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Dicendo così, Fama in volo scopre
i nuovi preparativi scellerati degli uomini; allora lascia perdere tutto il
resto, come fosse ubriaca, e vola con gran sbatter d'ali da sua madre a
raccontare a voce piena quello che aveva visto, strillando così: «Scappate via
di qua, dèe! Scappate, ché certi donnaioli smaniosi, pronti a usare violenza,
si avventano armati contro il tempio per impossessarsi con la forza delle
proprietà celesti!». Le dèe, sconvolte da queste parole, e udite le grida degli
armati furiosi, non certo avvezze a un simile trambusto, non sanno dove sbatter
la testa; così dentro c'è trepidazione, mentre fuori, tutt'intorno alle porte
del tempio, esplode la baraonda; perfino la dea Fama è stordita dal baccano.
Ecco gli uomini armati che, infrante le serrature, fanno irruzione nel tempio,
mentre gli dèi ragazzini in preda al terrore strillano in grembo alla madre. La
madre Virtù grida di non tirarla per il vestito, e li invita a trasformarsi il
più presto possibile in una cosa qualunque e a fuggire con lei. Ma quelli,
ottusi e lenti per natura, e per di più terrorizzati alla vista degli uomini
armati, restavano fermi. Allora la dea Virtù, indignata per la sfrontatezza dei
mortali e l'inettitudine dei figlioli, augurò con la più solenne delle
preghiere divine a quei buoni a nulla di non trovare più aperto alcun ingresso
al cielo, e che non fosse loro concesso di tramutarsi in più d'una forma.
Lanciate queste maledizioni, si trasformò in fulmine e volò via sfolgorante.
Lode, figlia di Virtù, fece cadere il mantello e si trasformò in fumo sottile,
lasciando accecati alcuni di quelli che cercavano di afferrarla.
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