-1--omai | onest-zia
grassetto = Testo principale
Paragrafo grigio = Testo di commento
501 15| parendogli la domanda lecita e onesta, commise al cavaliere che
502 2| Ippolito la seguitava assai onestamente un poco di lontano, intanto
503 11| congiunzione di matrimonio si onestasse l'amore, perché li nostri
504 9| domanda è fondata in sulla onestate, delibero col mio onore
505 16| sono molti giorni in uno onestissimo luogo mi tolse per sua donna,
506 | Or
507 11| venerdì notte alle cinque ore con una scala di corda a
508 3| la ninfa amata, dove non osava di passare da casa di costei
509 1| Amerigo né messer Bondelmonte osavano andare con manco di trecento
510 15| del corpo mio vederne sì oscuro e brutto fine, almeno l'
511 14| figliuolo». E miselo nel luogo ov'era Ippolito, al quale messer
512 9| piacere, come non metti tu pace fra' nostri padri? Dunque
513 15| dell'officiale partitisi dal palazzo, s'avviorono verso la casa
514 4| melanconico, magro, solitario, pallido, doloroso e saturnino più
515 13| si mise a sedere in sulla panca del letto, pensando qual
516 15| morisse. Di che 'l podestà, parendogli la domanda lecita e onesta,
517 7| inimicizie fussino fra' loro parenti, fu dall'abadessa lietamente
518 7| madre con tutto il caso gli paresse arduo e difficile, pure
519 17| per lo parentado che tutti parevano d'uno sangue. Ippolito e
520 6| pesa il dolore vostro a pari del mio, ma poiché la crudele
521 2| dimostraro il loro amore essere parimente equale, non conoscendo però
522 14| il vero, io voglio che tu parli al tuo figliuolo». E miselo
523 2| lui lei né lei lui. Di che partendosi Leonora con la sua compagnia,
524 11| desiri. Ma prima che di qui partiamo, voglio che a fede l'uno
525 2| tale maniera che, prima si partissino quivi dal tempio, l'uno
526 2| ne fu dolente e grama, e partita dalla finestra, se n'andò
527 15| famiglia dell'officiale partitisi dal palazzo, s'avviorono
528 2| quanto il mio almeno si pascesse del vedere?». E in simili
529 3| amata, dove non osava di passare da casa di costei pel gran
530 7| che quanto il suo onore patisse, lui vedrebbe Leonora a
531 5| sete, sonni e vigilie ho patite per tuo amore e per allevarti
532 8| colpi che non si danno a patto, è piaciuto alla fortuna
533 17| malinconia, piacere, animo, paura, dolore e dolcezza.~ ~ ~-
534 11| quel filo che tu troverai pendere della finestra, e io tirerò
535 13| in sulla panca del letto, pensando qual fusse la cagione che
536 11| dorrebbe. Io non ho cuore che pensi altro che a te, e se io
537 5| mia pena vuogli che io ti perda sanza alcuno aiuto, e per
538 5| della tua e mia di vita perdizione, ma più presto, o dolce
539 15| di casa per non avere a perdonare al suo nimico, e nelle loro
540 14| io ti priego che tu mi perdoni e che tu abbi pazienza a
541 15| acciocché possa domandare perdono dell'odio che io come nimico
542 3| de' fati, maladicendo la perfida inimicizia paterna: «Ahi
543 14| d'altri. Ma la fortuna ha permesso questo acciocché la vita
544 14| 14-~ ~Ippolito perseverava nella confessione, in tanto
545 4| trovando il figliuolo duro e pertinace nel negare e nel tacere,
546 6| Madre, assai mi stringe e pesa il dolore vostro a pari
547 5| tempo con dolce e soave peso ti sollevorono. Muovati
548 15| E però vi priego che vi piaccia, mandandomi alla giustizia,
549 3| quella che tanto m'ama. Piacciavi, o fati, cavarmi di questi
550 9| tu bellissimo, e io ti piaccio; tu me ami e io moro per
551 10| ogni tuo piacere; però, piacendoti la morte mia, ecco con questa
552 8| non si danno a patto, è piaciuto alla fortuna che di tante
553 10| chi t'ha menato qui? Qual pianeta, quale destino c'è stato
554 9| e il tuo Ippolito forse piange per tuo amore; tu qui ora
555 5| compassione delle lacrime, pianti, lamenti e sospiri della
556 14| quale io lasciai in tanto pianto e dolore, che io non so
557 11| con una scala di corda a piè della finestra, e attaccherai
558 5| tua misera madre, e quella pietà che non hai di te, abbi
559 7| umile, benigna e grandemente pietosa, con buone parole s'ingegnò
560 8| confortato. Alla quale Ippolito pietosamente disse: «Madonna, assai di
561 9| L'abadessa, udite le pietose parole d'Ippolito, disse: «
562 4| gravarsi nel male, intanto che pigliando poco di conforto e consumandosi
563 16| che partito lui dovesse pigliare. La Signoria di Firenze,
564 2| con un amoroso inchino pigliata licenza dalle sue care compagne,
565 5| degli affanni che io ho portati per allevarti, e dei caldi,
566 15| odio che io come nimico ho portato loro». Questo faceva Ippolito
567 5| mi teneva dell'amore ti portavo, veramente credendo che
568 11| io ti conforto che tu ti porti saviamente almeno per mio
569 5| mesi con tanto affanno ti portò; vedi il petto che con tanto
570 11| che ne' nostri cuori non possi entrare altro che nel mio
571 4| non si trovava, non era possibile dargli rimedio, e non rimediando,
572 13| serrato l'uscio della camera e postasi in sul letto, aveva il sangue
573 | poté
574 | potendo
575 1| inimici per la loro grande potenza e ricchezza attraevano a
576 | poter
577 | potete
578 | potevano
579 11| vuole che in palese non potiamo guardarci, che ne' nostri
580 13| altre dolorose parole la povera fanciulla, asciutti gli
581 16| vendetta di tanta ingiustizia, pregando Iddio che con giusti occhi
582 7| e narrandogli il caso la pregava di consiglio e d'aiuto.
583 16| gittò fuori della porta, e prese la briglia del cavallo dov'
584 9| devota ti narrerei i miei presenti e passati sospiri?». E dette
585 6| vi conforto a pazienza, e priegovi non vogliate in maggiore
586 12| figlio dell'uno de' due primi uomini di Firenze, volentieri
587 1| divisione. E dell'una parte il principale si chiamava messer Amerigo
588 4| né donde la malinconia procedesse, Ippolito cominciò fortemente
589 14| assegnogli il termine a produrre ogni sua difesa. Di che
590 12| Ippolito dopo molte grazie e profferte fatte all'abadessa se n'
591 10| ogni cosa, ma per la fede promessa mai volse fare parola, anzi
592 9| piacere. Ma voglio che tu mi prometta, quanto tu hai caro il suo
593 11| fede l'uno dell'altro ci promettiamo di non torre altra mogliera
594 9| alcuna violenza». Ippolito promisse all'abadessa quanto ella
595 16| essere coadiutore, così a propulsione dell'ingiustizia ogni uomo
596 8| quelle persone che non hanno provato, in tanto ch'è allo innamorato
597 7| disse: «Non dubitare, che io provvederò al tuo fatto in buono modo».
598 1| grandissima riputazione e prudente di consiglio, il quale nel
599 8| raccomando e alla vostra infinita prudenza, acciocché per Dio e per
600 10| affanno». E cavatosi un pugnale da lato, el diede nelle
601 3| tuo giogo! Perché di tante pulcelle quante bellissime sono nella
602 2| scontraro con gli occhi, si punsono il cuore d'amoroso disire
603 17| quella persona che mai non è punta dall'amore, non può sapere
604 | può
605 | pur
606 | qua
607 | qualche
608 | quanta
609 | quanti
610 | quasi
611 | quelle
612 | quest'
613 2| essendo già Leonora d'anni quindici, e andando il dì di Santo
614 5| tua dolente madre ti sia raccomandata. Che quest'ultima domanda
615 8| finita. A voi dunque mi raccomando e alla vostra infinita prudenza,
616 8| madre dica avere la vita racquistata del suo figliuolo». E dette
617 14| tanto che il podestà lo fece raffermare a banco, e assegnogli il
618 14| confessato e confessa, e raffermato il delitto. Dio sa che a
619 3| la sua vita consumava, e raro usciva di casa, perché nulla
620 16| domando ragione, e che voi mi rendiate il mio sposo. Altrimenti
621 15| alla sua Leonora, con uno reverente inchino da lei tolse l'ultima
622 13| più ghiaccio che neve. Poi riavutasi un poco, «Ahi, morte - diss'
623 1| la loro grande potenza e ricchezza attraevano a sé quasi tutta
624 1| Bondelmonti. Erano queste parte ricchissime e di roba e di superbia,
625 7| dall'abadessa lietamente ricevuta; dove dopo molti ragionamenti
626 8| Monticelli, e quivi dall'abasessa ricevuto in camera, fu da lei assai
627 5| Ippolito, io non so se ti ricorda degli affanni che io ho
628 7| in brievi giorni tutto si riebbe.~
629 4| possibile dargli rimedio, e non rimediando, che in breve tempo se ne
630 5| acciocché non si possa rimediare al male. Anzi per maggior
631 2| infelice Leonora alcuna volta rinchiusa in camera sola, lamentandosi
632 12| che con dolcissimi baci ringraziarla, e tornandosi drieto al
633 9| desinare, venendo l'ora di riposarsi, tutte andarono a dormire,
634 2| tante pene in me alberghi e riposi? Perché non umili tu li
635 1| cavaliere di grandissima riputazione e prudente di consiglio,
636 16| E quando Ippolito fu a riscontro, ed ella si gittò fuori
637 5| dolce e caro figliuolo mio, riserva l'una e l'altra. Piacciati,
638 5| disse: «Caro figliuolo, risguarda il ventre che nove mesi
639 2| Santo Giovanni, gli venne risguardata la fanciulla, la quale per
640 16| Iddio che con giusti occhi risguardi le vostre inique sentenze
641 12| maraviglioso del fatto, pur per rispetto della scala e del fuggire
642 11| quale ha una finestra che risponde sopra la strada. E perché
643 14| infelice Ippolito nulla rispondea; di che 'l padre dopo molti
644 12| grande allegrezza non poté rispondere altro che con dolcissimi
645 12| adomandato dal podestà, rispose come lui andava a rubare.
646 12| sua confessione, deliberò ritenerlo seguitando lo stile della
647 7| gli troverò». La donna, ritornata a casa, fece ad Ippolito
648 2| Giovanni a vedere la festa, e ritrovandosi Ippolito, il quale era d'
649 12| aspettava el venerdì. E ritrovata la scala di corda, il venerdì
650 5| di madre, in amore e in riverenza. Della qual cosa la tua
651 7| parole il valoroso Ippolito, rivolti verso la madre gli suoi
652 12| rispose come lui andava a rubare. El podestà, maravigliatosi
653 13| lui sarà giustiziato come rubatore». Leonora, udendo queste
654 14| raffermato il delitto. Dio sa che a me duole d'essere
655 13| gli occhi, se n'andò in sala a sentire se nulla di nuovo
656 16| andava a furare, esso doveva salire per la finestra della camera
657 9| verso Ippolito, e quivi salita nel letto diceva: «O fiero
658 12| sola, di buona voglia la salutò. Di che usciti di camera
659 9| anzi come nimica della tua salvazione lasciarti arrivare al tuo
660 | salvo
661 8| fanciulle alla festa di Madonna Santa Maria di settembre, la quale
662 4| più gli doleva quanto, non sapendo il male, non lo potevano
663 11| messer Amerigo mio padre sapesse il nostro amore, con ogni
664 15| Ippolito disse al podestà: «Voi sapete la grande inimicizia la
665 11| giorni celatamente senza saputa d'alcuno; e in questo modo
666 17| rimasono molto maravigliosi, e saputo da Ippolito esser vero tutto
667 | sarai
668 4| solitario, pallido, doloroso e saturnino più che altro della città.
669 11| conforto che tu ti porti saviamente almeno per mio amore se
670 6| irreparabile, delle mie membra sazierò il crudelissimo fato. Dolce
671 3| quella ch'egli sempre teneva scolpita nel cuore, di dolore e malinconia
672 9| morte mia? Ahi, ingrata e sconoscentissima Leonora, tu stai qui nel
673 11| tutti li miei pensieri sono scritti nel tuo viso. Tu conosci
674 15| la vita. Intanto suona la seconda e la terza volta la campana,
675 7| spero che voi mi terrete secreto, v'avviso come alla mia
676 13| il filo dentro, si mise a sedere in sulla panca del letto,
677 12| confessione, deliberò ritenerlo seguitando lo stile della ragione.~
678 14| giustizia, ma bisognandomi seguitare l'ufficio mio, io ti priego
679 2| sua compagnia, Ippolito la seguitava assai onestamente un poco
680 | sei
681 14| mio, quale è quello che sente. E certo non ti faceva bisogno
682 4| 4-~ ~Di che Ippolito, sentendosi crescere l'amore e mancare
683 16| risguardi le vostre inique sentenze e malvagi giudici».~
684 15| finestra, e intanto ella sentì la tromba, la quale va sonando
685 13| anzi tutta aghiacciata, serrato l'uscio della camera e postasi
686 9| seco alla camera sua, e serratola in camera se n'andò fuori.
687 5| dei caldi, freddi, fame, sete, sonni e vigilie ho patite
688 8| di Madonna Santa Maria di settembre, la quale era il lunedì
689 15| scontraro insieme con gli sguardi. Allora Ippolito con un
690 11| della finestra, e tu allora sicuramente te ne verrai su per la scala
691 10| obligata fare verso il suo signore. E però, dolce Ippolito
692 16| lui dovesse pigliare. La Signoria di Firenze, intesa la novità
693 4| di giorno in giorno più simile ad uomo morto che vivo;
694 2| pascesse del vedere?». E in simili e altre dolorose parole
695 3| duole l'affanno della mia singulare dea che 'l mio». E fra sì
696 13| queste parole, tutta si smarrì, e partitasi accortamente
697 5| tanto tempo con dolce e soave peso ti sollevorono. Muovati
698 10| come fu addormentata, si sognava essere con Ippolito, e in
699 10| essere con Ippolito, e in sogno diceva: «Oh Ippolito mio,
700 4| divenne melanconico, magro, solitario, pallido, doloroso e saturnino
701 5| con dolce e soave peso ti sollevorono. Muovati dunque compassione
702 | son
703 15| sentì la tromba, la quale va sonando quando alcuna va alla giustizia,
704 5| caldi, freddi, fame, sete, sonni e vigilie ho patite per
705 15| levato, quando la campana sonò, essendo in camera, gli
706 7| governo era una abadessa, sorella della madre di Leonora,
707 2| in fra loro? O dispietata sorte! O duro caso! Perché tanta
708 9| il vostro Ippolito? Certo sospira del non essere dove è la
709 15| Ippolito con un grandissimo sospiro volti gli occhi alla sua
710 6| quanto affanno mai per te sostenni, e il latte che ti nutricò.
711 3| giorno che ti piacque, mi sottomisi al tuo giogo! Perché di
712 13| La mattina la novella si spande per Firenze come Ippolito
713 10| trovandosi gente allato, tutta spaurita fu tentata di gridare, quando
714 7| io mi tacerei. Ma perché spero che voi mi terrete secreto,
715 10| aspettare, e quivi senza spogliarsi altrimenti, quando ella
716 | starà
717 | starai
718 17| Bardi e Bondelmonti erano stati nemici a morte, divennono
719 | stavano
720 10| altrimenti, quando ella stendeva le braccia, s'entrò allato
721 12| ritenerlo seguitando lo stile della ragione.~
722 8| cosa licita sanza alcuna stima d'onore o di pericolo. E
723 8| dell'amore, più che non si stimano quelle persone che non hanno
724 | sto
725 11| finestra che risponde sopra la strada. E perché altro partito
726 16| e marito, ma a ciascuna strana persona arei io fatto questo
727 6| disse: «Madre, assai mi stringe e pesa il dolore vostro
728 9| se tu fussi qui; come ti stringerei!». E in queste parole la
729 10| di abbracciare Ippolito, stringeva le braccia baciando il vento.
730 16| amato Ippolito. Il cavaliere stupefatto del caso, vedendo la condizione
731 9| la inimicizia paterna ne sturba li nostri diletti. Tu se'
732 11| ci avverrebbe quello che suole avvenire, cioè che per congiunzione
733 15| anche lei la vita. Intanto suona la seconda e la terza volta
734 15| fuori lo stendardo, e fa suonare la prima volta la campana
735 15| alla giustizia, il quale suono gli parve uno coltello nel
736 1| ricchissime e di roba e di superbia, e nella inimicizia vecchia
737 11| della finestra, e io tirerò suso un capo della scala e attaccherollo
738 13| cavi di queste pene? Ahi, sventurata Leonora, non vedi tu che
739 11| così 'l nostro amore arebbe sventurato fine. E però io ti conforto
740 10| con grandissimo affanno si tacea. Leonora, come fu addormentata,
741 4| pertinace nel negare e nel tacere, vinta da materno amore,
742 7| io vi dirò, certo io mi tacerei. Ma perché spero che voi
743 10| quando Ippolito disse: «Taci, Leonora, e odi 'l parlare
744 | tale
745 13| si maravigliava di tanta tardanza, e infine vedendo che già
746 3| piacere gli era tornato in tedio, e abbandonati tutti li
747 13| Ippolito non era venuto, e temendo varie e diverse cose. La
748 5| domanda non mi sia negata. Tempera omai le lacrime della infelice
749 2| si partissino quivi dal tempio, l'uno dell'altro fortemente
750 9| dove Ippolito stava ascoso, tendendo le braccia diceva: «Come
751 3| sofferisci tu che la mia tenera gioventù in lacrime si consumi?
752 5| contrario, che a me vuogli tenere celato il tuo dolore, acciocché
753 6| Leonora, mosso da materna tenerezza, volti li languenti occhi
754 6| con altro modo cominciò a tentare di sapere il fatto suo. «
755 10| allato, tutta spaurita fu tentata di gridare, quando Ippolito
756 7| perché spero che voi mi terrete secreto, v'avviso come alla
757 15| Intanto suona la seconda e la terza volta la campana, e letta
758 8| speranza dell'aiuto vostro mi tiene vivo, dove già sono più
759 11| fare per lo tuo, perché tieni per certo che, come messer
760 16| fanciulla, cominciò a divenire timido e dubbioso che partito lui
761 3| casa di costei pel gran timore dell'ardua nimicizia.~
762 13| già il giorno appariva, tirato il filo dentro, si mise
763 11| pendere della finestra, e io tirerò suso un capo della scala
764 10| tua vita nel mio arbitrio, togli la tua arme e di me fa il
765 12| dolcissimi baci ringraziarla, e tornandosi drieto al letto, l'abadessa
766 3| che ogni piacere gli era tornato in tedio, e abbandonati
767 15| insieme con l'animo gli tornò la pena, e avendo tutto
768 11| altro ci promettiamo di non torre altra mogliera o marito;
769 15| d'Ippolito con animo di torsi anche lei la vita. Intanto
770 15| cuore, e cadde in terra trangosciata. E tornata in sé, insieme
771 | tre
772 1| osavano andare con manco di trecento persone bene armate. E così
773 15| e intanto ella sentì la tromba, la quale va sonando quando
774 4| tanta malinconia. E infine, trovando il figliuolo duro e pertinace
775 10| ella dal sonno si destò, e trovandosi gente allato, tutta spaurita
776 12| alla camera per Leonora, e trovatala in sul letto sola, di buona
777 13| appresso a casa nostra fu trovato con una scala di corda che
778 4| de' suoi pensieri non si trovava, non era possibile dargli
779 4| di tanta mutazione, non trovavano altro che continua malinconia
780 11| scala a quel filo che tu troverai pendere della finestra,
781 | tue
782 | tuoi
783 | tutte
784 13| come rubatore». Leonora, udendo queste parole, tutta si
785 9| 9-~ ~L'abadessa, udite le pietose parole d'Ippolito,
786 14| bisognandomi seguitare l'ufficio mio, io ti priego che tu
787 12| alle mani, vedendo la sua umanitate, bellezza e infinita gentilezza;
788 7| la quale era di natura umile, benigna e grandemente pietosa,
789 2| alberghi e riposi? Perché non umili tu li cuori delli nostri
790 3| amore, ingrato di tanta umiltate quanta è stata la mia, che '
791 4| più bello, più fresco e universale, in breve tempo divenne
792 9| tutti i tuoi pensieri sono universalmente con meco. Oh fortuna nemica
793 12| figlio dell'uno de' due primi uomini di Firenze, volentieri non
794 13| tutta aghiacciata, serrato l'uscio della camera e postasi in
795 12| voglia la salutò. Di che usciti di camera ne mandò Leonora
796 8| domenica sera Ippolito, uscitosi della sua casa, se n'andò
797 6| così l'anima tua col corpo vada con la mia maladizione».~
798 2| altre dolorose parole la valorosa fanciulla e la notte e '
799 10| insieme con queste parole li valorosi amanti mescolavano sospiri,
800 7| 7-~ ~A queste parole il valoroso Ippolito, rivolti verso
801 13| non era venuto, e temendo varie e diverse cose. La mattina
802 1| superbia, e nella inimicizia vecchia assai crudelmente insanguinate,
803 15| ha voluto del corpo mio vederne sì oscuro e brutto fine,
804 2| quanto più era impossibile il vedersi spesso, tanto maggiormente
805 10| sarebbe finita, cioè il vederti, e questo mercé e grazia
806 10| essendo dietro alla cortina, vedeva e udiva ogni cosa, ma per
807 7| da me, che al fatto suo vedrà il rimedio che io gli troverò».
808 7| il suo onore patisse, lui vedrebbe Leonora a suo diletto. Di
809 15| stendardo della giustizia, e vedutolo, dalla grande angoscia occupati
810 16| Dio e al mondo, chiamando vendetta di tanta ingiustizia, pregando
811 | venendo
812 | venga
813 | veniva
814 10| stringeva le braccia baciando il vento. Ippolito vedendo questo,
815 5| figliuolo, risguarda il ventre che nove mesi con tanto
816 2| fanciulla, la quale per ventura guardava lui. E siccome
817 13| amore Ippolito è giudicato a vergognosa morte? Non vedi tu che per
818 15| eccoti venire Ippolito tutto vestito di nero con molti canapi
819 2| Ippolito, domandò una sua vicina chi lui fusse. Intese come
820 15| E fattasi alla finestra, vide lo stendardo della giustizia,
821 5| freddi, fame, sete, sonni e vigilie ho patite per tuo amore
822 9| tu non gli farai alcuna violenza». Ippolito promisse all'
823 11| pensieri sono scritti nel tuo viso. Tu conosci quanto pericolo
824 17| sangue. Ippolito e Leonora vissono lungo tempo in grandissimi
825 12| tal ora. Ippolito, per non vituperare Leonora, disse come con
826 14| non so se io la troverò viva». A queste parole lo infelice
827 9| stai in festa, e lui forse vive in sospiri. Ahi, caro Ippolito,
828 11| almeno per mio amore se nol vogli fare per lo tuo, perché
829 12| sul letto sola, di buona voglia la salutò. Di che usciti
830 12| veduta la scala, cominciò più volenteroso a seguitarlo, dubitando
831 12| primi uomini di Firenze, volentieri non arebbe voluto che gli
832 14| mie mani, il quale di sua volontà ha confessato e confessa,
833 9| parole con molte lacrime voltatasi verso il lato dove Ippolito
834 | vorrei
835 | vostre
836 10| mercé e grazia della tua zia. Piacciati, poiché nelle
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