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Leon Battista Alberti
Momo o Del Principe

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  • LIBRO PRIMO.
      • -29-
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-29-

 

Queste erano le elucubrazioni di Momo. Da un'altra parte, intanto, la dea Fortuna, ostile a Virtù perché aspirava da un pezzo al ministero degli affari umani e non aveva mandato giù il fatto che le avessero preferito la dea Virtù, faceva tutti i preparativi per dar fastidio alla rivale. Perciò, osservando quel che succedeva tra i mortali, si rese conto di che razza di mostro terribile fosse apparso sulla terra; e siccome aveva un gusto matto di farsela con i mostri, e poi aveva preso il partito di mandare a monte con ogni mezzo le iniziative della dea Virtù, scese tutta contenta sulla terra col desiderio d'incontrare Fama e per cercar l'occasione di sferrare i suoi attacchi. Ma ecco che gliene capitò una proprio carina: s'imbatté infatti in Ercole, l'ardito sfidante di tutti i mostri, che con la clava in mano andava in cerca di Fama senza badare a fatiche. Allora stette un po' a riflettere sul da farsi. C'erano molte buone ragioni per essere in ansia, soprattutto una: sentiva Fama schiamazzare per tutto il cielo, mettendo in piazza azioni e decisioni degli dèi. Una di quelle storie diceva che era arrivata la dea Fortuna a intralciare i piani di Virtù, mentre Virtù aveva fatto accendere sull'altare un fuoco con la fiamma divina, grazie al quale fosse aperta agli uomini la via del cielo. Per quanto chiacchiere del genere la preoccupassero, la dea Fortuna era tuttavia felice che l'eco solenne del suo nome risuonasse per tutti i monti e le valli della terra; le dava ulteriore piacere l'aspetto deforme del mostro, con quella sua incredibile ostentazione di stranezze in tutti i particolari del corpo: perciò, pur detestando tutto quello spettegolare a vuoto, desiderava che il mostro rimanesse sano e salvo. Poi, quand'ebbe concluso che in fondo anche Ercole era per certi aspetti assai simile a un mostro, non si trattenne dal corrergli incontro e abbracciarlo. «Cos'è questa storia» disse «che tu, armato di un tronco di quercia massiccio e pesante, affronti tanta fatica tentando un'azione dura e difficile contro la prole di un dio? Sei così poco osservatore da non accorgerti che è di stirpe divina una che sta sospesa nell'aria leggera, mostrando simili capacità oratorie e tali poteri? Ti ricordo che è più probabile che un mortale acquisti l'immortalità, che un immortale soccomba a un mortale qualunque. Ora stai bene a sentire, ti dico io come dovrai fare, nell'interesse di tutt'e due. Ti insegnerò un sistema facile per intrufolarti nella schiera degli dèi senza bisogno del fuoco che Virtù ha fatto mettere sull'altare. Fai così: impugna la sola scorza di questa clava, per diminuirne il peso ed essere più spedito, e nasconditi nell'ombra in mezzo a quest'erba tenera; fatti vedere da che agiti la scorza, e mettiti a ululare, a muggire, a fare un sacco di versi. La dea, curiosa com'è di conoscer qualunque cosa, arriverà di corsa; allora tu afferrala d'un balzo e portala via; ed io, per evitare che, una volta prigioniera, si divincoli e fugga, intreccio nei tuoi capelli questo filo d'oro: darà più forza ai tuoi muscoli e saldezza al cuore. Però stai bene attento a non farti scappar di mano la scorza, se non vuoi fare una figuraccia, qualora la dea riesca a rubartela e a volar via!».




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