cf. Gv 6,70) trovarono molti
imitatori della loro iniquità sia per l’esempio della loro appariscente
riuscita, sia per il fasto insolito delle loro ricchezze, sia per il deridere
che fecero, quasi vittima di scrupoli insulsi, la coscienza altrui, sia infine
schiacciando i loro competitori più timorosi.
134.
Così, traviando dal retto sentiero i dirigenti della economia, fu naturale che
anche il volgo degli operai venisse precipitando nello stesso abisso, e ciò
tanto più che molti sovraintendenti delle officine sfruttavano i loro operai,
come semplici macchine, senza curarsi delle loro anime, anzi neppure pensando
ai loro interessi superiori. E in verità fa orrore il considerare i gravissimi
pericoli a cui sono esposti nelle moderne officine i costumi degli operai (dei
giovani specialmente) e il pudore delle giovani e delle donne, gli impedimenti
che spesso il presente ordinamento economico e soprattutto le condizioni
affatto irrazionali dell’abitazione recano all’unione e alla intimità della
vita di famiglia; alle difficoltà di santificare debitamente i giorni di festa;
all’universale indebolimento di quel senso veramente cristiano, onde prima
anche persone rozze e ignoranti sapevano elevarsi ad alti ideali, laddove ora è
sottentrata l’unica ansia di procacciarsi comecchessia la vita quotidiana. E
così il lavoro corporale, che la divina Provvidenza, anche dopo il peccato
originale, aveva stabilito come esercizio in bene del corpo insieme e
dell’anima, si viene convertendo in uno strumento di perversione: la materia
inerte, cioè, esce nobilitata dalla fabbrica, le persone invece si corrompono e
si avviliscono.
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