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Voi saprete ugualmente capire il lamento di tante vite, trascinate nel vortice
implacabile del lavoro per il rendimento, del profitto per il godimento, del
consumo, che, a sua volta, costringe ad una fatica talora inumana. Un aspetto
essenziale della vostra povertà sarà dunque quello di attestare il senso umano
del lavoro, svolto in libertà di spirito e restituito alla sua natura di mezzo
di sostentamento e di servizio. Non ha messo il concilio, molto a proposito,
l’accento sulla vostra necessaria sottomissione alla "legge comune del
lavoro"?. Guadagnare la vostra vita e quella dei vostri fratelli o delle
vostre sorelle, aiutare i poveri con il vostro lavoro: ecco i doveri che
incombono su di voi. Ma le vostre attività non possono derogare alla vocazione
dei vostri diversi istituti, né comportare abitualmente lavori, che siano tali
da sostituirsi ai loro compiti specifici. Esse non dovrebbero neppure
trascinarvi in alcuna maniera verso la secolarizzazione, con detrimento della
vita religiosa. Siate dunque solleciti dello spirito, che ci anima: quale
fallimento sarebbe, se vi sentiste "valorizzati" unicamente dalla
retribuzione di lavori profani.
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