-29-
Queste erano le elucubrazioni di
Momo. Da un'altra parte, intanto, la dea Fortuna, ostile a Virtù perché
aspirava da un pezzo al ministero degli affari umani e non aveva mandato giù il
fatto che le avessero preferito la dea Virtù, faceva tutti i preparativi per
dar fastidio alla rivale. Perciò, osservando quel che succedeva tra i mortali,
si rese conto di che razza di mostro terribile fosse apparso sulla terra; e
siccome aveva un gusto matto di farsela con i mostri, e poi aveva preso il
partito di mandare a monte con ogni mezzo le iniziative della dea Virtù, scese
tutta contenta sulla terra col desiderio d'incontrare Fama e per cercar
l'occasione di sferrare i suoi attacchi. Ma ecco che gliene capitò una proprio
carina: s'imbatté infatti in Ercole, l'ardito sfidante di tutti i mostri, che
con la clava in mano andava in cerca di Fama senza badare a fatiche. Allora
stette un po' a riflettere sul da farsi. C'erano molte buone ragioni per essere
in ansia, soprattutto una: sentiva Fama schiamazzare per tutto il cielo,
mettendo in piazza azioni e decisioni degli dèi. Una di quelle storie diceva
che era arrivata la dea Fortuna a intralciare i piani di Virtù, mentre Virtù
aveva fatto accendere sull'altare un fuoco con la fiamma divina, grazie al
quale fosse aperta agli uomini la via del cielo. Per quanto chiacchiere del
genere la preoccupassero, la dea Fortuna era tuttavia felice che l'eco solenne
del suo nome risuonasse per tutti i monti e le valli della terra; le dava
ulteriore piacere l'aspetto deforme del mostro, con quella sua incredibile
ostentazione di stranezze in tutti i particolari del corpo: perciò, pur
detestando tutto quello spettegolare a vuoto, desiderava che il mostro
rimanesse sano e salvo. Poi, quand'ebbe concluso che in fondo anche Ercole era
per certi aspetti assai simile a un mostro, non si trattenne dal corrergli
incontro e abbracciarlo. «Cos'è questa storia» disse «che tu, armato di un
tronco di quercia massiccio e pesante, affronti tanta fatica tentando un'azione
dura e difficile contro la prole di un dio? Sei così poco osservatore da non
accorgerti che è di stirpe divina una che sta sospesa nell'aria leggera,
mostrando simili capacità oratorie e tali poteri? Ti ricordo che è più probabile
che un mortale acquisti l'immortalità, che un immortale soccomba a un mortale
qualunque. Ora stai bene a sentire, ti dico io come dovrai fare, nell'interesse
di tutt'e due. Ti insegnerò un sistema facile per intrufolarti nella schiera
degli dèi senza bisogno del fuoco che Virtù ha fatto mettere sull'altare. Fai
così: impugna la sola scorza di questa clava, per diminuirne il peso ed essere
più spedito, e nasconditi nell'ombra in mezzo a quest'erba tenera; fatti vedere
da lì che agiti la scorza, e mettiti a ululare, a muggire, a fare un sacco di
versi. La dea, curiosa com'è di conoscer qualunque cosa, arriverà di corsa;
allora tu afferrala d'un balzo e portala via; ed io, per evitare che, una volta
prigioniera, si divincoli e fugga, intreccio nei tuoi capelli questo filo
d'oro: darà più forza ai tuoi muscoli e saldezza al cuore. Però stai bene
attento a non farti scappar di mano la scorza, se non vuoi fare una figuraccia,
qualora la dea riesca a rubartela e a volar via!».
|