41. Questa migliore conoscenza
dell’uomo permette di meglio criticare e mettere in luce una nozione
fondamentale che sta alla base delle società moderne, sia come spinta che come
misura e obiettivo: il progresso. A partire dal secolo XIX le società
occidentali e parecchie altre al loro contatto hanno riposto la loro speranza
in un progresso continuamente rinnovato, indefinito. Questo progresso appariva
loro come lo sforzo di liberazione dell’uomo nei confronti delle necessità
della natura e delle coartazioni sociali; era la condizione e la misura della
libertà umana! Diffuso dai mezzi moderni d’informazione e dallo stimolo del
sapere e di consumi più estesi, il progresso diventa una ideologia
onnipresente. Tuttavia un dubbio nasce oggi sia sul suo valore sia sulla sua
riuscita. Che significa questa caccia inesorabile d’un progresso che sfugge
ogni volta che si è persuasi di averlo conquistato? Non dominato, esso lascia
insoddisfatti. Senza dubbio si sono denunziati, a giusto titolo, i limiti e
anche i danni d’una crescita economica puramente quantitativa, e ci si auspica
di raggiungere anche obiettivi di ordine qualitativo. La qualità e la verità
dei rapporti umani, il grado di partecipazione e di responsabilità sono non
meno significativi e importanti per il divenire della società, che la quantità
e la varietà dei beni prodotti e consumati. Superando la tentazione di volere
tutto misurare in termini di efficienza e di mercato, in rapporti di forza e
d’interessi, oggi l’uomo desidera sostituire sempre più a questi criteri
quantitativi l’intensità della comunicazione, la diffusione del sapere e della
cultura, il servizio reciproco, la concentrazione per uno scopo comune. Non
consiste il vero progresso nello sviluppo della coscienza morale che condurrà l’uomo
ad assumersi solidarietà allargate e ad aprirsi liberamente agli altri e a Dio?
Per un cristiano, il progresso si imbatte necessariamente nel mistero
escatologico della morte: la morte del Cristo e la sua risurrezione, l’impulso
dello Spirito del Signore aiutano l’uomo a situare la sua libertà creatrice e
riconoscente nella verità di ogni progresso, nella sola speranza che non
delude.
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