38. In questo mondo dominato
dal mutamento scientifico e tecnico, che rischia di trascinarlo verso un nuovo
positivismo, sorge un altro dubbio ancora più essenziale. Ecco che l’uomo, dopo
essersi applicato a sottomettere razionalmente la natura, si trova come
imprigionato egli stesso nella morsa della sua razionalità; a sua volta diventa
oggetto di scienza. Le "scienze sull’uomo" hanno raggiunto oggi uno
slancio significativo. Da una parte esse sottopongono ad un esame critico e
radicale le cognizioni finora accettate dal momento che queste cominciano ad
apparire o troppo empiriche o troppo teoriche. D’altra parte, la necessità
metodologica e l’ "a priori" ideologico le conducono troppo spesso a
isolare, nella moltitudine delle situazioni, qualche comportamento umano per
darne una spiegazione che pretende di essere globale, o almeno una
interpretazione che si vorrebbe totalizzante a partire da un punto di vista
puramente quantitativo o fenomenologico. Questa riduzione scientifica tradisce
una pericolosa pretesa. Privilegiare così tale aspetto dell’analisi, significa
mutilare l’uomo e, sotto le apparenze di un processo scientifico, rendersi
incapaci di comprenderlo nella sua totalità.
39. Non bisogna essere meno
attenti all’azione che le scienze sull’uomo possono provocare dando origine
alla elaborazione di modelli sociali da imporre poi come tipi di condotta
scientificamente provati. L’uomo può diventare allora oggetto di manipolazioni
che orientano i suoi desideri e i suoi bisogni, che modificano i suoi
comportamenti e persino il suo sistema di valori. Nessun dubbio che in ciò c’è
un grave pericolo per la società di domani e per l’uomo medesimo. Se tutti sono
d’accordo nella costruzione di una nuova società posta al servizio degli
uomini, ancora bisogna sapere di quale uomo si tratta.
40. Il sospetto delle scienze
sull’uomo colpisce il cristiano più degli altri, ma non lo trova disarmato. Qui
va rintracciato, e noi lo scrivemmo già nella Populorum Progressio, l’apporto
specifico della chiesa alle civiltà: " In comunione con le migliori
aspirazioni degli uomini e soffrendo di vederle insoddisfatte, la chiesa
desidera aiutarle a raggiungere la loro piena fioritura, e a questo fine offre
loro ciò che possiede in proprio: una visione globale dell’uomo e dell’umanità
". Dovrebbe allora la chiesa contestare le scienze sull’uomo nel loro
cammino e denunciare la loro pretesa? Come per le scienze della natura, la
chiesa confida in questa ricerca e invita i cristiani ad esservi attivamente
presenti. Sollecitati dalla stessa esigenza scientifica e dal desiderio di
conoscere meglio l’uomo, ma pure illuminati dalla loro fede, i cristiani dedicati
alle scienze sull’uomo instaureranno un dialogo, che si preannunzia fruttuoso,
fra la chiesa e questo nuovo campo di scoperte. È evidente che ogni disciplina
scientifica non potrà afferrare, nella sua specificità, che un aspetto
parziale, sia pur vero, dell’uomo; la totalità e il significato le sfuggono. Ma
all’interno di questi limiti, le scienze sull’uomo assicurano una funzione
positiva che la chiesa volentieri riconosce. Esse possono dilatare le
prospettive della libertà umana offrendo un campo più largo di quello che i
condizionamenti già calcolati lasciavano prevedere. Potranno anche aiutare la
morale sociale e cristiana, che vedrà restringersi certamente il suo campo
allorché si tratta di proporre certi modelli sociali, mentre la sua funzione di
critica e di superamento diventerà più forte mostrando il carattere relativo
dei comportamenti e dei valori che tale società presentava come definitivi e
inerenti alla natura stessa dell’uomo. Condizione indispensabile e insieme
insufficiente di una scoperta migliore dell’umano, queste scienze sono un
linguaggio sempre più complesso, ma che dilata, più che non riempia, il mistero
del cuore dell’uomo e non dà la risposta completa e definitiva al desiderio che
sale dalle profondità del suo essere.
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