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Leon Battista Alberti
Momo o Del Principe

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  • LIBRO SECONDO.
      • -3-
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-3-

 

Sulle prime tutta questa devozione degli uomini verso gli dèi fu così gradita ai celesti, pienamente soddisfatti per la nuova scoperta, che non trovavano occupazione più piacevole di quella di accogliere benevolmente i voti dei mortali. Si fece quindi un'inchiesta e, quando si seppe chi aveva avuto un'idea così bella, tutti tramutarono in misericordia e benevolenza il malanimo che avevano verso Momo. Viene allora approvata per acclamazione unanime una legge di revoca dell'esilio di Momo, piena di parole altisonanti, e due dèe, Pallade e Minerva, vengono delegate ad andare a prendere Momo per restituirgli col massimo degli onori il suo posto nella schiera celeste, in riconoscimento dei suoi altissimi meriti verso la schiatta divina; vien loro affidato, racchiuso in una coppa preziosa, il fuoco sacro degli dèi, per insignire della sua fiamma divina il copricapo del reduce. Pallade era riluttante ad andare tra gli uomini, perché aveva sentito dire che erano armati e coraggiosi: ma alla fine, convinta dall'ordine espresso di Giove e dall'incoraggiamento degli amici, prese la corazza e le armi e si decise a ubbidire. Su nel cielo la legge era stata appena approvata, quand'ecco che Fama accorre tutta ansiosa da Momo, facendo strider le ali e, poiché è sua caratteristica mescolare vero e falso e ingigantire con le parole ogni minima cosa, va a raccontare a suo padre che tra gli dèi c'è una gran baraonda, si preparano grossi movimenti e già alcuni dèi armati cominciano a venir giù dal cielo. Al sentir quella notizia Momo crolla, terribilmente agitato dalla consapevolezza dei suoi crimini. Lo tormentava il ricordo di aver usato violenza contro ambasciatori del re ottimo e massimo degli dèi immortali; pensava che tutto quanto il cielo ce l'avesse a morte con lui per quel delitto esecrando, e non si sentiva in grado di sostenere l'impeto di tanta animosità; si mette perciò a supplicare la figlia di ostacolare gli dèi in arrivo e tenerli a bada finché può, per dargli il tempo di decidere qualcosa e di nascondersi, caso mai fosse possibile cavarsela sparendo dalla circolazione. Fama vola a ubbidire al padre. È difficile dire quanti e quali turbamenti assalirono allora Momo. Si sentiva disposto a molte soluzioni, ma nessuna gli stava bene; le cercava tutte, senza escluderne nessuna, purché la immaginasse appena appena utile alla sua salvezza; d'altra parte non si sentiva sicuro di niente e in nessun posto, decideva una cosa e subito dopo se ne pentiva; non c'era figura in cui non desiderasse trasformarsi.




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