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El parlare di Leonora piacque
tanto ad Ippolito, che per la grande allegrezza non poté rispondere altro che
con dolcissimi baci ringraziarla, e tornandosi drieto al letto, l'abadessa
venne alla camera per Leonora, e trovatala in sul letto sola, di buona voglia
la salutò. Di che usciti di camera ne mandò Leonora a casa; e la sera Ippolito
dopo molte grazie e profferte fatte all'abadessa se n'andò a casa, e quivi con
grandissimo desiderio aspettava el venerdì. E ritrovata la scala di corda, il
venerdì a notte, solo, messosi questa scala in una berretta lunga la quale lui
portava in capo, se n'andò verso le case de' Bardi, dove Leonora l'attendeva
dalla finestra. Di che, andando Ippolito ed essendo già appresso al canto che
arrivava alle case di Leonora, la maladetta fortuna gli apparecchiò uno strano
caso, e questo fu che il cavaliere del podestà, andando alla cerca di notte e
vedendo Ippolito, cominciò a seguitarlo E fuggendo lui, la berretta gli cadde,
dove 'l cavaliere, veduta la scala, cominciò più volenteroso a seguitarlo,
dubitando che non fusse qualche ladro, e tanto fece che giunse Ippolito e
domandollo dov'egli andasse con quella scala a tal ora. Ippolito, per non
vituperare Leonora, disse come con quella scala andava ad imbolare. Di che il
cavaliere, maraviglioso del fatto, pur per rispetto della scala e del fuggire
suo e della confessione, deliberò menare Ippolito seco al podestà. El giovane,
essendo adomandato dal podestà, rispose come lui andava a rubare. El podestà,
maravigliatosi dell'appetito bestiale del giovane, il quale era figlio dell'uno
de' due primi uomini di Firenze, volentieri non arebbe voluto che gli fusse
capitato alle mani, vedendo la sua umanitate, bellezza e infinita gentilezza;
ma pure, vedendo la sua confessione, deliberò ritenerlo seguitando lo stile
della ragione.
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