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Leon Battista Alberti
Momo o Del Principe

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  • LIBRO PRIMO.
      • -30-
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-30-

 

L'azione riuscì ad Ercole proprio secondo il piano. Quando Momo vide che Ercole veniva trasportato in alto, avvinghiato stretto al collo del mostro, fu preso da un turbamento indescrivibile. All'inizio, pensando che un uomo non ce la poteva fare a reggere il gran peso della clava e quello del suo stesso corpo, si mise a incitare la dea sua figlia a portarsi più in alto che poteva quel nemico temerario, in modo che si andasse a fracassare precipitando. Come poi lo vide sempre più in alto, le urlava in continuazione di scuoterlo per farlo cadere. Alla fine, quando si rese conto che Ercole era ormai arrivato in cielo, fino alla reggia di Marte, e che vi si era fermato nel cortile, per la stanchezza o perché aveva mollato la presa di proposito, cominciò a strapparsi i capelli dal dolore, a graffiarsi il viso, a percuotersi il petto e a darsi del disgraziato con gli strilli più acuti, dicendo: «È la fine per te, Momo, è la fine! Non avevo abbastanza nemici tra i celesti, ci mancava pure questo, uno di quelli che hanno messo in mano a un servo il pugnale per uccidermi, che ora è assunto in cielo per responsabilità mia! Mi par già di vedere costui, che a forza di adulare, leccare e vantarsi (tutte tecniche abituali per gli uomini) in capo a tre giorni otterrà da un principe senza alcuna malizia come Giove di occupare un posto di potere in mezzo ai capi degli dèi, proprio lui che quaggiù è andato a servizio da una donnetta! Pazzo scatenato che sono, che cosa m'e saltato in mente? Perché ho attirato su di me attacchi destinati ad altri? Perché a rischio della testa, senza mezzi di difesa, esule, odiato, antipatico come sono, mi sono andato a cercare altri avversari? Che me ne fregava? Non potevo starmene zitto a guardare la lotta tra Ercole mortale e la mia figliola immortale, Fama? Tu, Momo, proprio tu hai spalancato ai mortali la via al cielo con la tua incapacità di controllare la rabbia, tu hai innalzato in cielo un nemico! Un saggio, nella vita, non dovrebbe aver mai il voltastomaco. Si dovrebbero ingoiare le offese degli uomini, ma per la nostra insofferenza va a finire che bocconi che potrebbero passar lisci s'ingrossano fino a diventare un gran tormento, proprio perché non li sappiamo mandar giù. Ora ragioni, Momo, ora fai della filosofia a buon mercato. Ecco che i mortali arrivano in cielo, e tu stai in esilio, Momo, te ne stai scacciato ed escluso in esilio. Che m'importa di non essere mortale, se mi tocca piangere ogni giorno nuove disgrazie? O morte, dolce requie ai travagli, data in dono ai mortali dagli dèi!… Ma che sto dicendo? Sragiono al punto di non capire che felice sviluppo verrà alla mia situazione da quello che credevo un guaio? È proprio vero quel che dicono, quando si ha paura la gioia va a nascondersi. Non ti ricordi più, Momo, il carattere degli uomini, quanto sono vanitosi, facce toste, temerari? Quanti ce ne saranno di questi eroi, che non si sentano anch'essi degni del cielo? E così, non pochi di tutti questi verranno appresso ad imitare Ercole, escogitando sempre nuove insidie, con qualunque truffa, con qualunque raggiro, pensando che tutto gli è permesso. Ammettiamo che anch'essi, magari due soli, siano accolti nelle regioni dei celesti: oh, che uragani di discordie provocheranno! Mi sembra di veder già le schiere celesti in preda all'eversione per le male arti di questi spioni dalla calunnia facile. E anche qui tra i mortali, quante stragi m'immagino, quante città sconvolte, quanti futuri massacri! Finché sono infiammati gli uni contro gli altri nella smania di far come Ercole, finché questi si riscaldano per la conquista della Fama e quelli, invidiosi, per togliergli il posto, combatteranno a morte col ferro e col fuoco. Ora sì che mi sta bene essere immortale, ora non ho di che prendermela per l'esilio, dato che sto per vedere il mare pieno di cadaveri, le nazioni insanguinate, le stelle offuscate dal fumo delle città in fiamme, e tutto per un'unica ragione! Gioisci, Momo!».




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