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Paulus PP. VI
Octogesima adveniens

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  • IV. INVITO ALL’AZIONE.
    • 2. Pluralismo delle opzioni.
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2. Pluralismo delle opzioni.

50. Nelle situazioni concrete e tenendo conto delle solidarietà vissute da ciascuno, bisogna riconoscere una legittima varietà di opzioni possibili. Una medesima fede cristiana può condurre a impegni diversi. La chiesa invita tutti i cristiani al duplice compito d’animazione e d’innovazione per fare evolvere le strutture e adattarle ai veri bisogni presenti. Ai cristiani che sembrano, a prima vista, opporsi partendo da opzioni differenti, essa chiede uno sforzo di reciproca comprensione per le posizioni e le motivazioni dell’altro; un esame leale dei propri comportamenti e della loro rettitudine suggerirà a ciascuno un atteggiamento di carità più profonda che, pur riconoscendo le differenze, crede tuttavia alle possibilità di convergenza e di unità: "Ciò che unisce i fedeli è, in effetti, più forte di ciò che li separa".

È vero che molti, inseriti nelle strutture e nei condizionamenti moderni, sono determinati dalle loro abitudini mentali, dalle loro funzioni, quando non dalla tutela degli interessi materiali. Taluni risentono così profondamente la solidarietà delle classi e delle culture, che giungono a condividere senza riserve ogni giudizio e ogni opzione del loro ambiente. Ciascuno avrà cura di esaminare se stesso e di fare spuntare quella vera libertà nel Cristo che apre all’universale in mezzo alle condizioni più particolari.

51. Anche qui le organizzazioni cristiane, nelle loro forme differenti, hanno ugualmente una responsabilità di azione collettiva. Senza sostituirsi alle istituzioni della società civile, esse devono esprimere a loro modo e superando il loro particolarismo, le esigenze concrete della fede cristiana in una trasformazione giusta, e quindi necessaria, della società. Oggi più che mai la parola di Dio non potrà essere annunciata e ascoltata se ad essa non si accompagna la testimonianza della potenza dello Spirito santo che opera nell’azione dei cristiani posta al servizio dei fratelli, proprio su quei punti dove sono in gioco la loro esistenza e il loro avvenire.

52. Confidandole queste riflessioni, noi abbiamo certamente coscienza, signor cardinale, di non aver toccato tutti i problemi sociali che interessano oggi l’uomo di fede e gli uomini di buona volontà. Le recenti dichiarazioni che noi abbiamo fatto - alle quali si aggiunge il suo messaggio in occasione del lancio del secondo decennio di sviluppo, concernente soprattutto i doveri della collettività delle nazioni nella grave questione dello sviluppo integrale e solidale dell’uomo - sono ancora presenti negli spiriti. Noi rivolgiamo adesso le presenti considerazioni nell’intento di fornire al consiglio dei laici e alla pontificia commissione " Iustitia et Pax " nuovi elementi, e, al tempo stesso, un incoraggiamento per proseguire nel loro compito di "risvegliare il popolo di Dio a una piena intelligenza della sua funzione nell’ora presente" e di "promuovere l’apostolato sul piano internazionale". È con questi sentimenti che noi le impartiamo, signor cardinale, la nostra benedizione apostolica.

Roma, S. Pietro, 14 maggio 1971, anno ottavo del nostro pontificato.




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