Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText
Leon Battista Alberti
Istorietta amorosa fra Leonora De' Bardi e Ippolito Bondelmonti

IntraText CT - Lettura del testo

  • -10-
Precedente - Successivo

Clicca qui per attivare i link alle concordanze

-10-

 

Ippolito, essendo dietro alla cortina, vedeva e udiva ogni cosa, ma per la fede promessa mai volse fare parola, anzi con grandissimo affanno si tacea. Leonora, come fu addormentata, si sognava essere con Ippolito, e in sogno diceva: «Oh Ippolito mio, chi t'ha menato qui? Qual pianeta, quale destino c'è stato tanto benigno?». E credendo di abbracciare Ippolito, stringeva le braccia baciando il vento. Ippolito vedendo questo, non gli parve più tempo d'aspettare, e quivi senza spogliarsi altrimenti, quando ella stendeva le braccia, s'entrò allato a lei in sul letto, e quivi stato un poco, cominciando a baciarla, ella dal sonno si destò, e trovandosi gente allato, tutta spaurita fu tentata di gridare, quando Ippolito disse: «Taci, Leonora, e odi 'l parlare mio. Sappi - diss'egli - che io sono il tuo Ippolito, il quale poco avanti tu con tante lacrime hai desiderato, e sono venuto a quello che sanza te certo la mia vita sarebbe finita, cioè il vederti, e questo mercé e grazia della tua zia. Piacciati, poiché nelle tue mani è la vita e la morte mia, d'eleggere di me quello che ti piace. Se lo mio vivere ti piace, non gridare, anzi benignamente ascolta el misero amante che per te muore, il quale è qui per la tal via condotto in camera». E quivi gli narrò tutto il modo. Poi disse: «Leonora, io sono qui per contentare ogni tuo piacere; però, piacendoti la morte mia, ecco con questa coltella mi cava di tanto affanno». E cavatosi un pugnale da lato, el diede nelle mani di Leonora, la quale veramente conoscendo 'l grande amore d'Ippolito, e vedendo la comodità del tempo, disse: «Ippolito, assai mi piace la tua vita più che la morte; e non tanto che le mie mani facessero di te sangue, anzi ogni mio desio, da quel dì che amor mi mise la tua immagine nel mezzo del cuore, è sempre stato di fare verso di te quello che ciascuna serva è obligata fare verso il suo signore. E però, dolce Ippolito mio, siccome poco avanti tu mettevi la tua vita nel mio arbitrio, togli la tua arme e di me fa il tuo volere come di fedelissima serva». E insieme con queste parole li valorosi amanti mescolavano sospiri, baci e lacrime, e deliberarono non maculare la fede data all'abadessa.




Precedente - Successivo

Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText

Best viewed with any browser at 800x600 or 768x1024 on Tablet PC
IntraText® (V89) - Some rights reserved by EuloTech SRL - 1996-2007. Content in this page is licensed under a Creative Commons License