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Paulus PP. VI Octogesima adveniens IntraText CT - Lettura del testo |
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I. NUOVI PROBLEMI SOCIALI.1. L’urbanesimo.8. Un fenomeno di grande importanza attira la nostra attenzione, sia nei paesi industrializzati come nelle nazioni in via di sviluppo: l’urbanesimo. Dopo lunghi secoli, la civiltà agricola va declinando. Ma si dedica sufficiente attenzione al buon ordinamento e al miglioramento della vita dei rurali, la cui condizione economica di inferiorità e talvolta di miseria provoca l’esodo verso i tristi ammassamenti delle periferie, dove non troveranno né impiego né alloggio? L’esodo permanente dalle campagne, la crescita dell’industria, la continua spinta demografica, l’attrazione dei centri urbani conducono a concentramenti di popolazione, dei quali a fatica si riesce ad immaginare l’ampiezza, tanto che già si parla di megalopoli, raggruppanti parecchie decine di milioni di abitanti. Certo, ci sono delle città, la cui dimensione assicura un migliore equilibrio della popolazione. In grado di offrire una occupazione ai rurali che si rendessero disponibili a seguito dei progressi dell’agricoltura, esse permettono un buon ordinamento dell’ambiente umano, tale da evitare la diffusione del proletariato e l’ammassamento dei grandi agglomerati. 9. La crescita smisurata delle città accompagna l’espansione industriale, senza identificarsi con essa. Basata sulla ricerca tecnologica e sulla trasformazione della natura, l’industrializzazione prosegue senza sosta il suo cammino, dando prova di una creatività inesauribile. Mentre talune imprese si sviluppano e si concentrano, altre si spengono o si spostano, creando nuovi problemi sociali: disoccupazione professionale o regionale, riqualificazione e mobilità delle persone, adattamento permanente dei lavoratori, disparità di condizioni nei diversi settori dell’industria. Utilizzando gli strumenti moderni della pubblicità, una competizione senza limiti lancia instancabilmente nuovi prodotti e cerca di attirare il consumatore, mentre i vecchi impianti industriali, ancora in grado di produrre, diventano inutili. Mentre vasti strati di popolazione non riescono ancora a soddisfare i loro bisogni primari, ci si sforza di crearne di superflui. Ci si può allora chiedere, con ragione, se nonostante tutte le sue conquiste, l’uomo non rivolga contro se stesso i risultati della sua attività. Dopo aver affermato un necessario dominio sulla natura, non diventa ora schiavo degli oggetti che produce? |
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