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Leon Battista Alberti
Momo o Del Principe

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  • LIBRO SECONDO.
      • -24-
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-24-

 

Tutti gli dèi erano ammutoliti allo scoppio d'ira di Giove. Momo, invece, esultava a vedere che razza di casino era riuscito a combinare agli dèi e agli uomini; si sentiva molto fiero di essersi saputo prendere una rivincita colpendo in modo così originale, e intendeva andare avanti con quello spasso. Però, per continuare a dissimulare, fece una faccia buona buona e disse con un sorriso: «Ascoltami, per favore, Giove, e considera, se non ti spiace, se quel che dirò adesso fa al caso tuo. Mi par di capire che la cosa che ti irrita di più è la sfacciataggine umana, e hai proprio ragione. Chi potrebbe sopportare a lungo le loro assurdità, infatti, a parte te? Succede anche a me di chiedermi spesso per quale strano motivo sei così poco accetto a questi omuncoli ingrati, che non ti meritano, soprattutto per la tua disponibilità e la tua bontà. Considera però se è proprio il caso di addossarti la fatica di tirar su un altro mondo per liberarti delle lamentele di quegli ingrati; considera se ti conviene voler mettere a posto la pazzia degli uomini con un'impresa di tanta mole. Comunque, rifletterai tu sull'intera questione, col tuo grande buon senso. Se arriverai alla conclusione di castigare per bene gli omuncoli per la loro temeraria insolenza, so io cosa si deve fare, anziché imbarcarsi in una simile impresa edilizia. Quelli vantano un'origine divina per il solo fatto di avere, a differenza degli altri animali, il volto eretto a guardare le stelle; pensano così che sia affar loro sapere quello che fa o quello che pensa ogni singolo dio del cielo. Per di più si prendono il gusto di criticare parole e azioni dei celesti, e non hanno alcun ritegno a sottoporre a una forma di censura la moralità degli dèi. Se darai retta a me, Giove, gli ordinerai di camminare sulle mani, a testa in giù e piedi all'aria, così si distingueranno da tutti gli altri quadrupedi e, dovendole usare per andare a spasso, terranno le mani lontane da furti, saccheggi, incendi dolosi, avvelenamenti, assassini e peculati e da tutti gli altri tremendi delitti per loro abituali. Ma no, cambio parere. Conosco quelle teste: in capo a tre giorni impareranno a rubare anche coi piedi, ad attaccare coi piedi, a commettere coi piedi qualunque crimine; e allora penso che la miglior cosa in assoluto sia raddoppiargli le femminelle! Che terribile punizione, che gran varietà di supplizi senza sosta dovranno provare! La donna è carnefice dell'animo, fuoco di affanni, incendio di follia, peste, rovina e disastro di qualunque vita serena. Ma no, no: se penso agli interessi degli dèi celesti, devo cambiare di nuovo parere: infatti, se aggiungi una donna soltanto al genere umano, quella combinerà tanti guai, provocherà tanti disastri e tante tempeste che sicuramente, oltre a rimanere sconvolta e distrutta tutta la terra, per colpa sua vacillerebbero anche le fondamenta del cielo, scosse alla base!».




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