46. Non è forse qui che appare
un limite radicale dell’ economia? L’attività economica, che è necessaria, può
essere "sorgente di fraternità e segno della Provvidenza" se posta al
servizio dell’uomo; essa è l’occasione di scambi concreti tra gli uomini, di
diritti riconosciuti, di servizi resi, di dignità affermata nel lavoro. Terreno
spesso di confronto e di dominio, essa può instaurare dialoghi e favorire
cooperazioni. Tuttavia essa rischia di assorbire, se eccede, le forze e la
libertà. È la ragione per cui si palesa necessario il passaggio dall’economia
alla politica. È vero che sotto il termine "politica" sono possibili
molte confusioni che devono essere chiarite; ma ciascuno sente che nel settore
sociale ed economico, sia nazionale che internazionale, l’ultima decisione
spetta al potere politico.
Codesto, in quanto è il vincolo naturale e
necessario per assicurare la coesione del corpo sociale, deve avere per scopo
la realizzazione del bene comune. Esso agisce, nel rispetto delle legittime
libertà degli individui, delle famiglie e dei gruppi sussidiari, al fine di
creare, efficacemente e a vantaggio di tutti, le condizioni richieste per
raggiungere il vero e completo bene dell’uomo, ivi compreso il suo fine
spirituale. Esso si muove nei limiti della sua competenza, che possono essere
diversi secondo i paesi e i popoli; e interviene sempre nella sollecitudine
della giustizia e della dedizione al bene comune, di cui ha la responsabilità
ultima. Tuttavia non elimina così il campo d’azione e le responsabilità degli
individui e dei corpi intermedi, onde questi concorrono alla realizzazione del
bene comune. in effetti, " l’oggetto di ogni intervento in materia è di
porgere aiuto ai membri del corpo sociale, non già di distruggerli o di
assorbirli ". Conforme alla propria vocazione, il potere politico deve
sapersi disimpegnare dagli interessi particolari per considerare attentamente
la propria responsabilità nei riguardi del bene di tutti, superando anche i
limiti nazionali. Prendere sul serio la politica nei suoi diversi livelli -
locale, regionale, nazionale e mondiale - significa affermare il dovere
dell’uomo, di ogni uomo, di riconoscere la realtà concreta e il valore della
libertà di scelta che gli è offerta per cercare di realizzare insieme il bene
della città, della nazione, dell’umanità. La politica è una maniera esigente -
ma non è la sola - di vivere l’impegno cristiano al servizio degli altri. Senza
certamente risolvere ogni problema, essa si sforza di dare soluzioni ai
rapporti fra gli uomini. La sua sfera è larga e conglobante, ma non esclusiva.
Un atteggiamento invadente, tendente a farne un assoluto, costituirebbe un
grave pericolo. Pur riconoscendo l’autonomia della realtà politica, i
cristiani, sollecitati ad entrare in questo campo di azione, si sforzeranno di
raggiungere una coerenza tra le loro opzioni e il vangelo e di dare, pur in
mezzo ad un legittimo pluralismo, una testimonianza personale e collettiva
della serietà della loro fede mediante un servizio efficiente e disinteressato
agli uomini.
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