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Paulus PP. VI
Octogesima adveniens

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  • III. I CRISTIANI DINNANZI AI NUOVI PROBLEMI.
    • 1. Per una più grande giustizia.
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1. Per una più grande giustizia.

43. Resta ancora da instaurare una più grande giustizia nella ripartizione dei beni, sia all’interno delle comunità nazionali che sul piano internazionale. Negli scambi mondiali, bisogna superare i rapporti di forza, per giungere ad accordi fondati sulla comune utilità. I rapporti di forza, infatti, non hanno mai garantito la giustizia in modo durevole e vero, anche se in certi momenti l’alternarsi delle posizioni può spesso permettere di trovare condizioni più facili di dialogo. L’uso della forza provoca l’intervento di forze contrarie, donde un clima di lotte che sfociano in situazioni estreme di violenza e in abusi. Ma il dovere più importante della giustizia, e noi l’abbiamo spesso affermato, è di consentire a ogni paese di promuovere il proprio sviluppo nel quadro di una cooperazione esente da qualunque spirito di dominio, economico e politico. Certamente è grande la complessità dei problemi sollevati nell’intrecciarsi attuale delle interdipendenze; bisogna anche avere il coraggio d’iniziare una revisione dei rapporti tra le nazioni (divisione internazionale della produzione, struttura degli scambi, controllo dei profitti, sistema monetario, senza dimenticare le azioni di solidarietà umana), di mettere in questione i modelli di crescita delle nazioni ricche, di trasformare le mentalità per aprirle alla priorità del dovere internazionale, di rinnovare gli organismi internazionali in vista di una maggiore efficienza.

44. Sotto la spinta dei nuovi sistemi di produzione si fendono le frontiere nazionali e si vedono apparire nuove potenze economiche, le imprese multinazionali, che per la concentrazione e la flessibilità dei loro mezzi possono applicare strategie autonome, in gran parte indipendenti dai poteri politici nazionali, e perciò senza controllo dal punto di vista del bene comune. Estendendo le loro attività, questi organismi privati possono condurre a una nuova forma abusiva di dominio economico, sul piano sociale, culturale e anche politico. La concentrazione eccessiva dei mezzi e dei poteri, già denunciata da Pio XI in occasione del quarantesimo anniversario della Rerum novarum, prende concretamente un nuovo volto.




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