50. Nelle situazioni concrete
e tenendo conto delle solidarietà vissute da ciascuno, bisogna riconoscere una
legittima varietà di opzioni possibili. Una medesima fede cristiana può
condurre a impegni diversi. La chiesa invita tutti i cristiani al duplice
compito d’animazione e d’innovazione per fare evolvere le strutture e adattarle
ai veri bisogni presenti. Ai cristiani che sembrano, a prima vista, opporsi
partendo da opzioni differenti, essa chiede uno sforzo di reciproca
comprensione per le posizioni e le motivazioni dell’altro; un esame leale dei
propri comportamenti e della loro rettitudine suggerirà a ciascuno un
atteggiamento di carità più profonda che, pur riconoscendo le differenze, crede
tuttavia alle possibilità di convergenza e di unità: "Ciò che unisce i
fedeli è, in effetti, più forte di ciò che li separa".
È vero che molti, inseriti nelle strutture e
nei condizionamenti moderni, sono determinati dalle loro abitudini mentali,
dalle loro funzioni, quando non dalla tutela degli interessi materiali. Taluni
risentono così profondamente la solidarietà delle classi e delle culture, che giungono
a condividere senza riserve ogni giudizio e ogni opzione del loro ambiente.
Ciascuno avrà cura di esaminare se stesso e di fare spuntare quella vera
libertà nel Cristo che apre all’universale in mezzo alle condizioni più
particolari.
51. Anche qui le
organizzazioni cristiane, nelle loro forme differenti, hanno ugualmente una
responsabilità di azione collettiva. Senza sostituirsi alle istituzioni della
società civile, esse devono esprimere a loro modo e superando il loro
particolarismo, le esigenze concrete della fede cristiana in una trasformazione
giusta, e quindi necessaria, della società. Oggi più che mai la parola di Dio
non potrà essere annunciata e ascoltata se ad essa non si accompagna la
testimonianza della potenza dello Spirito santo che opera nell’azione dei
cristiani posta al servizio dei fratelli, proprio su quei punti dove sono in
gioco la loro esistenza e il loro avvenire.
52. Confidandole queste
riflessioni, noi abbiamo certamente coscienza, signor cardinale, di non aver
toccato tutti i problemi sociali che interessano oggi l’uomo di fede e gli
uomini di buona volontà. Le recenti dichiarazioni che noi abbiamo fatto - alle
quali si aggiunge il suo messaggio in occasione del lancio del secondo decennio
di sviluppo, concernente soprattutto i doveri della collettività delle nazioni
nella grave questione dello sviluppo integrale e solidale dell’uomo - sono
ancora presenti negli spiriti. Noi rivolgiamo adesso le presenti considerazioni
nell’intento di fornire al consiglio dei laici e alla pontificia commissione
" Iustitia et Pax " nuovi elementi, e, al tempo stesso, un
incoraggiamento per proseguire nel loro compito di "risvegliare il popolo
di Dio a una piena intelligenza della sua funzione nell’ora presente" e di
"promuovere l’apostolato sul piano internazionale". È con questi
sentimenti che noi le impartiamo, signor cardinale, la nostra benedizione
apostolica.
Roma, S. Pietro, 14 maggio 1971, anno
ottavo del nostro pontificato.
|