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Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica Verbi Sponsa IntraText CT - Lettura del testo |
22. La formazione delle claustrali mira a preparare la persona alla totale consacrazione di sé a Dio nella sequela di Cristo, secondo la forma di vita unicamente ordinata alla contemplazione, propria della loro peculiare missione nella Chiesa.72
La formazione deve raggiungere in profondità la persona, mirando ad unificarla in un progressivo itinerario di conformazione a Gesù Cristo e alla sua totale oblazione al Padre. Il metodo ad essa proprio deve perciò assumere ed esprimere la caratteristica della totalità,73 educando alla sapienza del cuore.74 E chiaro che tale formazione, proprio perché tende alla trasformazione di tutta la persona, non cessa mai.
Le particolari esigenze della formazione di coloro che sono chiamate alla vita integralmente contemplativa sono state espresse nell'Istruzione Potissimum institutioni (Parte IV, 72-85).
La formazione delle contemplative è primariamente formazione alla fede, « fondamento e primizia di una contemplazione autentica... ».75 Mediante la fede infatti si impara a scorgere la costante presenza di Dio per aderire nella carità al suo mistero di comunione.
Il rinnovamento della vita contemplativa è affidato, in gran parte, alla formazione che riguarda le singole monache e l'intera comunità, affinché possano pervenire alla realizzazione del progetto divino mediante l'assimilazione del proprio carisma.
23. Particolare importanza assume, a tale scopo, il programma formativo, ispirato al carisma specifico, che deve comprendere ben distinti gli anni iniziali fino alla professione solenne o perpetua e quelli successivi, che dovranno assicurare la perseveranza nella fedeltà per l'intera esistenza. A tale scopo le comunità claustrali abbiano una ratio formationis adeguata,76 che farà parte del diritto proprio, dopo essere stata sottoposta alla Santa Sede, previo voto deliberativo del Capitolo conventuale.
Il contesto delle culture del nostro tempo comporta per gli Istituti di vita contemplativa un livello di preparazione adeguata alla dignità e alle esigenze di questo stato di vita consacrata. Pertanto i monasteri richiedano dalle candidate, prima dell'ammissione al noviziato, quel grado di maturità personale ed affettiva, umana e spirituale che le renda idonee alla fedeltà e alla comprensione della natura della vita interamente ordinata alla contemplazione in clausura. Gli obblighi propri della vita claustrale devono essere ben noti e accettati dalle singole candidate nel primo periodo della formazione, comunque non oltre l'emissione dei voti solenni o perpetui.77
Lo studio della Parola di Dio, della tradizione dei Padri, dei documenti del Magistero, della liturgia, della spiritualità e della teologia, deve costituire la base dottrinale della formazione, mirando ad offrire i fondamenti della conoscenza del mistero di Dio contenuti nella Rivelazione cristiana, « scrutando alla luce della fede tutta la verità racchiusa nel mistero di Cristo ».78
La vita contemplativa deve continuamente attingere al mistero di Dio, perciò è essenziale dare alle monache le basi e il metodo per una formazione personale e comunitaria che siano costanti e non lasciate ad esperienze periodiche.
24. La norma generale è che tutto il ciclo della formazione iniziale e permanente si svolga all'interno del monastero. L'assenza di attività esterne e la stabilità dei membri consente di seguire gradualmente e con maggiore partecipazione le diverse tappe della formazione. Nel proprio monastero la monaca cresce e matura nella vita spirituale e raggiunge la grazia della contemplazione. La formazione nel proprio monastero ha anche il vantaggio di favorire l'armonia dell'intera comunità. Il monastero, inoltre, con il suo caratteristico ambiente e ritmo di vita, è il luogo più conveniente per compiere il cammino formativo,79 poiché l'alimento quotidiano dell'Eucarestia, la liturgia, la lectio divina, la devozione mariana, l'ascesi e il lavoro, l'esercizio della carità fraterna e l'esperienza della solitudine e del silenzio, costituiscono momenti e fattori essenziali della formazione alla vita contemplativa.
La Superiora di un monastero, quale prima responsabile della formazione,80 provveda ad un adeguato cammino formativo iniziale delle candidate. Promuova anche la formazione permanente delle monache, insegnando a nutrirsi del mistero di Dio che continuamente si dona nella liturgia e nei vari momenti della vita monastica, offrendo i mezzi adeguati per la formazione spirituale e dottrinale e, infine, stimolando ad una crescita continua come esigenza di fedeltà al dono sempre nuovo della divina chiamata.
La formazione è un diritto e un dovere di ogni monastero, che può avvalersi anche della collaborazione di persone esterne, soprattutto dell'Istituto al quale eventualmente fosse consociato. Se è il caso, la Superiora potrà permettere di seguire quei corsi per corrispondenza che riguardano le materie del programma formativo del monastero.
Quando un monastero non può bastare a se stesso, alcuni servizi d'insegnamento comuni si potranno organizzare in uno dei monasteri del medesimo Istituto e, ordinariamente, della stessa area geografica. I monasteri interessati ne determineranno le modalità, la frequenza e la durata, in modo da rispettare le caratteristiche fondamentali della vocazione contemplativa in clausura e le indicazioni della propria ratio formationis. La normativa della clausura vale anche per le uscite per motivo di formazione.81
La frequenza dei corsi di formazione non può comunque sostituire la formazione sistematica e graduale nella propria comunità.
Ogni monastero deve poter essere, di fatto, l'artefice della propria vitalità e del suo avvenire; bisogna, pertanto, che divenga autosufficiente soprattutto nel campo della formazione, che non può essere diretta solo ad alcuni dei suoi membri, ma deve coinvolgere l'intera comunità, perché sia luogo di fervente progresso e crescita spirituale.