43. Resta ancora da instaurare
una più grande giustizia nella ripartizione dei beni, sia all’interno delle
comunità nazionali che sul piano internazionale. Negli scambi mondiali, bisogna
superare i rapporti di forza, per giungere ad accordi fondati sulla comune
utilità. I rapporti di forza, infatti, non hanno mai garantito la giustizia in
modo durevole e vero, anche se in certi momenti l’alternarsi delle posizioni
può spesso permettere di trovare condizioni più facili di dialogo. L’uso della
forza provoca l’intervento di forze contrarie, donde un clima di lotte che
sfociano in situazioni estreme di violenza e in abusi. Ma il dovere più
importante della giustizia, e noi l’abbiamo spesso affermato, è di consentire a
ogni paese di promuovere il proprio sviluppo nel quadro di una cooperazione
esente da qualunque spirito di dominio, economico e politico. Certamente è
grande la complessità dei problemi sollevati nell’intrecciarsi attuale delle
interdipendenze; bisogna anche avere il coraggio d’iniziare una revisione dei
rapporti tra le nazioni (divisione internazionale della produzione, struttura
degli scambi, controllo dei profitti, sistema monetario, senza dimenticare le
azioni di solidarietà umana), di mettere in questione i modelli di crescita
delle nazioni ricche, di trasformare le mentalità per aprirle alla priorità del
dovere internazionale, di rinnovare gli organismi internazionali in vista di
una maggiore efficienza.
44. Sotto la spinta dei nuovi
sistemi di produzione si fendono le frontiere nazionali e si vedono apparire
nuove potenze economiche, le imprese multinazionali, che per la concentrazione
e la flessibilità dei loro mezzi possono applicare strategie autonome, in gran parte
indipendenti dai poteri politici nazionali, e perciò senza controllo dal punto
di vista del bene comune. Estendendo le loro attività, questi organismi privati
possono condurre a una nuova forma abusiva di dominio economico, sul piano
sociale, culturale e anche politico. La concentrazione eccessiva dei mezzi e
dei poteri, già denunciata da Pio XI in occasione del quarantesimo anniversario
della Rerum novarum, prende concretamente un nuovo volto.
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