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Leon Battista Alberti Apologi ed elogi IntraText CT - Lettura del testo |
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Il lupo.
Un pastore aveva legato con una lunghissima fune un asinello ad una vite vecchia e fradicia e si era allontanato nella vigna a raccogliere legna. Accadde che, mentre l'asinello cercava di brucare fronde un po' lontane, si sradicò la vite a cui era legato. L'asinello tirando il tronco attaccato alla fune scalpitava in lungo e in largo. Un lupo anzianotto, vedendo di fronte a sé l'asinello scorazzare. Così disse tra sé: "C'è stato mai per me un giorno più adatto e sicuro per far bottino? Non c'è un cane, né un custode, né un difensore, contro cui combattere per la preda. E quel che mi stupisce non vedo da nessun lato il pastore. Sebbene io non reputi costui pericoloso, dato che è decrepito e invalido, tuttavia mi rallegro che qui non esistono difficoltà anche minime. Mi posso ben vantare; chi è più forte e audace di me? Anche tralasciando le altre innumerevoli palme e corone, ho eliminato l'avo di questo delicato asinello che si trovava nel branco, prendendomi beffe dei cani. E che spirito, che vigore ebbi allora nella fiorente età. Ora, sebbene io sia anziano e più lento, non mi è tuttavia diminuita la forza e la ferocia. La famiglia di questo asinello sa bene che le cose stanno così. Io da giovane li ho divorati mentre erano nel pieno del loro vigore e da vecchio ho sostenuto uno scontro formidabile col fratello di costui, l'asino più solido e valente di tutti. Ed inoltre atterrii il pastore che gettava terra contro di me con la maestà del mio viso e con l'esibizione della potenza dei miei denti, tanto che lo costrinsi a restarsene fermo e a tremare. E tu, deboluccio, nipote di tanti lutti, ti muoverai impunemente davanti ai miei occhi? Questa gente, mi sembra, è nata per essere nostra preda". Mentre il lupo ruminava tra sé questo discorso, l'asinello vagando entrò in una vicina caverna. I pastori, per custodire il gregge, avevano chiuso quest'antro con graticci, mettendo soltanto una porta di vimini sull'uscio. Il lupo, frattanto, disse: "Potrò lodare abbastanza l'odierna fortuna o farò in modo di perdere con la negligenza l'opportunità che essa mi ha dato? Scappo ad arraffare con maestria quel che l'occasione ha voluto mi appartenesse". Detto ciò, si inoltrò subito nell'antro. Il luogo era piuttosto oscuro; perciò si diede il caso che l'asinello fuggisse a precipizio dall'antro dalla parte opposta a quella per cui era entrato. L'apertura della grotta, avviluppandosi alla fune e al tronco che veniva trascinato, lo seguì nella fuga. Il lupo restò così chiuso nell'antro e invano tentando di uscire con le unghie, con i denti, con tutte le sue forze, supplichevole, affidava la sua salvezza all'asinello. Ma questi, legato alla fune, atterrito, quanto più si dava alla fuga, tanto più era saldamente trattenuto dalla porta che lo impigliava. Frattanto sopraggiunse il pastore che cercava asinello; quando gli fu chiara la situazione, chiuse più strettamente la porta e disse: "Ecco, o malvagio, come ti ha abbandonato la tua antica arroganza e la tua insaziabile crudeltà: un inerme asinello ha ingannato un brigante matricolato e ha fatto prigioniero un energumeno. Non ti vergogni di quel che fai contro la tua dignità; hai smesso senza alcun decoro le tue antiche e orgogliose maniere, per assumere queste così dimesse e vergognosamente vili? Con tuo gran disdoro ti sei mostrato supplichevole davanti ad un pivellino? Non è decoroso che tu, abituato alle armi e pronto all'incontrollata e impunita aggressività, abbia deposto il contegno e l'orgoglio abituali, tanto da chiedere venia con animo così dimesso e vile a chi riuscivi prima ad atterrire con la sola vista? Sconta, o sciagurato, il tuo giusto castigo". Dopo queste parole il pastore gettò su di lui un gran mucchio di pietre e aggiunse: "Non ti sembra che siano oltremodo dure le zolle che prima disprezzavi?". Infine massacrò di colpi il lupo e lo scannò e con la sua pelle, come se fossero le spoglie di un nemico, ornò magnificamente l'asinello. Con questo esempio vorrei che si comprendesse che ci sono nel genere umano taluni individui simili ai lupi, che non cessano di molestare con ogni specie di tormenti e offese i cittadini pacifici e calmi. Bisogna ricordare ad essi che un inerme e fuggiasco asinello legato intrappolò il lupo, inveterato predone, portandolo alla morte e ai più gravi castighi proprio in quel luogo dove si credeva più sicuro e felice.
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