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Paulus PP. VI
Gaudete in Domino

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V. UNA GIOIA PER TUTTO IL MONDO.

1. Ascoltando questa voce molteplice e unisona dei santi, avremmo forse dimenticato la presente condizione della società umana, in apparenza tanto poco interessata ai beni soprannaturali? Avremmo forse sopravvalutato le aspirazioni spirituali dei cittadini del nostro tempo? Avremmo forse riservato la nostra esortazione unicamente ad un piccolo numero di dotti e di sapienti? Non possiamo ignorare che il vangelo è stato annunziato prima di tutto ai poveri e agli umili, nello splendore della sua semplicità e nella pienezza del suo contenuto.

2. Nel rievocare questo luminoso orizzonte della gioia cristiana, non abbiamo dunque certamente pensato che esso potesse scoraggiare qualcuno di voi, fratelli e figli amatissimi, che sentite il vostro cuore combattuto quando la chiamata di Dio vi raggiunge. Al contrario, noi sentiamo che la nostra gioia, al pari della vostra, sarà completa solo se ci rivolgeremo insieme, con piena fiducia, verso " Gesù, autore e perfezionatore della fede. Egli, in cambio della gioia che gli era posta innanzi, si sottopose alla croce, disprezzando l’ignominia, e si è assiso alla destra del trono di Dio. Pensate attentamente a colui che ha sopportato contro di sé una così grande ostilità da parte dei peccatori, perché non vi stanchiate perdendovi d’animo".

3. L’invito rivolto da Dio Padre a partecipare pienamente alla gioia di Abramo, alla festa eterna delle nozze dell’agnello, è una convocazione universale. Ogni uomo, purché si renda attento e disponibile, può percepirla nell’intimo del proprio cuore, in modo del tutto particolare in questo anno santo, in cui la chiesa apre a tutti più largamente i tesori della misericordia di Dio. " Per voi infatti è la promessa e per i vostri figli e per tutti quelli che sono lontani, quanti ne chiamerà il Signore Dio nostro ".

4. Noi non potremmo pensare al popolo di Dio in maniera astratta. Il nostro sguardo si rivolge innanzitutto al mondo dei bambini. Finché trovano nell’amore di chi è loro vicino la sicurezza di cui hanno bisogno, essi hanno anche la capacità di assimilazione, di stupore, di fiducia, di spontaneità nel donarsi, Essi sono idonei alla gioia evangelica. Chi vuole entrare nel regno, ci dice Gesù, deve innanzitutto guardare a loro.

5. E ancora, noi raggiungiamo col pensiero tutti coloro che ricoprono piena responsabilità familiare, professionale, sociale. Il peso dei loro compiti, in un mondo estremamente instabile, toglie loro troppo spesso la possibilità di gustare le gioie quotidiane. Ma ciononostante esse esistono, e lo Spirito santo vuole aiutarli a riscoprirle, a purificarle, a condividerle.

6. Noi pensiamo al mondo dei sofferenti, a tutti coloro che stanno volgendo al termine della vita. La gioia di Dio bussa alla porta delle loro sofferenze fisiche e morali, non certamente per deriderli, ma per compiervi la sua paradossale opera di trasfigurazione.

7. Il nostro spirito e il nostro cuore si rivolgono anche verso coloro che vivono al di della sfera visibile del popolo di Dio. Conformando la loro vita ai richiami più profondi della propria coscienza, che è l’eco della voce di Dio, anch’essi sono sulla via della gioia.

8. Ma il popolo di Dio non può avanzare senza guide. Sono i pastori, i teologi, i maestri di spirito, i sacerdoti e quanti con essi collaborano all’animazione delle comunità cristiane. La loro missione è di aiutare i fratelli ad incamminarsi sui sentieri della gioia evangelica, in mezzo alle realtà di cui è costituita la loro vita e dalle quali non potrebbero evadere.

9. Sì, l’immenso amore di Dio chiama coloro che provengono dai diversi punti dell’orizzonte a confluire verso la città celeste, sia che si trovino - in questo anno santo - vicini o ancora lontani. E dato che tutti questi convocati - cioè tutti noi - restiamo in qualche misura peccatori, occorre che cessiamo di indurire il nostro cuore, per ascoltare la voce del Signore e accogliere la proposta del grande perdono, così come l’annunciava il profeta Geremia: " Li purificherò da tutta l’iniquità con cui hanno peccato contro di me e perdonerò tutte le iniquità che hanno commesso verso di me e per cui si sono ribellati contro di me. Ciò sarà per me titolo di gioia, di lode e di gloria tra tutti i popoli della terra ". E poiché questa promessa di perdono, e tante altre, ricevono il loro significato definitivo nel sacrificio redentore di Gesù, servo sofferente , soltanto lui può dirci, in questo momento cruciale della vita dell’umanità: " Convertitevi e credete al vangelo ". Il Signore vuol soprattutto farci comprendere che la conversione richiesta non è assolutamente un passo indietro, come avviene invece col peccato. Viceversa, la conversione è mettersi sulla giusta strada, progredire nella vera libertà e nella gioia. È risposta ad un invito che proviene da lui, amoroso, rispettoso e pressante nello stesso tempo: " Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime ".

10. Infatti, vi è forse un peso più opprimente del peccato? Un’angoscia più desolata di quella del prodigo, descritta dall’evangelista san Luca? Al contrario, quale incontro più sconvolgente di quello tra il Padre, paziente e misericordioso, e il figlio tornato sui suoi passi? " Ci sarà più gioia in cielo per un peccatore convertito, che per novantanove giusti che non hanno bisogno di conversione ". Ma chi è senza peccato, al di fuori di Cristo e della sua madre immacolata? Perciò l’anno santo - promessa di giubilo per tutto il popolo - col suo invito a tornare al Padre nel pentimento è anche un richiamo a riscoprire il significato e la pratica del sacramento della riconciliazione. Sulla scia della migliore tradizione spirituale, noi ricordiamo ai fedeli e ai loro pastori che l’accusa delle colpe gravi è necessaria, e che la confessione frequente resta una sorgente privilegiata di santità, di pace e di gioia.




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