17. Pensiamo altresì alla
situazione precaria di un grande numero di lavoratori emigrati, la cui
condizione di stranieri rende ancor più difficile, da parte dei medesimi, ogni
rivendicazione sociale, nonostante la loro reale partecipazione allo sforzo
economico del paese che li accoglie. È urgente che nei loro confronti si sappia
superare un atteggiamento strettamente nazionalistico, per creare uno statuto
che riconosca un diritto all’emigrazione, favorisca la loro integrazione,
faciliti la loro promozione professionale e consenta ad essi l’accesso ad un
alloggio decente, dove, occorrendo, possano essere raggiunti dalle loro
famiglie.
A questa categoria si aggiungono le
popolazioni che, per trovare lavoro, sottrarsi ad una catastrofe o ad un clima
ostile, abbandonano le loro regioni e si trovano sradicate presso altre genti.
È dovere di tutti, e specialmente dei cristiani, lavorare con energia per instaurare
la fraternità universale, base indispensabile di una giustizia autentica e
condizione di una pace duratura: "Non possiamo invocare Dio, Padre di
tutti gli uomini, se rifiutiamo di comportarci da fratelli verso alcuni tra gli
uomini che sono creati ad immagine di Dio. La relazione dell’uomo con Dio Padre
e quella dell’uomo con gli altri uomini, suoi fratelli, sono tanto connesse che
la Scrittura dice: "Chi non ama, non conosce Dio" (1Gv 4,8)".
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