27.
Aggiungiamo anche questo: più voi esercitate la vostra responsabilità, tanto
più diventa necessario rinnovare, nel suo pieno significato, il dono di voi
stessi. Il Signore impone a ciascuno l’obbligo di " perdere la propria
vita ", se vuole seguirlo. Voi osserverete questo precetto, accettando le
direttive dei vostri superiori come una garanzia della vostra professione
religiosa, che è " offerta totale della vostra volontà personale come
sacrificio di voi stessi a Dio ". L’obbedienza cristiana è una
sottomissione incondizionata al volere divino. Ma la vostra è più rigorosa,
perché voi l’avete fatta oggetto di una dedizione speciale, e l’orizzonte delle
vostre scelte è limitato dai vostri impegni. È un atto completo della vostra
libertà che sta all’origine della vostra presente condizione: vostro dovere è
di renderlo sempre più vivo, sia con la vostra stessa iniziativa, sia con
l’assenso che prestate di cuore agli ordini dei vostri superiori. Così il
concilio enumera tra i benefici dello stato religioso " una libertà
corroborata dall’obbedienza ", e sottolinea che tale obbedienza, "
lungi dal diminuire la dignità della persona umana, la conduce a maturità,
facendo sviluppare la libertà dei figli di Dio ".
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