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Leon Battista Alberti
Istorietta amorosa fra Leonora De' Bardi e Ippolito Bondelmonti

IntraText - Concordanze

(Hapax - parole che occorrono una sola volta)


-1--omai | onest-zia

                                             grassetto = Testo principale
    Paragrafo                                grigio = Testo di commento
1 1| -1-~ ~Nella magnifica e bellissima 2 | 10 3 11| 11-~ ~E però disse Leonora: « 4 | 12 5 | 13 6 | 14 7 | 15 8 | 16 9 | 17 10 | 2 11 | 3 12 | 4 13 | 5 14 | 6 15 | 7 16 | 8 17 | 9 18 8| Monticelli, e quivi dall'abasessa ricevuto in camera, fu da 19 3| era tornato in tedio, e abbandonati tutti li suoi amici e compagni, 20 6| queste parole con gli occhi abbondanti di lacrime, si voltò dall' 21 3| insieme a lei e a me fai abbondare angosciosi pensieri? Questo 22 14| lacrime si gli gittò al collo abbracciandolo e baciandolo. «Figliolo - 23 10| benigno?». E credendo di abbracciare Ippolito, stringeva le braccia 24 6| fato. Dolce madre, vogliate accordarvi col volere d'essa fortuna, 25 13| tutta si smarrì, e partitasi accortamente da tavola se n'andò in camera, 26 10| tacea. Leonora, come fu addormentata, si sognava essere con Ippolito, 27 9| queste parole la fanciulla s'addormentò.~ 28 6| figliuolo non ti voglio adimandare, già questa risposta non 29 12| podestà. El giovane, essendo adomandato dal podestà, rispose come 30 15| sentimenti naturali, cadde adrieto in terra come morta. E presto 31 | adunque 32 5| non so se ti ricorda degli affanni che io ho portati per allevarti, 33 6| alcuno aiuto, non vogliate aggravare l'anima con maggiore dolore». 34 13| poteva parlare; anzi tutta aghiacciata, serrato l'uscio della camera 35 4| il male, non lo potevano aiutare. Onde che la sua madre, 36 2| tu che tante pene in me alberghi e riposi? Perché non umili 37 4| che, dove egli era il più allegro, festivo, lieto, giocondo, 38 5| che mai figliuolo fusse allevato. E per maggiore mio dolore 39 3| occhi miei guardarono tanto alto, poiché di lì nascere doveano 40 | altri 41 3| amore di quella che tanto m'ama. Piacciavi, o fati, cavarmi 42 10| queste parole li valorosi amanti mescolavano sospiri, baci 43 9| essere dove è la sua cara e amantissima Leonora. O dio d'amore, 44 16| braccia sopra il collo dell'amato Ippolito. Il cavaliere stupefatto 45 7| casa, fece ad Ippolito l'ambasciata dell'abadessa; il quale 46 17| allegrezza e consolazione d'amicizia, di roba e di bellissimi 47 11| daremo compimento alli nostri amorosi desiri. Ma prima che di 48 | anche 49 | ancora 50 9| l'ora di riposarsi, tutte andarono a dormire, quale in una 51 12| Ippolito e domandollo dov'egli andasse con quella scala a tal ora. 52 15| e vedutolo, dalla grande angoscia occupati li sentimenti naturali, 53 3| lei e a me fai abbondare angosciosi pensieri? Questo certo da 54 1| de' Bondelmonti, cavaliere animoso e di grande affare, e così 55 2| antiqua inimicizia, perché le antique discordie nacquero mai in 56 7| molti ragionamenti ella aperse il suo cuore all'abadessa, 57 16| conoscendo io la manifesta e aperta ingiustizia, non solo ad 58 5| colpi di fortuna, e assai appagata io mi teneva dell'amore 59 12| la maladetta fortuna gli apparecchiò uno strano caso, e questo 60 13| vedendo che già il giorno appariva, tirato il filo dentro, 61 16| mio sposo. Altrimenti io appello a Dio e al mondo, chiamando 62 12| podestà, maravigliatosi dell'appetito bestiale del giovane, il 63 10| mettevi la tua vita nel mio arbitrio, togli la tua arme e di 64 3| costei pel gran timore dell'ardua nimicizia.~ 65 7| tutto il caso gli paresse arduo e difficile, pure per confortare 66 16| ciascuna strana persona arei io fatto questo che io ho 67 1| di trecento persone bene armate. E così l'odio nella inimicizia 68 10| mio arbitrio, togli la tua arme e di me fa il tuo volere 69 9| tua salvazione lasciarti arrivare al tuo fine. Ma vinta dalla 70 16| quivi aspettava che Ippolito arrivasse dinanzi alla sua porta. 71 12| già appresso al canto che arrivava alle case di Leonora, la 72 11| il nostro amore, con ogni arte s'ingegneria tormi la vita, 73 13| parole la povera fanciulla, asciutti gli occhi, se n'andò in 74 10| gridare, anzi benignamente ascolta el misero amante che per 75 9| lato dove Ippolito stava ascoso, tendendo le braccia diceva: « 76 10| non gli parve più tempo d'aspettare, e quivi senza spogliarsi 77 2| duro caso! Perché tanta asprezza, perché tanta crudeltà ne' 78 3| di questa, dove tu come aspro e crudele insieme a lei 79 14| fece raffermare a banco, e assegnogli il termine a produrre ogni 80 11| a piè della finestra, e attaccherai la scala a quel filo che 81 11| suso un capo della scala e attaccherollo al ferro della finestra, 82 7| Ippolito che si conforti e che attenda a guarire bene, e che domenica 83 12| de' Bardi, dove Leonora l'attendeva dalla finestra. Di che, 84 8| E dette queste parole attese la risposta.~ 85 1| grande potenza e ricchezza attraevano a sé quasi tutta la terra 86 | avete 87 | avevano 88 9| abbraccerei e bacerei io, quanto avida e devota ti narrerei i miei 89 11| avverrebbe quello che suole avvenire, cioè che per congiunzione 90 11| sapendosi l'amor nostro, non ci avverrebbe quello che suole avvenire, 91 15| partitisi dal palazzo, s'avviorono verso la casa di messer 92 7| voi mi terrete secreto, v'avviso come alla mia salute non 93 9| quante volte t'abbraccerei e bacerei io, quanto avida e devota 94 10| Ippolito, stringeva le braccia baciando il vento. Ippolito vedendo 95 14| al collo abbracciandolo e baciandolo. «Figliolo - disse'egli - 96 10| stato un poco, cominciando a baciarla, ella dal sonno si destò, 97 14| podestà lo fece raffermare a banco, e assegnogli il termine 98 6| farmi la morte più dura. Bastimi le pene mie; onde che, essendo 99 12| vedendo la sua umanitate, bellezza e infinita gentilezza; ma 100 17| d'amicizia, di roba e di bellissimi figliuoli.~Che, diremo dunque 101 9| giovane, e io giovane; tu bellissimo, e io ti piaccio; tu me 102 4| giovane di Firenze, più bello, più fresco e universale, 103 6| contenta, da me mai sarai benedetto; e così l'anima tua col 104 10| piace, non gridare, anzi benignamente ascolta el misero amante 105 10| destino c'è stato tanto benigno?». E credendo di abbracciare 106 11| che a te, e se io mangio, beo, dormo, o quello che mi 107 3| consolazione si stava in sul letto, bestemmiando la crudele disposizione 108 12| maravigliatosi dell'appetito bestiale del giovane, il quale era 109 14| di questa giustizia, ma bisognandomi seguitare l'ufficio mio, 110 14| sente. E certo non ti faceva bisogno la roba d'altri. Ma la fortuna 111 15| in camera, gli parve quel botto della campana gli desse 112 7| Bardi, la mia vita sarà brevissima». La madre con tutto il 113 7| quale confortatosi molto, in brievi giorni tutto si riebbe.~ 114 16| della porta, e prese la briglia del cavallo dov'era il cavaliere, 115 15| mio vederne sì oscuro e brutto fine, almeno l'anima mia 116 15| Il podestà la mattina a buon'ora fa mettere fuori lo stendardo, 117 7| grandemente pietosa, con buone parole s'ingegnò di confortare 118 7| provvederò al tuo fatto in buono modo». E partitasi dal figliuolo 119 5| portati per allevarti, e dei caldi, freddi, fame, sete, sonni 120 6| da te. Ma poiché di me ti cale sì poco, maladetto sia quanto 121 15| vestito di nero con molti canapi intorti alla gola fra due 122 12| essendo già appresso al canto che arrivava alle case di 123 2| essere figliuola del loro capitale inimico. La fanciulla allo 124 12| arebbe voluto che gli fusse capitato alle mani, vedendo la sua 125 2| pigliata licenza dalle sue care compagne, se n'andò in casa, 126 1| città di Firenze sono due casati d'antiqua nobiltà e gentilezza, 127 10| ecco con questa coltella mi cava di tanto affanno». E cavatosi 128 3| m'ama. Piacciavi, o fati, cavarmi di questi martiri, perché 129 10| cava di tanto affanno». E cavatosi un pugnale da lato, el diede 130 13| diss'ella - perché non mi cavi di queste pene? Ahi, sventurata 131 5| che a me vuogli tenere celato il tuo dolore, acciocché 132 12| del podestà, andando alla cerca di notte e vedendo Ippolito, 133 6| volere d'essa fortuna, e non cercate di sapere quello che v'abbi 134 4| madre erano molto dolenti. E cercato da' medici quale fusse la 135 4| del male del figliuolo, cercò con molti ingegni di sapere 136 16| appello a Dio e al mondo, chiamando vendetta di tanta ingiustizia, 137 1| ebbe una sola figliuola chiamata Leonora. Dell'altra parte 138 1| una parte il principale si chiamava messer Amerigo de' Bardi, 139 | ciascuno 140 4| essendogli venuto a noia il cibo, si mutò tutto di complessione 141 | cinque 142 16| giustizia ciascuno debb'essere coadiutore, così a propulsione dell' 143 2| feritosi insieme con la coda dell'occhio, si dimostraro 144 10| morte mia, ecco con questa coltella mi cava di tanto affanno». 145 15| quale suono gli parve uno coltello nel cuore. E fattasi alla 146 | com' 147 16| intesa la novità del caso, comandò che li giovani fussino menati 148 10| e quivi stato un poco, cominciando a baciarla, ella dal sonno 149 15| domanda lecita e onesta, commise al cavaliere che andando 150 16| poteva fare la cosa palese comodamente, bisognava che di notte 151 10| d'Ippolito, e vedendo la comodità del tempo, disse: «Ippolito, 152 2| pigliata licenza dalle sue care compagne, se n'andò in casa, e fattasi 153 3| abbandonati tutti li suoi amici e compagni, poco usciva di camera; 154 2| partendosi Leonora con la sua compagnia, Ippolito la seguitava assai 155 11| modo assai spesso daremo compimento alli nostri amorosi desiri. 156 4| il cibo, si mutò tutto di complessione in modo che, dove egli era 157 15| volta la campana, e letta la condannazione, Ippolito disse al podestà: « 158 16| stupefatto del caso, vedendo la condizione del giovine e della fanciulla, 159 10| quale è qui per la tal via condotto in camera». E quivi gli 160 15| vorrei secondo il mio potere conducere a migliore fine. E però 161 9| non bisognava che io ti conducessi qui; anzi come nimica della 162 14| volontà ha confessato e confessa, e raffermato il delitto. 163 8| da lei assai teneramente confortato. Alla quale Ippolito pietosamente 164 7| dell'abadessa; il quale confortatosi molto, in brievi giorni 165 7| Dite ad Ippolito che si conforti e che attenda a guarire 166 7| diletto. Di questo molto si confortò la donna, alla quale l'abadessa 167 11| suole avvenire, cioè che per congiunzione di matrimonio si onestasse 168 2| lontano, intanto che lui conobbe lei essere figliuola del 169 11| scritti nel tuo viso. Tu conosci quanto pericolo noi incorriamo 170 4| pigliando poco di conforto e consumandosi dallo affanno, i medici 171 3| tenera gioventù in lacrime si consumi? Certo io veggio la mia 172 5| e non mi lasciare sanza contento dell'ultima domanda». E 173 4| non trovavano altro che continua malinconia che nocesse al 174 17| mandaro per molte donne e convitate notabilissime, e fatta una 175 10| Ippolito, essendo dietro alla cortina, vedeva e udiva ogni cosa, 176 13| temendo varie e diverse cose. La mattina la novella si 177 6| sanza alcuna lacrima con costante animo disse: «Madre, assai 178 | costei 179 5| allevarti in più delicatezze e costumi che mai figliuolo fusse 180 11| nostro amore. E perché tu non creda che io ami te con manco 181 9| in camera secondo il suo credere, cominciò a dirizzare la 182 7| mia, - diss'egli, - se io credessi che altra persona che voi 183 13| ad imbolare, sì che io mi credo che lui sarà giustiziato 184 5| alla tua presenza di dolore creparmi il cuore. Dolcissimo figliuolo, 185 2| amore diceva: «O iniqua e crudelissima fortuna, nemica d'ogni piacere, 186 6| delle mie membra sazierò il crudelissimo fato. Dolce madre, vogliate 187 1| inimicizia vecchia assai crudelmente insanguinate, per modo che 188 3| inimicizia paterna: «Ahi fiero e crudo amore, ingrato di tanta 189 | cui 190 5| figliuolo, poiché non ti curi del morire, almeno la tua 191 | da' 192 | dallo 193 8| questi sono colpi che non si danno a patto, è piaciuto alla 194 11| questo modo assai spesso daremo compimento alli nostri amorosi 195 4| trovava, non era possibile dargli rimedio, e non rimediando, 196 10| deliberarono non maculare la fede data all'abadessa.~ 197 3| affanno della mia singulare dea che 'l mio». E fra sì dolorosi 198 16| della giustizia ciascuno debb'essere coadiutore, così 199 16| dell'ingiustizia ogni uomo debbe essere defensore. Quello 200 16| ingiustizia ogni uomo debbe essere defensore. Quello che io ho difeso 201 | degli 202 | dei 203 10| sospiri, baci e lacrime, e deliberarono non maculare la fede data 204 7| e infine disse com'ella deliberava di dare modo alla salute 205 5| amore e per allevarti in più delicatezze e costumi che mai figliuolo 206 14| confessa, e raffermato il delitto. Dio sa che a me duole d' 207 | dentro 208 10| tu con tante lacrime hai desiderato, e sono venuto a quello 209 12| e quivi con grandissimo desiderio aspettava el venerdì. E 210 13| ladro. Onde che a tavola desinando messer Amerigo, ed essendovi 211 10| te sangue, anzi ogni mio desio, da quel che amor mi 212 11| compimento alli nostri amorosi desiri. Ma prima che di qui partiamo, 213 10| baciarla, ella dal sonno si destò, e trovandosi gente allato, 214 9| bacerei io, quanto avida e devota ti narrerei i miei presenti 215 8| Dio e per voi la mia madre dica avere la vita racquistata 216 | dice 217 5| maggiore mio dolore già sono diciott'anni che mai madre fu più 218 2| Ippolito, il quale era d'anni diciotto, ancora lui in Santo Giovanni, 219 14| acciocché tu sappi se io ti dico il vero, io voglio che tu 220 10| cavatosi un pugnale da lato, el diede nelle mani di Leonora, la 221 | dietro 222 16| lui, però che, siccome a difensione della giustizia ciascuno 223 14| termine a produrre ogni sua difesa. Di che giunto il termine, 224 16| defensore. Quello che io ho difeso iuxta il mio potere è Ippolito, 225 7| caso gli paresse arduo e difficile, pure per confortare il 226 4| dallo affanno, i medici lo difidarono dicendo che, se la cagione 227 9| paterna ne sturba li nostri diletti. Tu se' giovane, e io giovane; 228 7| lui vedrebbe Leonora a suo diletto. Di questo molto si confortò 229 5| più in lacrime consumare. Dimmi adunque, o cara speranza, 230 1| insino che amore volse dimostrare con le sue forze di quanto 231 2| la coda dell'occhio, si dimostraro il loro amore essere parimente 232 3| manco fuoco di lei, sanza dire alcuna parola, conoscendo 233 17| bellissimi figliuoli.~Che, diremo dunque male dell'amore che 234 9| suo credere, cominciò a dirizzare la sua mente verso Ippolito, 235 7| sapere quello che io vi dirò, certo io mi tacerei. Ma 236 16| da piangere, come furiosa discese la scala, e quivi aspettava 237 2| inimicizia, perché le antique discordie nacquero mai in fra gli 238 2| punsono il cuore d'amoroso disire in tale maniera che, prima 239 6| poiché la crudele fortuna ha disposto nella mia gioventute tormi 240 7| quale l'abadessa disse: «Dite ad Ippolito che si conforti 241 4| li sentimenti naturali, divenia di giorno in giorno più 242 16| della fanciulla, cominciò a divenire timido e dubbioso che partito 243 4| universale, in breve tempo divenne melanconico, magro, solitario, 244 17| erano stati nemici a morte, divennono tanto amici per lo parentado 245 13| venuto, e temendo varie e diverse cose. La mattina la novella 246 1| quasi tutta la terra in divisione. E dell'una parte il principale 247 17| animo, paura, dolore e dolcezza.~ ~ ~- FINE -~ 248 12| rispondere altro che con dolcissimi baci ringraziarla, e tornandosi 249 5| dolore creparmi il cuore. Dolcissimo figliuolo, poiché non ti 250 2| finestra, se n'andò in camera dolendosi della fortuna. E quanto 251 4| altro bene. E tanto più gli doleva quanto, non sapendo il male, 252 14| neanche quella della tua dolorosa madre, la quale io lasciai 253 3| dea che 'l mio». E fra sì dolorosi pensieri il nobile giovane 254 4| magro, solitario, pallido, doloroso e saturnino più che altro 255 15| de' Bardi, acciocché possa domandare perdono dell'odio che io 256 16| le merita; se no, io vi domando ragione, e che voi mi rendiate 257 2| finestra, vedendo Ippolito, domandò una sua vicina chi lui fusse. 258 12| fece che giunse Ippolito e domandollo dov'egli andasse con quella 259 9| salvare la tua vita. E però domani dopo desinare tu ti starai 260 4| sapere che gli gravasse, né donde la malinconia procedesse, 261 11| te, e se io mangio, beo, dormo, o quello che mi faccia, 262 11| qual cosa so che molto ti dorrebbe. Io non ho cuore che pensi 263 3| alto, poiché di lì nascere doveano tanti tormenti e tanti martiri. 264 16| dubbioso che partito lui dovesse pigliare. La Signoria di 265 16| cominciò a divenire timido e dubbioso che partito lui dovesse 266 12| volenteroso a seguitarlo, dubitando che non fusse qualche ladro, 267 7| il figliuolo disse: «Non dubitare, che io provvederò al tuo 268 17| el parentado, e dove già dugent'anni e' Bardi e Bondelmonti 269 6| dolore farmi la morte più dura. Bastimi le pene mie; onde 270 16| disse: «Niuno si maravigli, eccelsi Signori, di quello che io 271 | ecco 272 | eccoti 273 10| la vita e la morte mia, d'eleggere di me quello che ti piace. 274 8| per maggior mio duolo m'è entrata nel cuore. E certo che la 275 10| ella stendeva le braccia, s'entrò allato a lei in sul letto, 276 2| loro amore essere parimente equale, non conoscendo però lui 277 14| che a me duole d'essere esecutore di questa giustizia, ma 278 | essa 279 | essendogli 280 | essendovi 281 | esser 282 | esso 283 2| nostri passati? Perché non s'estinguono, che tanto fuoco quanto 284 15| mandandomi alla giustizia, che io facci la via da casa de' Bardi, 285 11| dormo, o quello che mi faccia, tutti li miei pensieri 286 | facesse 287 | facessero 288 | facessi 289 4| festivo, lieto, giocondo, faceto giovane di Firenze, più 290 | fai 291 5| allevarti, e dei caldi, freddi, fame, sete, sonni e vigilie ho 292 15| con lo stendardo e con la famiglia dell'officiale partitisi 293 | far 294 | farai 295 | farmi 296 14| quello che la disposizione fatale ha deliberato. E acciocché 297 | fatta 298 | fatte 299 15| E presto tornata in sé, fecesi alla finestra; ed eccoti 300 10| fa il tuo volere come di fedelissima serva». E insieme con queste 301 2| s'innamorò. E più volte feritosi insieme con la coda dell' 302 17| fatta una bellissima festa fermarono el parentado, e dove già 303 11| scala e attaccherollo al ferro della finestra, e tu allora 304 4| egli era il più allegro, festivo, lieto, giocondo, faceto 305 14| abbracciandolo e baciandolo. «Figliolo - disse'egli - a mal punto 306 17| di roba e di bellissimi figliuoli.~Che, diremo dunque male 307 3| Certo io veggio la mia vita finire per l'amore di quella che 308 16| il cavaliere, dicendo: «Fino che la vita mi starà in 309 9| poiché la tua domanda è fondata in sulla onestate, delibero 310 14| messer Bondelmonte con un fonte di lacrime si gli gittò 311 16| la sua donna si merita le forche, certo lui le merita; se 312 8| disse: «Madonna, assai di forza hanno i colpi dell'amore, 313 1| volse dimostrare con le sue forze di quanto vigore sia 'l 314 5| allevarti, e dei caldi, freddi, fame, sete, sonni e vigilie 315 4| Firenze, più bello, più fresco e universale, in breve tempo 316 12| cominciò a seguitarlo E fuggendo lui, la berretta gli cadde, 317 12| rispetto della scala e del fuggire suo e della confessione, 318 16| tempo da piangere, come furiosa discese la scala, e quivi 319 | furono 320 14| disse'egli - a mal punto ti generai, poiché per te tal duolo 321 10| sonno si destò, e trovandosi gente allato, tutta spaurita fu 322 13| il sangue dal dolore più ghiaccio che neve. Poi riavutasi 323 4| allegro, festivo, lieto, giocondo, faceto giovane di Firenze, 324 3| piacque, mi sottomisi al tuo giogo! Perché di tante pulcelle 325 6| nutricò. E poiché 'l morire ti giova per lasciarmi male contenta, 326 16| del caso, comandò che li giovani fussino menati dinanzi alli 327 3| sofferisci tu che la mia tenera gioventù in lacrime si consumi? Certo 328 6| fortuna ha disposto nella mia gioventute tormi la vita, vi conforto 329 16| vedendo la condizione del giovine e della fanciulla, cominciò 330 13| per tuo amore Ippolito è giudicato a vergognosa morte? Non 331 16| inique sentenze e malvagi giudici».~ 332 12| ladro, e tanto fece che giunse Ippolito e domandollo dov' 333 14| ogni sua difesa. Di che giunto il termine, il podestà fa 334 16| pregando Iddio che con giusti occhi risguardi le vostre 335 13| io mi credo che lui sarà giustiziato come rubatore». Leonora, 336 7| chiamato Monticelli, al cui governo era una abadessa, sorella 337 2| ella assai ne fu dolente e grama, e partita dalla finestra, 338 7| natura umile, benigna e grandemente pietosa, con buone parole 339 15| pensiero levato, aspettava ne' grandi tormenti la morte d'Ippolito 340 1| de' Bardi, cavaliere di grandissima riputazione e prudente di 341 17| Leonora vissono lungo tempo in grandissimi piaceri con allegrezza e 342 5| tanta malinconia che ti grava in sì duro male. Se no, 343 4| Ippolito cominciò fortemente a gravarsi nel male, intanto che pigliando 344 4| non potendo sapere che gli gravasse, né donde la malinconia 345 3| di casa, perché nulla gli gravava altro che 'l non potere 346 10| vederti, e questo mercé e grazia della tua zia. Piacciati, 347 12| sera Ippolito dopo molte grazie e profferte fatte all'abadessa 348 7| Leonora, donna assai benigna e graziosa. E quivi, benché le inimicizie 349 2| si voltò celatamente, e guardando il giovane, con un amoroso 350 11| che in palese non potiamo guardarci, che ne' nostri cuori non 351 3| giorno che gli occhi miei guardarono tanto alto, poiché di lì 352 2| fanciulla, la quale per ventura guardava lui. E siccome si scontraro 353 7| conforti e che attenda a guarire bene, e che domenica sera 354 16| tanta ingiustizia, pregando Iddio che con giusti occhi risguardi 355 5| non aspettando già questi impii colpi di fortuna, e assai 356 2| fortuna. E quanto più era impossibile il vedersi spesso, tanto 357 7| partitasi dal figliuolo incontanente se n'andò ad un monasterio, 358 11| conosci quanto pericolo noi incorriamo sapendosi il nostro amore. 359 11| nostro amore, con ogni arte s'ingegneria tormi la vita, la qual cosa 360 4| figliuolo, cercò con molti ingegni di sapere da lui quale fusse 361 7| pietosa, con buone parole s'ingegnò di confortare l'affannata 362 9| consenti alla morte mia? Ahi, ingrata e sconoscentissima Leonora, 363 3| Ahi fiero e crudo amore, ingrato di tanta umiltate quanta 364 1| li quali essendo insieme inimici per la loro grande potenza 365 7| graziosa. E quivi, benché le inimicizie fussino fra' loro parenti, 366 2| figliuola del loro capitale inimico. La fanciulla allo entrare 367 2| lamentandosi dell'amore diceva: «O iniqua e crudelissima fortuna, 368 16| occhi risguardi le vostre inique sentenze e malvagi giudici».~ 369 8| provato, in tanto ch'è allo innamorato ogni cosa licita sanza alcuna 370 2| dell'altro fortemente s'innamorò. E più volte feritosi insieme 371 | innanzi 372 16| un malfattore, anzi uno innocente; non aiuto uno strano, anzi 373 1| vecchia assai crudelmente insanguinate, per modo che né messer 374 1| continuamente cresceva, insino che amore volse dimostrare 375 16| La Signoria di Firenze, intesa la novità del caso, comandò 376 2| sua vicina chi lui fusse. Intese come lui era figliuolo di 377 | intorno 378 15| di nero con molti canapi intorti alla gola fra due manigoldi, 379 6| che, essendo il mio male irreparabile, delle mie membra sazierò 380 | iuxta 381 6| affannata madre, sanza alcuna lacrima con costante animo disse: « 382 2| rinchiusa in camera sola, lamentandosi dell'amore diceva: «O iniqua 383 6| materna tenerezza, volti li languenti occhi verso l'affannata 384 14| dolorosa madre, la quale io lasciai in tanto pianto e dolore, 385 5| infelice madre, e non mi lasciare sanza contento dell'ultima 386 6| poiché 'l morire ti giova per lasciarmi male contenta, da me mai 387 9| nimica della tua salvazione lasciarti arrivare al tuo fine. Ma 388 16| meritato». E quivi scapigliata, lasciato il cavallo, gittò le sue 389 15| podestà, parendogli la domanda lecita e onesta, commise al cavaliere 390 16| consumare il matrimonio lecitamente. E poiché per la maledetta 391 16| E quivi menato Ippolito legato con la corda intorno alla 392 16| Ippolito, il quale è mio legittimo sposo e marito, ma a ciascuna 393 15| terza volta la campana, e letta la condannazione, Ippolito 394 3| guardarono tanto alto, poiché di nascere doveano tanti tormenti 395 8| allo innamorato ogni cosa licita sanza alcuna stima d'onore 396 7| parenti, fu dall'abadessa lietamente ricevuta; dove dopo molti 397 4| il più allegro, festivo, lieto, giocondo, faceto giovane 398 2| assai onestamente un poco di lontano, intanto che lui conobbe 399 8| settembre, la quale era il lunedì seguente, e fra le altre 400 12| questa scala in una berretta lunga la quale lui portava in 401 | lungo 402 10| lacrime, e deliberarono non maculare la fede data all'abadessa.~ 403 2| il vedersi spesso, tanto maggiormente cresceva l'amore d'ogni 404 1| -1-~ ~Nella magnifica e bellissima città di Firenze 405 4| tempo divenne melanconico, magro, solitario, pallido, doloroso 406 14| Figliolo - disse'egli - a mal punto ti generai, poiché 407 12| alle case di Leonora, la maladetta fortuna gli apparecchiò 408 6| poiché di me ti cale sì poco, maladetto sia quanto affanno mai per 409 3| crudele disposizione de' fati, maladicendo la perfida inimicizia paterna: « 410 6| col corpo vada con la mia maladizione».~ 411 16| lecitamente. E poiché per la maledetta nimicizia paterna non si 412 3| meritava la nostra fede. Maledetto sia il giorno che gli occhi 413 16| qui. Io non aiuto già un malfattore, anzi uno innocente; non 414 16| vostre inique sentenze e malvagi giudici».~ 415 4| altro della città. E infine, mancandogli li sentimenti naturali, 416 4| sentendosi crescere l'amore e mancare la speranza, cominciò per 417 15| vi priego che vi piaccia, mandandomi alla giustizia, che io facci 418 17| de' Signori e del popolo mandaro per molte donne e convitate 419 17| che la fanciulla diceva, mandati per li padri loro, li quali, 420 14| per far giustizia. E qui mandato pel padre d'Ippolito, «Vedi - 421 12| che usciti di camera ne mandò Leonora a casa; e la sera 422 11| altro che a te, e se io mangio, beo, dormo, o quello che 423 2| d'amoroso disire in tale maniera che, prima si partissino 424 16| perché conoscendo io la manifesta e aperta ingiustizia, non 425 15| intorti alla gola fra due manigoldi, il quale alla prima ebbe 426 16| popolo disse: «Niuno si maravigli, eccelsi Signori, di quello 427 12| andava a rubare. El podestà, maravigliatosi dell'appetito bestiale del 428 13| aspettando il suo Ippolito, si maravigliava di tanta tardanza, e infine 429 17| il popolo rimasono molto maravigliosi, e saputo da Ippolito esser 430 12| imbolare. Di che il cavaliere, maraviglioso del fatto, pur per rispetto 431 8| alla festa di Madonna Santa Maria di settembre, la quale era 432 13| mani del podestà; e sanza martirio ha confessato che andava 433 4| suoi assai furono dolenti, massime el suo padre e la sua madre, 434 6| amata Leonora, mosso da materna tenerezza, volti li languenti 435 4| negare e nel tacere, vinta da materno amore, in camera, sola col 436 4| in breve tempo divenne melanconico, magro, solitario, pallido, 437 6| irreparabile, delle mie membra sazierò il crudelissimo 438 12| della confessione, deliberò menare Ippolito seco al podestà. 439 16| comandò che li giovani fussino menati dinanzi alli Signori. E 440 16| mi starà in corpo, tu non menerai Ippolito alla morte la quale 441 9| in un'altra. L'abadessa menò Leonora seco alla camera 442 9| cominciò a dirizzare la sua mente verso Ippolito, e quivi 443 | mercé 444 16| morte la quale lui non ha meritato». E quivi scapigliata, lasciato 445 3| Questo certo da te non meritava la nostra fede. Maledetto 446 5| domanda». E continuamente mescolando con le parole lacrime e 447 10| parole li valorosi amanti mescolavano sospiri, baci e lacrime, 448 5| risguarda il ventre che nove mesi con tanto affanno ti portò; 449 3| nostra città, non mi hai messo nel cuore l'amore come di 450 12| il venerdì a notte, solo, messosi questa scala in una berretta 451 9| destino che nel cuore mi mettesti l'immagine del mio dolce 452 10| siccome poco avanti tu mettevi la tua vita nel mio arbitrio, 453 9| d'ogni piacere, come non metti tu pace fra' nostri padri? 454 15| il mio potere conducere a migliore fine. E però vi priego che 455 14| parli al tuo figliuolo». E miselo nel luogo ov'era Ippolito, 456 13| essendovi Leonora, lui dice alla moglie: «Non sai che 'l figlio 457 11| promettiamo di non torre altra mogliera o marito; anzi, poiché la 458 7| monasterio, dove stavano monache, chiamato Monticelli, al 459 4| che in breve tempo se ne morirebbe. Di questo i suoi assai 460 15| Leonora una volta prima che morisse. Di che 'l podestà, parendogli 461 9| piaccio; tu me ami e io moro per te. Perché non tu mio 462 15| cadde adrieto in terra come morta. E presto tornata in sé, 463 4| giorno più simile ad uomo morto che vivo; della qual cosa ' 464 6| avesse la sua amata Leonora, mosso da materna tenerezza, volti 465 5| teneramente piena di dolore, mostrandogli il petto disse: «Caro figliuolo, 466 10| misero amante che per te muore, il quale è qui per la tal 467 5| soave peso ti sollevorono. Muovati dunque compassione delle 468 4| fusse la cagione di tanta mutazione, non trovavano altro che 469 4| venuto a noia il cibo, si mutò tutto di complessione in 470 2| perché le antique discordie nacquero mai in fra gli nostri passati? 471 7| suo cuore all'abadessa, e narrandogli il caso la pregava di consiglio 472 9| quanto avida e devota ti narrerei i miei presenti e passati 473 10| in camera». E quivi gli narrò tutto il modo. Poi disse: « 474 3| tanto alto, poiché di lì nascere doveano tanti tormenti e 475 | neanche 476 4| figliuolo duro e pertinace nel negare e nel tacere, vinta da materno 477 5| ultima domanda non mi sia negata. Tempera omai le lacrime 478 17| Bondelmonti erano stati nemici a morte, divennono tanto 479 15| Ippolito tutto vestito di nero con molti canapi intorti 480 13| dolore più ghiaccio che neve. Poi riavutasi un poco, « 481 9| conducessi qui; anzi come nimica della tua salvazione lasciarti 482 3| l non potere vedere la ninfa amata, dove non osava di 483 | Niuno 484 3| sì dolorosi pensieri il nobile giovane la sua vita consumava, 485 1| sono due casati d'antiqua nobiltà e gentilezza, l'uno chiamato 486 4| continua malinconia che nocesse al giovane. Di che non potendo 487 4| già essendogli venuto a noia il cibo, si mutò tutto di 488 | nol 489 17| molte donne e convitate notabilissime, e fatta una bellissima 490 | nove 491 13| diverse cose. La mattina la novella si spande per Firenze come 492 16| Signoria di Firenze, intesa la novità del caso, comandò che li 493 13| sala a sentire se nulla di nuovo udiva del suo amante.~ 494 10| quello che ciascuna serva è obligata fare verso il suo signore. 495 2| insieme con la coda dell'occhio, si dimostraro il loro amore 496 11| inimicizia e crudeltà ci occiderebbono, e così 'l nostro amore 497 15| vedutolo, dalla grande angoscia occupati li sentimenti naturali, 498 10| disse: «Taci, Leonora, e odi 'l parlare mio. Sappi - 499 15| stendardo e con la famiglia dell'officiale partitisi dal palazzo, s' 500 | omai


-1--omai | onest-zia

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