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Leon Battista Alberti
Istorietta amorosa fra Leonora De' Bardi e Ippolito Bondelmonti

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L'abadessa, udite le pietose parole d'Ippolito, disse: «Figliuolo, se alla tua salute e alla consolazione della tua madre io non avessi deliberato dare riparo, non bisognava che io ti conducessi qui; anzi come nimica della tua salvazione lasciarti arrivare al tuo fine. Ma vinta dalla mia buona natura e dalle lacrime della tua madre e dalla compassione del tuo misero stato, poiché la tua domanda è fondata in sulla onestate, delibero col mio onore salvare la tua vita. E però domani dopo desinare tu ti starai qui in camera mia drieto al letto, e vedrai Leonora a tuo piacere. Ma voglio che tu mi prometta, quanto tu hai caro il suo onore e amore, che tu non gli farai alcuna violenza». Ippolito promisse all'abadessa quanto ella volse. Di che la mattina seguente Leonora andò alla festa, e quivi dopo il desinare, venendo l'ora di riposarsi, tutte andarono a dormire, quale in una camera e quale in un'altra. L'abadessa menò Leonora seco alla camera sua, e serratola in camera se n'andò fuori. La fanciulla, essendo sola in camera secondo il suo credere, cominciò a dirizzare la sua mente verso Ippolito, e quivi salita nel letto diceva: «O fiero destino che nel cuore mi mettesti l'immagine del mio dolce Ippolito, perché non consenti alla morte mia? Ahi, ingrata e sconoscentissima Leonora, tu stai qui nel letto, e il tuo Ippolito forse piange per tuo amore; tu qui ora stai in festa, e lui forse vive in sospiri. Ahi, caro Ippolito, perché non sei tu qui in camera meco? Quali sarebbono i nostri ragionamenti, quanti sarebbono li nostri piaceri! Io son certa che il tuo cuore e tutti i tuoi pensieri sono universalmente con meco. Oh fortuna nemica d'ogni piacere, come non metti tu pace fra' nostri padri? Dunque solo la inimicizia paterna ne sturba li nostri diletti. Tu se' giovane, e io giovane; tu bellissimo, e io ti piaccio; tu me ami e io moro per te. Perché non tu mio marito e io tua donna? Oh pensieri miei, ora che fa il vostro Ippolito? Certo sospira del non essere dove è la sua cara e amantissima Leonora. O dio d'amore, perché non consenti tu ad un'ora contentare lui e me? Or fussi tu qui, dolce Ippolito mio, quante volte t'abbraccerei e bacerei io, quanto avida e devota ti narrerei i miei presenti e passati sospiri?». E dette queste parole con molte lacrime voltatasi verso il lato dove Ippolito stava ascoso, tendendo le braccia diceva: «Come t'abbraccerei io, se tu fussi qui; come ti stringerei!». E in queste parole la fanciulla s'addormentò.




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