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Leon Battista Alberti Momo o Del Principe IntraText CT - Lettura del testo |
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-4-Così pensava Momo. E Giove? Siccome è vecchia e radicata abitudine di parecchi principi, per non dire di tutti, voler essere giudicati responsabili e coerenti più che esserlo per davvero, ecco che si mettono a fare cose che hanno poco a che vedere con l'esercizio onorato della virtù e molto con il flagello del vizio; è per questo che non danno il minimo peso al venir meno alle promesse fatte a chicchessia, e mancando di parola mostrano in tutta evidenza la loro slealtà, e con essa la loro leggerezza e incoerenza; ma se invece si sono messi in testa di danneggiare qualcuno, considerano degno della loro maestà e del bastone del comando assecondare il loro capriccio con la massima puntigliosità e coerenza; e in questo modo mostrano di preferire l'ostinazione in uno scatto di rabbia al tener fede ai patti. Anche Giove in quella circostanza non voleva dar l'impressione d'essersi scordato le antipatie e di non pensare più alle offese ricevute, vedendo che non riusciva a trovare un modello del nuovo mondo da realizzare che non gli sembrasse robaccia in confronto all'antico, e rendendosi conto che le sue competenze e capacità non erano all'altezza del programma che si era proposto, decise di approfittare dei consigli altrui. Cercava di afferrare al volo impressioni e idee degli esperti, in modo che, qualora saltasse fuori qualche osservazione azzeccata, lui non avrebbe avuto alcun obbligo nei confronti di chi l'aveva fatta, anzi, avrebbe potuto controbilanciare l'impopolarità dell'azione rinnovatrice con una trovata ad effetto. A questo scopo intratteneva con discorsi tortuosi ora l'uno ora l'altro dio fra quelli che giudicava più acuti (e in particolare Momo, l'unico che ritenesse veramente superiore a tutti gli altri in raffinatezza intellettuale) e intrecciava con loro lunghe conversazioni che erano in realtà solo un pretesto per adescarli a tirar fuori le loro impressioni. Non ne trovava nessuno di cui potesse lodare lo zelo, pochissimi davvero avevano un ingegno superiore alla media ed erano molto rari quelli che non si tenessero alla larga dalla fatica di pensare e dalla passione per la ricerca: tutti comunque si comportavano, com'era facile capire, in modo di dare a Giove l'impressione di saperla molto più lunga di quanto non fosse. Quasi tutti erano comunque del parere che si dovessero consultare i filosofi, di cui sulla terra si dice che sanno tutto; sulle importantissime questioni che erano in gioco, infatti, quelli avevano scritto volumi su volumi e avevano fatto continue, approfondite ricerche; non c'era problema da discutere di fronte a cui si tirassero indietro; con l'intelligenza e la cultura che avevano erano capaci di risolvere qualsiasi difficoltà, bastava che ci mettessero un po' di applicazione. |
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