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Leon Battista Alberti
Momo o Del Principe

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  • LIBRO PRIMO.
      • -28-
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-28-

 

Momo, osservando quel malanno disgustoso che aveva fatto nascere, sulle prime aveva cominciato a sospettare che avrebbe avuto dei guai con gli dèi. Gli tornava in mente che razza di delitto aveva commesso nel tempio, violando ogni sacra norma divina e umana. Lo preoccupava anche il pensiero di essersi messo contro, con l'impudenza di quel delitto passionale, proprio la dea che rappresentava i suoi interessi tra i celesti, e temeva che grazie a tutta quella pubblicità fatta da Fama l'autorità e la maestà dei grandi dèi avrebbero acquistato popolarità in mezzo agli uomini, e quindi le masse credulone avrebbero preso l'abitudine di rispettare e venerare gli dèi. Aveva però anche motivi d'esser contento, perché si rendeva conto che Fama si divertiva a passare in rassegna non solo le altrui azioni meritevoli, ma anche e soprattutto quelle disoneste, e aveva osservato come gli uomini abbiano la tendenza a scandalizzarsi per le azioni che non hanno tutta l'apparenza della correttezza più di quanto non li commuovano quelle giuste e pie; ricordava poi un'altra caratteristica degli uomini: sospettano sempre di chi esprime giudizi positivi, anche se è una persona seria, e invece danno il massimo credito ai denigratori più superficiali; hanno meno piacere ad ascoltare il racconto di azioni encomiabili, di quanto gliene procurino le calunnie degli sciagurati; fanno passare per buona e con tanto di prove qualsiasi calunnia, mentre hanno sempre qualcosa da togliere ai giudizi positivi, per sminuirne il valore. Oltre tutto, davanti al più piccolo neo, al minimo sospetto di colpa non hanno più la minima considerazione per la meravigliosa e divina bellezza dell'animo, dell'intelligenza, del carattere umano e della sua onorabilità. Alla luce di queste considerazioni, Momo era sicuro che le chiacchiere di Fama avrebbero danneggiato seriamente la reputazione divina tra i mortali, dato che non c'è quasi nessun dio che non si ritrovi in casa qualche buon motivo di vergogna. Del resto, per la faccenda della ragazza violentata nel tempio, pensava che non sarebbe stato difficile giustificarsi davanti a Giove per uno come lui, che ammetteva d'aver agito in preda alla passione d'amore, imitando, com'era evidente, il padre degli uomini e re degli dèi.




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