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Leon Battista Alberti
Momo o Del Principe

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  • LIBRO SECONDO.
      • -11-
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-11-

 

L'arrivo di Giunone su tutte le furie interruppe queste risate; infatti, mentre si facevano quei discorsi al cospetto di Giove, Pallade e Minerva si erano allontanate dalla compagnia ed erano andate a ossequiare Giunone; memori del fatto che Giunone ce l'aveva con Momo e degli insulti che lui le aveva lanciato in passato, spiegarono alla dea per quale ragione non avevano più restituito a Momo il fuoco sacro che tenevano nella coppa preziosa. Giunone lodò il loro operato, poi si precipitò da Giove a testa alta, senza poter trattenere la rabbia, con gli occhi torvi, e disse che gli voleva parlare subito di una cosa molto importante, perciò fece allontanare i presenti e cominciò: «Per quale ragione, dico io, marito, ti vedo diventare ogni giorno più superficiale anche nelle faccende più serie? Ti sei scocciato di esser Giove, ti vergogni di esser ritenuto un re e di poter fare tutto quel che ti pare, visto che ti sei tirato addosso uno bell'e pronto a contenderti il potere? Cosa diavolo ti ha spinto ad apprezzare quel farabutto intrigante, che ha provocato una cosa che ti ripugna? Onorerai i nemici, perfino i più abietti, e permetterai che i tuoi cari siano trattati peggio di tutti, per quanto te ne frega? Ordini che si portino in cielo, anche senza che lo vogliano, banditi esiliati, gente che ne ha combinate di tutti i colori contro gli dèi, e respingi me, la tua Giunone, e le mie preghiere! Tu hai regalato a chi ti pareva palazzi d'oro, porte, tetti, scalinate d'oro, colonne d'oro, architravi d'oro, pareti affrescate e adorne d'oro e diamanti, mettendo completamente da parte tua moglie. Quelli abitano i più splendidi palazzi; e chi sono, poi? Mercurio, il buffone degli dèi, quell'ubriacone di Marte e quella gran puttana di Venere. Ah Giunone infelice, Giunone che tu neanche vedi! O me sventurata, sono esclusa dalla beneficenza di mio marito! E casa mia per giunta, quella casa dove abitavo respinta, abbellita solo della sua immacolata purezza, tu, marito carissimo, l'hai riempita di quella schifezza di voti disgustosi: son proprio degna della mia perenne fedeltà e costanza verso di te, se mi scarichi addosso questa spazzatura! Ma sia pure permesso al re degli dèi ornare chi gli pare, e gli piaccia accogliere presso di sé il pericolo pubblico, questo Momo nefasto e scellerato, e metterlo a arte del potere, dimenticando se stesso e i suoi cari; permetta pure che le stanze di sua moglie siano insozzate da uno scolo di voti, al punto che perfino i cavalli di Febo si rifiutano di entrarci, schifati dalla puzza! A me però non va più di stare a lamentarmi a vuoto delle pesanti offese ricevute davanti a uno che si ostina a fregarsene; ti ho rotto le scatole abbastanza, Giove, ne ho abbastanza di frustrazioni. A che serve chiedere in eterno quel che viene sempre negato, a meno che uno abbia la smania di aggiungere continuamente qualche altra angoscia all'antico dolore? Non pregherò più, non continuerò di certo a dare un peso a me stessa col troppo pregare, diventando così per te oggetto di spasso, visto che non consideri niente la mia situazione impossibile e dici di no a tutte le mie preghiere. Tu continua ancora a dir di no e a fregartene di quello che sarebbe tuo dovere concedere spontaneamente. Ma forza, rispondi se ne hai la faccia: visto che hai fatto tanto per i comodi degli altri, anche quelli d'infimo rango, non sarebbe stato opportuno provvedere anche al fatto che non era giusto che tua moglie avesse una casa più indecente rispetto a tutta la massa del popolino celeste? Quanto costava a Giove ottimo massimo elargire a sua moglie che lo pregava in lacrime quello che hai concesso di tua iniziativa perfino ai più miserabili? E se avessi avuto pretese più alte? Infatti non ti chiedevo nulla di più che di permettermi di usare le sole offerte d'oro dei mortali per abbellire il mio palazzo; non riuscirò mai a ottenere una cosa come questa, io che sono tua moglie, per quanto ti preghi e ti supplichi da tanto tempo? Marito mio, sarai sempre cattivo con Giunone? E se nel mio interesse non riesco a piegarti in mio favore, almeno, marito mio, permettimi di darti un consiglio nell'interesse tuo: guarda attentamente chi accogli, a chi dai credito, a chi affidi te stesso, le sorti e l'autorità del tuo potere: per poco che avrai conosciuto questo Momo, ripenserai tante volte a quel che ti ho detto».




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